Archivio del mese Febbraio 2023

Nello Scavo dall’Ucraina: “Gli orrori di Izyum hanno un volto: esumate 440 salme di prigionieri torturati” (“Avvenire”, 28 febbraio 2023)

Ucraina, Izyum: fosse comuni con le immagini delle vittime (foto Ansa / Afp – da “Avvenire”)

“L’inferno in cifre: «194 corpi di sesso maschile; 215 corpi di sesso femminile; 22 corpi di militari; 5 corpi di bambini; 11 resti non identificati». Un totale di 440 cadaveri. A Izyum è andata peggio di Bucha. Non per i numeri, ma per la ferocia sadica di chi più per capriccio che per necessità voleva imporre la legge dell’invasore facendo ascoltare i supplizi alla gente di fuori, chiusa in casa disperando che la resistenza arrivasse.”

Nello Scavo, “Avvenire”, 28 febbraio 2023

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Il libro di Gianni Borsa “David Sassoli, la forza di un sogno” sarà presentato a Trento il 9 marzo

Il libro di Gianni Borsa.

“C’è un deficit insopportabile di sovranità europea che costituisce un danno umanitario. E anche una ferita politica. È evidente a tutti che le soluzioni possono essere trovate soltanto a livello europeo, mentre le politiche immigratorie restano di competenza degli stati nazionali […] sempre più riluttanti a concedere poteri all’Unione, a trasferire quote di sovranità…

Molti governi hanno ancora paura a mostrarsi generosi nei confronti di chi fugge dalla fame. Spesso sono gli stessi governi che hanno aperto le loro porte e i loro confini alla finanza globale e ai grandi gruppi oligarchi che hanno aumentato e aggravato le disuguaglianze.” (David Sassoli)

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Naufragio di Crotone: “Risparmiateci le finte lacrime” (di Vincenzo Passerini, pubblicato sui quotidiani “l’Adige” e “Alto Adige” il 28 febbraio 2023)

Afp

«È mai possibile che un barcone carico di profughi partito dalla Turchia non sia stato visto per tre giorni da nessuno se non quando era a duecento metri dalle coste italiane? La domanda vera di fronte alla spaventosa tragedia di Crotone costata la vita a più di sessanta persone è questa.

E ha una risposta. Sì, è possibile, se si fa finta di non vedere i naufraghi e si ostacolano in tutti i modi le navi delle ong che cercano di salvarli. È la disumanità dominante la vera responsabile di questa e di altre tragedie che hanno trasformato il Mediterraneo in un cimitero.»

Vincenzo Passerini, “l’Adige” e “Alto Adige”, 28 febbraio 2023

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La risoluzione dell’Onu per una pace “giusta, completa e duratura” condanna l’invasione russa dell’Ucraina e chiede a Mosca di ritirare il suo esercito

Pensiero del giorno

Il 23 febbraio 2023 l’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha approvato con 141 sì, 32 astenuti, 7 contrari una risoluzione che condanna con parole forti e chiare l’invasione russa dell’Ucraina.

Quattro i punti essenziali della risoluzione: “La necessità di una pace completa, giusta e duratura in linea con la Carta delle Nazioni Unite”; l’impegno per la “sovranità, l’indipendenza, l’unità e integrità territoriale dell’Ucraina entro i suoi confini internazionalmente riconosciuti”; “la cessazione delle ostilità e il ritiro immediato, completo e incondizionato delle forze militari russe dal territorio ucraino”. (ANSA)

Hanno votato contro, insieme alla Russia: Bielorussia, Corea del Nord, Eritrea, Mali,

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“Un minuto di silenzio per le vittime della guerra”. Il coraggioso, bellissimo discorso in tribunale dello studente russo Armen Aramjan

Ucraina, Mariupol: fosse comuni.

«Signor giudice, mi sono rimaste ormai pochissime occasioni per esprimermi liberamente su quello che accade in Russia oggi. Dunque vorrei approfittare di questa udienza pubblica per dire qualche parola. Un mese fa la Russia ha dato il via alla cosiddetta ‘operazione militare speciale’ in Ucraina. Le ostilità hanno provocato migliaia di morti tra la popolazione civile: secondo i primi dati, nella sola Mariupol’ sarebbero state uccise cinquemila persone. Perciò, prima di dare voce a questa mia ultima dichiarazione, ci terrei a osservare un minuto di silenzio in ricordo delle vittime della guerra. Credo anzi che ogni evento pubblico in Russia dovrebbe iniziare in modo analogo.» (Armen Aramjan, 24 anni, della rivista studentesca Doxa)

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“Le vittime dimenticate del Tigray”. La guerra più sanguinosa di questo secolo dopo quella del Congo (editoriale di Vincenzo Passerini su “Vita trentina”, 23 febbraio 2023)

«A un anno dall’inizio della barbara invasione dell’Ucraina da parte dell’esercito russo, le immani sofferenze subite dalla popolazione non conoscono fine. La pace sembra ancora lontana. In Etiopia, nella regione del Tigray (o Tigrè), la pace, per quanto fragile, è stata raggiunta nel novembre scorso dopo due anni di guerra. La guerra più sanguinosa di questo secolo dopo quella del Congo che papa Francesco ha denunciato con veementi parole nel suo recente viaggio nel martoriato paese. Le vittime nel Tigray sarebbero addirittura 800 mila, la maggior parte civili, secondo stime delle Nazioni Unite.» (Vincenzo Passerini)

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Nuova edizione del libro di Paolo Ghezzi “La Rosa Bianca. La resistenza al nazismo in nome della libertà”. Presentato a Trento il 22 febbraio nell’80° anniversario del martirio di Hans e Sophie Scholl

“Dalla occupazione della Polonia sono stati trucidati in quel paese nel modo più bestiale trecentomila ebrei. In questo noi vediamo il più orrendo delitto contro la dignità dell’uomo, un delitto di cui non se ne può trovare uno analogo in tutta la storia umana.”

(Dal quarto volantino della Rosa Bianca)

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“Nella logica del martirio”, di Rainald Becker (ricordando i giovani antinazisti della Rosa Bianca)

Da sinistra: Hans Scholl, Sophie Scholl, Christoph Probst del gruppo antinazista della Rosa Bianca di Monaco di Baviera che comprendeva anche Willi Graf, Alexander Schmorell e il professor Kurt Huber.

«I vari membri della Rosa Bianca erano una sorta di “cristiani rinati”; rappresentavano una comunità di convinzione su base ecumenica. Protestanti rinnovati, cattolici provenienti dal movimento giovanile, ma anche credenti di ritorno e convertiti alla Chiesa e perfino seguaci dell’ortodossia, come per esempio Alexander Schmorell, formavano una mentalità religiosa che rispondeva alle sfide poste dal regime e cresceva sotto di esse.» (Rainald Becker, “L’Osservatore Romano”, 23 febbraio 2023)

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Yekatit 12, ovvero 19 febbraio: memoria della strage fascista di migliaia di innocenti etiopi (1937)

Particolare del monumento allo Yekatit 12 di Addis Abeba (da I. Campbell, “Il massacro di Addis Abeba”)

Il 19 febbraio, Yekatit 12 per gli etiopi, deve diventare una data in cui ogni anno anche noi italiani facciamo memoria, con pietà e vergogna, della strage fascista di migliaia di innocenti ad Addis Abeba nel 1937.

Per l’Etiopia lo Yekatit 12 è il solenne e doloroso Giorno dei Martiri.

(riproponiamo questo nostro articolo del 18 febbraio 2021)

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Le stragi delle foibe e l’esodo degli italiani di Istria e Dalmazia: nel Giorno del Ricordo il forte discorso del presidente Mattarella

“Vessazioni e violenze dure, ostinate, che conobbero eccidi e stragi e, successivamente, l’epurazione attraverso l’esodo di massa. Un carico di sofferenza, di dolore e di sangue, per molti anni rimosso dalla memoria collettiva e, in certi casi, persino negato. Come se le brutali vicende che interessarono il confine orientale italiano e le popolazioni che vi risiedevano da secoli rappresentassero un’appendice minore e trascurabile degli eventi della fosca epoca dei totalitarismi o addirittura non fossero parte della nostra storia.” (Sergio Mattarella, 10 febbraio 2023)

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Teniamo gli occhi aperti sul dopo terremoto (editoriale di Vincenzo Passerini per “Vita trentina”, 9 febbraio 2023))

“Il nostro aiuto deve essere immediato e forte, e va destinato a organizzazioni credibili e non governative. Tra queste in primo luogo la Caritas, presente anche nei luoghi più difficili della Siria, che agisce in favore di tutti, a qualsiasi religione, etnia, o credo politico appartengano.”

…”Ci uniamo anche noi a questa richiesta di sospensione delle sanzioni. Bisogna favorire in ogni modo l’arrivo di aiuti anche in Siria eliminando tutti gli ostacoli. Ma sempre con gli occhi aperti. Perché gli aiuti non finiscano nelle mani del dittatore Assad e del suo regime. Un regime sanguinario.”

…”Conserviamo un po’ della pietà che sgorga abbondante dai nostri cuori in questi giorni di fronte a quelle popolazioni così sofferenti per i giorni in cui qualcuno di loro arriverà da noi, perché non lo respingiamo, come è già capitato più volte. Anche attraverso leggi disumane.”

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“Dante Clauser, amico di coloro che non hanno amici” (di Vincenzo Passerini, da “Tracce nella nebbia”)

Don Dante Clauser, prete di Trento, moriva dieci anni fa, l’11 febbraio 2013, prossimo al compimento dei 90 anni. Era l’amico delle persone senza dimora, l’ “amico di coloro che non hanno amici”.

Creò a Trento alla fine degli  anni ’70 la cooperativa sociale “Punto d’incontro” che da allora apre ogni giorno le sue porte alle persone che vivono in strada.

“Se fosse vivo tuonerebbe contro quelli che calpestano i profughi sventolando rosari. Svergognerebbe la bestemmia. Altro che salamelecchi, come spesso si vede nel basso e nell’alto clero. Dalla parte degli ultimi non ci si sta impunemente.”

Ecco il suo profilo tratto da “Tracce nella nebbia. Cento storie di Testimoni“.

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“L’Italia tollera l’odio antisemita. E chi dovrebbe vigilare si gira dall’altra parte”. Intervista a Edith Bruck, testimone dell’Olocausto (di Emanuela Giampaoli, “la Repubblica”)

Edith Bruck (1931), ebrea, ungherese, sopravvissuta ad Auschwitz, naturalizzata italiana, scrittrice, vive a Roma.

“Abbiamo assistito inermi alle manifestazioni dichiaratamente fasciste, ai saluti romani, perfino ai funerali e ai politici con i simboli nazifascisti tatuati sulla pelle in Parlamento. Ci rendiamo conto?”

“C’è un clima di rilassamento spaventoso, un vuoto pericoloso”

“È un’Italia irriconoscibile”

Edith Bruck

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Basta arricchirsi con risorse e soldi sporchi di sangue! Le parole di papa Francesco in Congo dopo aver ascoltato le testimonianze delle vittime

La carezza di Papa Francesco a una donna vittima di violenze in Congo.

«Grazie. Grazie per il coraggio di queste testimonianze. Davanti alla violenza disumana che avete visto con i vostri occhi e provato sulla vostra pelle si resta scioccati. C’è solo da piangere, senza parole, rimanendo in silenzio. Bunia, Beni-Butembo, Goma, Masisi, Rutshuru, Bukavu, Uvira, luoghi che i media internazionali non menzionano quasi mai: qui e altrove tanti fratelli e sorelle nostri, figli della stessa umanità, vengono presi in ostaggio dall’arbitrarietà del più forte, da chi tiene in mano le armi più potenti, armi che continuano a circolare.» (Papa Francesco)

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Christophe Munzihirwa rifiutò la Mercedes di Mobutu. Storia del vescovo difensore dei deboli e martire nel Congo dei signori della guerra (da “Tracce nella nebbia”)

Christophe Munzihirwa (1926-1996)

“Mobutu, dittatore dello Zaire, oggi Repubblica Democratica del Congo, era solito regalare una Mercedes ai nuovi vescovi. Christophe Munzihirwa quando divenne vescovo nel 1986 la rifiutò. Chi “scuote le mani per non prendere doni di corruzione” abita presso il Signore, dice il profeta Isaia. Erano pochi i vescovi che scuotevano le mani. Munzihirwa non ebbe mai paura di dire la verità ai potenti e di difendere i deboli. (V. Passerini, da “Tracce nella nebbia. Cento storie di Testimoni”)

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La Lega e i neonazisti. “Lettera aperta all’assessore sui testimoni della Shoah” (di Vincenzo Passerini, pubblicata sul quotidiano “l’Adige” il 1° febbraio 2023)

«Egregio assessore Bisesti, in occasione del Giorno della Memoria lei ha chiesto ai giovani di essere loro i testimoni della Shoah una volta che i sopravvissuti allo sterminio non ci saranno più.

Forse i giovani avrebbero dovuto risponderle: perché non cominciate voi adulti a fare i testimoni? Perché chiedete a noi di fare quello che non fate voi? Noi la nostra parte la faremo – avrebbero potuto dirle i giovani -, ma voi adulti la state forse facendo? Voi politici la state facendo? Voi leghisti la state facendo?

Non so cosa avrebbe potuto rispondere loro, perché il suo partito, la Lega, è alleato con i partiti europei più vicini ai gruppi neonazisti, neofascisti, antisemiti, razzisti. È questo il modo di testimoniare la Shoah?

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Come gli europei si spartirono l’Africa. E Leopoldo II si prese il Congo (riproponiamo l’articolo pubblicato su questo blog il 16 marzo 2021)

Foto: Juergen Escher/Laif da “Congo” di D. Van Reybrouck

Negli ultimi decenni dell’800 i Paesi europei, passando per scontri politici e commerciali, corse e zuffe a chi arriva per primo e dichiara “questo è mio”, si spartirono l’Africa attraverso conferenze e trattati.

Come se tutto fosse cosa loro: le persone, gli animali, la terra, i fiumi, i monti, i laghi, l’aria… E l’immenso Congo divenne proprietà personale del re del Belgio.

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