Archivio del mese Novembre 2023

«Italia-Albania: un accordo vago e pericoloso» (di Ignazio Juan Patrone, “Open Migration”)

© DFAE

«L’accordo tra l’Italia e l’Albania in materia di immigrazione si inserisce in una cornice Europea dove i diritti dei richiedenti asilo rischiano di subire un pericoloso restringimento. Nello specifico, l’atto firmato dal governo italiano, presenta diversi dubbi di legittimità che riguardano aspetti tecnici e giurisdizionali, nonché i diritti esercitabili nei centri che dovrebbero sorgere nel paese balcanico.» (Ignazio Juan Patrone)

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Addio a suor Cecilia Impera, donna della pace

Suor Cecilia Impera (Foto Bernardinatti, Trento, 2001)

«Viene da pensare, in questi tragici giorni di guerra, che le avranno risparmiato di sapere dello spaventoso scempio di vite umane a cui stiamo assistendo in Israele e a Gaza, tra orrendi massacri di civili ebrei, anche bambini, da parte di Hamas e terribili ritorsioni da parte israeliana che non hanno risparmiato i civili di Gaza, tra cui anche i bambini.

Le avranno risparmiato questa indicibile sofferenza, a lei, che aveva vissuto, come peraltro Dossetti, molti anni a Gerico e Betania, e poi in altri villaggi palestinesi, come ponti di spiritualità e fraternità tra cristiani ed ebrei, tra palestinesi ed israeliani, tra musulmani, cristiani ed ebrei, tutti figli dello stesso padre spirituale Abramo.»

Vincenzo Passerini

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Lampedusa, dieci anni dopo. L’amarezza di don Mussie Zerai: «Così la memoria dei 368 morti del 3 ottobre 2013 è stata tradita» (da “Avvenire”)

Don Mosè (Mussie) Zerai (da “Avvenire”).

«Don Mosè (Mussie) Zerai, sacerdote di origine eritrea e angelo dei profughi e dei rifugiati, allora accorse sull’isola, aiutò i superstiti e chiese di costruire un memoriale per le vittime, molte delle quali mai identificate.

È stato ed è il riferimento dei migranti del Corno imprigionati dai trafficanti o in difficoltà in mezzo ai flutti che chiamavano il suo numero e lui a sua volta denunciava le storie dei nuovi schiavi e segnalava alla guardia costiera la posizione dei natanti.

Fu il primo a denunciare gli stupri e le torture subite dai migranti eritrei ed etiopi nelle celle in Libia e in quelle nel deserto del Sinai.

Dieci anni dopo la strage, l’amarezza dell’angelo dei profughi che oggi vive in Canada: «Si è regrediti a un cinismo e a una indifferenza anche peggiori del clima di allora» (Paolo Lambruschi, “Avvenire”, 3 ottobre 2023)

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