Giuseppe Dossetti: politica e profezia

Una lezione politica e spirituale sempre viva

 

 

Giuseppe Dossetti (1913-1996) è una delle grandi figure del Novecento politico e religioso italiano. È stato un Padre della Costituzione italiana e un Padre della Chiesa.

In nessun’altra personalità si possono trovare unite due così grandi paternità.

Ma è riconosciuto anche come uno dei grandi padri della sinistra cattolica, di una politica che si schiera dalla parte dei deboli e dei poveri e che persegue l’obiettivo di una democrazia sostanziale, alternativa sia al comunismo sia al liberalismo, fatta non solo di diritti di libertà, ma anche di diritti sociali: casa, lavoro, scuola, sanità. Una democrazia che rifiuta la guerra e le politiche internazionali di dominio.

Una figura poliedrica, capace di esprimersi ad altissimi livelli in ambiti diversi, come risposta, però, ad un’unica e radicale vocazione: la fedeltà totale al Vangelo di Gesù Cristo.

È stato professore universitario di diritto canonico, partigiano, componente dell’Assemblea Costituente, deputato e vicesegretario della Democrazia cristiana di cui fu uno dei maggiori leader.

Dopo aver abbandonato la politica nel 1951, fondò a Bologna il Centro di documentazione, diventato poi Istituto di scienze religiose, e la comunità monastica  Piccola Famiglia dell’Annunziata.

Nel 1956 gli fu chiesto di tornare all’impegno politico candidandosi alle elezioni comunali di Bologna contro il sindaco comunista Dozza. Sconfitto, rimase due anni in consiglio comunale.

Diventato sacerdote e collaboratore del cardinale Lercaro nella diocesi di Bologna, fu accanto a lui al Concilio Vaticano II dove fu segretario del gruppetto di cardinali che organizzava i lavori conciliari.

Si dedicò quindi alla sua comunità monastica, insediata a Monteveglio e a Monte Sole sull’appennino bolognese e con una sede anche in Terra Santa.

La sua principale “passione” spirituale e culturale fu lo studio e la meditazione della Sacra Scrittura.

Nel 1994, preoccupato per i progetti di stravolgimento della Costituzione avanzati da Silvio Berlusocni  e dal Polo delle Libertà, tornò clamorosamente in campo e promosse la nascita dei Comitati in difesa della Costituzione.

Fu l’ultimo suo grande servizio al Paese.

Dossetti fu un testimone appassionato e rigoroso di impegno politico nel segno della giustizia sociale e della pace e un testimone del Vangelo coerentemente vissuto.

Per noi è uno dei principali punti di riferimento, morali, spirituali, politici.

Il suo pensiero e la sua opera continuano non solo ad essere oggetto di studio, ma ad alimentare la fede, la speranza e l’impegno di tanti.

 

In questo sito trovate diversi scritti e interventi che ho dedicato a Dossetti nel corso degli anni. Sono:

 

 

DOSSETTI, UN UOMO CONQUISTATO DALLA PAROLA (Il Margine, n. 1, 1986) e LA POLITICA, I CRISTIANI E L’UTOPIA (Il Margine, n. 1, 1987), due articoli poi uniti nell’opuscolo Dossetti e la Rosa Bianca (1997): resoconto di due incontri dell’associazione Rosa Bianca con don Giuseppe Dossetti, a Bologna, all’inizio e alla fine del 1986.

 

 

ATTUALITÀ DI GIUSEPPE DOSSETTI. Relazione al convegno “Dossetti e il dossettismo tra storia e attualità”, promosso dalla Facoltà di Scienze politiche dell’Università “La Sapienza” di Roma e svoltosi il 3 e 4 giugno 1998. Le relazioni sono state pubblicate in un numero monografico della rivista “Humanitas” (n. 5, settembre-ottobre 2002) dal titolo “Giuseppe Dossetti”.

 

 

L’ANNO DEI “DOSSETTIANI” (Il Margine, n. 10, 1986). Rassegna di libri di e su Dossetti o relativi a due grandi personalità della politica e della Chiesa a lui vicine: Giorgio La Pira e Giuseppe Lazzati.

 

POLITICA: PASSIONE E TIMORE 

VITA DI GIUSEPPE DOSSETTI e  NOTA BIBLIOGRAFICA

Testi pubblicati nel numero monografico del Margine “La memoria pericolosa di Giuseppe Dossetti” (n. 8-9, 1997).

 

 

GIUSEPPE DOSSETTI E LA NOTTE DELLA POLITICA. Relazione tenuta a Caserta il 27 marzo 2001 nell’ambito del ciclo di incontri “Per una politica della solidarietà”, promosso dalla Diocesi e dalla Fondazione “Don Peppino Diana”. Le relazioni sono state pubblicate nel volume L’utopia della politica, a cura di Luigi Nunziante, prefazione di mons. Raffaele Nogaro, Edizioni Saletta dell’Uva, Caserta 2002.

 

 

APRILE A MONTEVEGLIO (Il Margine, n. 5, 2002). Resoconto della cerimonia del conferimento della cittadinanza onoraria ad Antonino Caponnetto  da parte del Comune di Monteveglio che ospita la comunità monastica di Dossetti. Relatori il magistrato Francesco Saverio Borrelli e padre Alex Zanotelli. Un incontro all’insegna della difesa dei valori della Costituzione, con forti richiami alla testimonianza di Giuseppe Dossetti.

 

 

L’UNIVERSITÀ DELLA VITA (Il Margine, n. 7, 2005). Recensione del libro A colloquio con Dossetti e Lazzati. Intervista di Leopoldo Elia e Pietro Scoppola (19 novembre 1984), Il Mulino, 2003 . Una memorabile intervista pubblicata vent’anni dopo. La recensione è inserita nel numero monografico del Margine “La memoria sempre viva di Giuseppe Dossetti”.

 

 

L’IMPRONTA PROFETICA DI DOSSETTI (“Trentino”, 14 maggio 2020 ). Articolo pubblicato sul quotidiano “Trentino” nell’ambito della serie dedicata ai “testimoni”, poi confluita nel volume Testimoni pubblicato e diffuso dallo stesso quotidiano.

 

CONFERENZA ALLE ACLI DI TRENTO


Siti internet

 

Studiare Dossetti www.dossetti.eu  Sito ricchissimo di documentazione, anche di audio e video di conferenze di Dossetti.

Piccola Famiglia dell’Annunziata www.piccolafamigliadellannunziata.it

Le Famiglie della Visitazione (che si ispirano alla Piccola Famiglia dell’Annunziata) www.famigliedellavisitazione.it

 

 

Rassegna di libri

Parla Dossetti: conferenze, omelie, scritti raccolti in volume

Questa rassegna bibliografica si apre con quattro libri che raccolgono scritti e discorsi dell’ultimo Dossetti, quello del decennio del suo ritorno sulla scena pubblica, dal 1986 fino al 1995, anno che precede quello della morte.

 

Giuseppe Dossetti, La parola e il silenzio. Discorsi e scritti 1986-1995, a cura della Piccola Famiglia dell’Annunziata, Paoline Editoriale Libri, Milano 2005.

Questo primo libro è fondamentale. Raccoglie i principali interventi dell’ultimo decennio della vita di Dossetti.

Scritti e discorsi di enorme forza e profondità, capaci di accompagnare a lungo le coscienze che vogliono formarsi cristianamente e politicamente. Sono:

Discorso dell’Archiginnasio (1986), “Non restare in silenzio, mio Dio”- prefazione a “Le querce di Monte Sole” di Luciano Gherardi (1986), L’esperienza religiosa. Testimonianza di un monaco (1986), Per la vita della città (1987), Un testamento fatto di parabole (1987), Una grande solidarietà senza confini (1988), Il signore della gloria (1990), Il discepolato (1993), Quattro riflessioni sulla preghiera (1993-1994), Identità pancristiana del monachesimo e sue valenze ecumeniche” (1994), Il Concilio ecumenico Vaticano II (1994), La libertà del cristiano nel Nuovo Testamento e in alcuni autori della tradizione orientale (1995).

Chiudono il libro due testi relativi all’insediamento di un nucleo della Piccola Famiglia dell’Annunziata alla Casetta di Monte Sole, nel comune di Marzabotto, luogo delle stragi naziste, “Diaconia a Monte Sole” (1985) e “L’ultima dimora” (1993), e, infine, “Il testamento” (1995).

Abitualmente egli coglieva di ogni argomento un’idea-forza, veramente centrale, e la proponeva con la massima lucidità ed energia e, direi, per quanto l’ho conosciuto, col massimo di equilibrio possibile in quel momento e in quella situazione.

Ma poteva accadere, e non raramente accadeva, che dopo un certo spazio di tempo cogliesse sullo stesso argomento nuove luci che esponeva con altrettanta lucidità e forza, tanto da poter essere considerato contraddittorio, mentre si trattava sempre di una evoluzione e di un approfondimento sostanzialmente omogeneo del suo pensiero.

(dall’introduzione di suor Agnese Magistretti).

 

Giuseppe Dossetti, Per la vita della città, prefazione di Matteo Maria Zuppi, introduzione di Fabrizio Mandreoli, Zikkaron, Marzabotto (BO) 2017.

Si tratta dell’importante discorso di Dossetti al Congresso eucaristico tenutosi a Bologna nel 1987 (pubblicato anche nel volume sopracitato), denso di riflessioni spirituali ed ecclesiali, ma anche con alcune importanti pagine sull’impegno politico dei cristiani.

Con la prefazione del cardinale di Bologna, Matteo Zuppi, e un denso saggio introduttivo di don Fabrizio Mandreoli, teologo e biografo di Dossetti.

Nella riflessione di Dossetti sulla città e l’eucaristia si affaccia una convinzione che lo accompagna tutta la vita: per la vita della Chiesa è necessaria la coltivazione di un vissuto cristiano profondo – personale e comunitario – radicato nella parola di Dio, nell’eucaristia e in una vicinanza concreta ai poveri e agli oppressi.

(dall’introduzione di Fabrizio Mandreoli).

 

 

 

 

Giuseppe Dossetti, I valori della Costituzione, prefazione di Franco Monaco, Edizioni San Lorenzo, Reggio Emilia 1995.

Il libro raccoglie i principali interventi di Dossetti sul tema della Costituzione, della sua difesa e della sua attuazione, dal marzo 1994 all’aprile 1995. Un vero e proprio “manuale” di educazione civile e politica.

La grande differenza tra i Comitati e i media, semplicissimamente la direi così: non creare una suggestione, ma insegnare a ragionare. Questa mi sembra la necessità della formazione di una vera cultura costituzionale e direi di una vera coscienza costituzionale

(Giuseppe Dossetti, Intervento alla prima riunione dei Comitati per la difesa della Costituzione svoltasi all’Abbazia di Monteveglio il 16 settembre 1994).

 

 

Giuseppe Dossetti, Il Vangelo nella storia. Conversazioni 1993-1995, a cura della Piccola Famiglia dell’Annunziata, introduzione di Giuseppe Dossetti jr., Paoline, Milano 2012.

Il volume contiene il “Discorso di Pordenone” (1994), rivolto al clero di quella diocesi, in una edizione rivista, rispetto a quelle pubblicate in precedenza, grazie alla trascrizione della registrazione magnetica; “Tu sei re?”, discorso del 27 novembre 1994 all’Azione Cattolica e al Movimento Ecclesiale di Impegno Culturale di Bologna; “Testimonianza su spiritualità e politica”, trascrizione del dialogo con la redazione della rivista “Bailamme” svoltosi nel luglio 1993; “Per una testimonianza evangelica della pace” (giugno 1995), conversazione con un gruppo di giovani educatori a Monte Sole.

Dobbiamo sentirci tutti personalmente e comunitariamente responsabili di quest’inerzia irrazionale e di questo grande egoismo paralizzante, di questo fatalismo per cui la guerra sarebbe una fatalità, comparabile a quella di quegli animali polari che vanno incontro periodicamente a un grande suicidio collettivo per estinguersi o regolare lo sviluppo della specie, e così dovrebbero fare anche gli uomini.

Io non mi posso rassegnare a una visione del genere.

(Giuseppe Dossetti, Per una testimonianza evangelica della pace).

 

 

Giuseppe Dossetti, Scritti politici 1943-1951, a cura di Giuseppe Trotta, presentazione di Giovanni Bianchi, introduzione di Mario Tronti, Marietti, Genova 1995.

Ricco volume di scritti e discorsi, aperto dagli importantissimi testi politici di Dossetti partigiano, che ha già maturato la sua idea di Democrazia cristiana e di democrazia sostanziale, e chiuso dalla non meno importante relazione al Convegno nazionale dei giuristi cattolici del 12 novembre 1951, “Funzioni e ordinamento dello Stato moderno”.

Scriveva ai sacerdoti il partigiano Dossetti il 27 marzo 1945, premettendo che il piano politico e quello ecclesiale dovevano restare distinti, ma che era necessaria “una certa concordanza di scopi” per la ricostruzione della nazione:

Così la Democrazia Cristiana non vuole e non può essere un movimento conservatore, ma vuole essere un Movimento tutto permeato dalla convinzione che tra l’ideologia e l’esperienza del Liberalismo capitalista e l’esperienza, se non l’ideologia, dei nuovi grandi movimenti anticapitalistici, la più radicalmente anticristiana non è la seconda, ma la prima;

ed è perciò che i cristiani, se sono stati sinora energici e zelanti critici ed oppositori delle varie tendenze rivoluzionarie socialiste (perché materialiste, atee e violente), oggi debbono divenire assai di più di quanto non siano ancora stati, anche critici ed oppositori altrettanto energici e zelanti delle varie tendenze reazionarie, che sotto l’apparenza della legalità e della giustizia in effetti possono nascondere illegalità violente ed ingiustizie non meno gravi, anche se meglio dissimulate, di quelle cui talvolta trascendono gli oppressi incompresi e ridotti alla disperazione…

…le nostre aspirazioni progressiste sul terreno economico-sociale non hanno nulla a che vedere con qualsiasi forma di materialismo storico o di metodologia rivoluzionaria, ma anzi sono ispirate e vogliono rimanere aderenti appunto a una realizzazione tutta cristiana di giustizia e libertà, intese come mezzo di edificazione non solo materiale, ma anche e più spirituale.

… Se è una delle grandi e perenni novità del Cristianesimo l’affermazione di una ‘moralità della politica, cioè di una dipendenza della politica dalle leggi morali’ non può il cristiano presumere di aver adempiuto a tutti i suoi diveri, ove si arresti all’osservanza dei suoi compiti professionali e familiari e neghi di avere anche il dovere e il compito di dare un’attività specifica e diretta alla moralizzazione della vita collettiva.

Il primissimo Dossetti politico è già “il” Dossetti politico, maturo e leader.

 

 

 

Giuseppe Dossetti, L’invenzione del partito. Vicesegretario politico della Dc 1945-46 / 1950-51, a cura di Roberto Villa, Zikkaron, Reggio Emilia 2016.

La pubblicazione di questi ‘testi politici’ – testi autografi di Dossetti: relazioni, appunti, documenti, comunicati – “rinvenuti ormai diversi anni fa nel corso di un’ampia ricerca archivistica”, scrive Roberto Villa, curatore del volume, può contribuire significativamente all’approfondimento della conoscenza di Giuseppe Dossetti.

Villa sottolinea il ruolo determinante di Dossetti nella costruzione della Democrazia Cristiana, la sua statura di “leader completo”, capace di stare sia al governo sia all’opposizione, il ruolo del dossettismo come movimento di opinione politica “di lunga durata”, capace di influenzare la politica italiana per almeno un decennio dopo il ritiro del suo leader dalla vita politica.

Una lettura del dossettismo come movimento di lunga durata che l’ultimo Dossetti, quello del ritorno sulla scena pubblica nel decennio conclusivo della sua esistenza terrena, ha confermato con una serie di interventi e di azioni che hanno lasciato un nuovo e forte segno nella politica e nella Chiesa.

A differenza di quanto ancora largamente si “narra” o si lascia intendere, La Dc come partito di massa fu concretamente “fatta” da Dossetti, con l’aiuto degli uomini da lui reclutati e coordinati, sia nel corso della prima Vicesegreteria nazionale (’45-’46) – “politica” nella sostanza, sottolinea lui stesso per primo, assai più che la successiva – sia in quello della seconda (’50-’51), con la “campagna di rivitalizzazione” da lui ideata e affidata all’organizzazione di M. Rumor. Fino all’autunno del ’45 il partito organizzato non esiste: “il partito era De Gasperi e Piccioni”, ricorda Gorrieri nella sua autobiografia.

(Roberto Villa)

 

 

Giuseppe Dossetti, La ricerca costituente 1945-1952, a cura di Alberto Melloni, Il Mulino, Bologna 1994.

Il volume raccoglie gli interventi di Giuseppe Dossetti all’Assemblea Costituente e nella Prima Legislatura, con un denso saggio introduttivo di Alberto Melloni (“L’utopia come utopia”), una cronologia e bibliografia di Giuseppe Dossetti.

Il Dossetti costituente è un uomo che esprime una competenza che la maggior parte dei suoi interlocutori ed anche dei suoi sodali di partito (con pochissime eccezioni) non conosce né riconosce in partenza. È la cultura di un giurista assai originale ed acuto…

(Alberto Melloni).

 

Giuseppe Dossetti, Democrazia sostanziale, prefazione di Carlo Galli, postfazione di Valerio Onida, a cura di Andrea Michieli, Zikkaron, Marzabotto (BO) 2017.

La scelta dei testi di questo volume, scrive il curatore, “si è sviluppata attorno al concetto di democrazia sostanziale”. Sono testi editi e inediti degli anni 1946-1948, con l’inclusione conclusiva dell’importante discorso, di carattere religioso ma anche politico,  di Dossetti al clero della diocesi di Concordia-Pordenone del 17 marzo 1994, in un passaggio del quale afferma:

Ho cercato la via di una democrazia reale, sostanziale, non – e qui c’è una terza convinzione molto netta – non di quella liberal-democrazia di cui tutti, sembra, oggi, si sono fatti seguaci e realizzatori: con un nominalismo sempre più corroso di ogni sostanza fattiva, operante, concreta, reale e schietta, non ingannevole.

Allora ho cercato la via di una democrazia reale, sostanziale, non nominalistica: che voleva che cosa? Voleva anzitutto cercare di mobilitare le emergie profonde del nostro popolo e di indirizzarle in modo consapevole verso uno sviluppo democratico sostanziale, cioè in larga misura favorente non solo una certa eguaglianza e una certa solidarietà, ma favorevole soprattutto il popolo: non nel senso di solo ‘oggetto’ dell’opera politica, ma di ‘soggetto’ consapevole dell’azione politica.

Scrive nella postfazione Valerio Onida, presidente emerito della Corte Costituzionale:

A chi consideri lo stato attuale delle cose politiche, e dei partiti, molte di queste riflessioni dossettiane possono oggi apparire, più che antiveggenti, almeno in parte utopiche. E viene spontaneo chiersi se questo tratto utopico non sia stato anche alla base anche dell’abbandono precoce da parte sua della vita politica attiva…Il suo pensiero è fonte preziosa di ispirazione nell’attualità di un mondo che sembra talora aver perso di vista il significato e il valore della politica.

 

 

“Libro Bianco su Bologna”. Giuseppe Dossetti e le elezioni amministrative del 1956, a cura di Gianni Boselli, saggi di Luigi Pedrazzi, Paolo Pombeni, Luigi Giorgi, Edizioni Diabasis, Reggio Emilia 2009.

Nel volume è interamente pubblicato il “Libro bianco su Bologna”, il memorabile programma per le elezioni comunali di Bologna del 1956 nelle quali Dossetti sfidò, perdendo, il sindaco comunista Dozza, popolarissimo sindaco della liberazione e della ricostruzione, in carica dal ’46. Con le introduzioni di Luigi Pedrazzi, che fu tra i protagonisti di quel momento formidabile di elaborazione e di partecipazione, e poi consigliere comunale con Dossetti, e degli studiosi Pombeni e Giorgi.

Il programma di Dossetti proponeva per la prima volta in Italia i consigli di quartiere, poi attuati dal sindaco Dozza.

La copertina del Libro bianco su Bologna.

Il “Libro bianco” è un esempio della fusione di concretezza e utopia, sia nei contenuti sia nel linguaggio, che caratterizza l’impegno politico di Dossetti. Il quale volle, come ricorda Pedrazzi, che ci fosse un voto primario (cosa inesistente in Italia) sulla sua candidatura da parte di tutti gli iscritti alla Democrazia Cristiana bolognese.

Vale la pena ricordare, inoltre, che il programma era un libro di 170 pagine e che era posto in vendita a 600 lire.

Dossetti ottenne un consenso popolare mai raggiunto dalla Dc bolognese, ma perse le elezioni (né si era mai illuso di poterle vincere).

Indice del “libro bianco”:

Parte prima: Conoscere per deliberare – Conoscere la città, Come i cittadini possono collaborare alla formazione del programma annuo di attività comunale;

Parte seconda: Rianimare il volto spirituale della città – I ‘fondamenti’, I grandi problemi da risolvere: Rianimare il volto urbanistico della città, Riassetto urbanistico  e sociale della periferia ed espansione della città per quartieri organici, Risvegliare l’interesse per la cultura e per l’arte mediante attività periferiche di educazione popolare ed iniziative artistiche, Valorizzare l’Università anche per lo sviluppo cittadino; Curare le nuove generazioni, Manifestare la gratitudine della città per le persone anziane, Migliorare l’accoglienza agli immigrati nuovi residenti, Esprimere meglio l’amore della città per i sofferenti e gli esclusi;

Parte terza: Condizioni e prospettive per una nuova coraggiosa e responsabile amministrazione civica [questa parte occupa quasi tre quarti del programma]- Dallo sviluppo disorganico o mancato dell’ultimo decennio alle nuove prospettive: Lo sviluppo urbanistico, Lo sviluppo industriale, Lo sviluppo economico/commerciale – Le riforme nell’organizzazione del Comune: Riordinamento delle Ripartizioni comunali e nuovo assetto della Giunta, Politica e ordinamento del personale del Comune, Decentramento organizzativo degli uffici comunali di quartiere; La politica di bilancio e degli investimenti produttivi; La politicia tributaria comunale; Le opere pubbliche con particolare riguardo all’edilizia popolare; obiettivi di riassetto e di espansione delle Aziende municipalizzate: Azienda municipale gas e acqua, Azienda tranviaria, Azienda per la nettezza urbana; Riassetto e riforme delle strutture dell’assistenza comunale e dell’Eca.

 

 

Giuseppe Dossetti, Due anni a Palazzo d’Accursio. Discorsi a Bologna 1956 – 1958, a cura di Roberto Villa, Aliberti, Reggio Emilia 2004.

Il volume raccoglie gli interventi di Dossetti in Consiglio comunale a Bologna dai banchi dell’opposizione. Nel saggio introduttivo lo storico Paolo Pombeni scrive che questi testi “ricostruiscono un percorso e una fase della vita di Dossetti che non è da nessun punto di vista ‘minore’ “.

E il curatore Roberto Villa:

La singolarità dell’esperienza di Dossetti in Consiglio comunale a Bologna, ‘in servizio alla città’, assume perciò un’importanza eccezionale ed emblematica, il cui significato si riversa non solo su tutto l’itinerario dossettiano, ma anche su tutta l’esperienza politica dei cattolici.

 

 

Giuseppe Dossetti, Gli equivoci del cattolicesimo politico, a cura di Alessandro Barchi, Il Mulino, Bologna 2015.

Scrive Alessandro Barchi nell’Introduzione:

Quando Dossetti nell’aprile del 1962 tiene la relazione dal titolo “Riflessione religiosa e teologica sul problema dei rapporti tra Chiesa e Stato” – il documento inedito che qui si presenta – il cattolicesimo italiano del Novecento è in pieno fermento.

Siamo a pochi mesi dall’inizio del Concuilio Vaticano II e sul piano politico si prospetta la svolta di centrosinistra. La relazione, scrive Barchi,

costituisce uno snodo fondamentale per una ‘riconsiderazione’ organica del suo pensiero e del suo ruolo nel cattolicesimo italiano del Novecento.

Con un saggio di Paolo Pombeni, “Nessuno torna indietro. Dossetti e la crisi del cattolicesimo politico. 1956-1962″, e un saggio di Fabrizio Mandreoli, ” ‘Siamo ancora molto indietro’. Note su aspetti teologici e metodologici del discorso di Villa Cagnola”.

 

 

Giuseppe Dossetti, La Piccola Famiglia dell’Annunziata. Le origini e i testi fondativi 1953-1986, a cura della Piccola Famiglia dell’Annunziata, introduzione di Agnese Magistretti, Paoline, Milano 2004.

 

Giuseppe Dossetti, Lettere alla comunità 1964-1971, a cura della Piccola Famiglia dell’Annunziata, introduzione di Agnese Magistretti, Paoline, Milano 2006.

Sono lettere dal “primo pellegrinaggio in Terra Santa” (marzo – maggio 1964), “orientamenti per la vita della comunità” dopo la chiusura del Concilio Vaticano II (1965-1966), dal viaggio in India e a Bangkok (1968-1969), dalla “visita in Medio Oriente” (gennaio-marzo 1969), relative al rientro in Italia e al “nuovo assetto della comunità” (1969) e al “consolidamento della vita comunitaria in Italia e permanenza di fratelli e sorelle in Grcia e Terra Santa (1970-1971).

Finita la Messa abbiamo atteso il rettore che ci doveva portare da Madre Teresa. Vari contrattempi hanno un po’ ritardato, così che è rimasto solo il tempo per un rapido incontro con Madre Teresa: è certo sinora la persona che più mi ha impressionato da quando siamo in India. La sua casa, e l’altra casa dove sono i bimbi (per lo più piccolissimi, molti neonati) raccolti dalle sue suore, mi ha lasciato intravedere qualche cosa di quello che sarebbe necessario per essere in India in modo autentico.

(Giuseppe Dossetti, lettera del 10 dicembre 1968)

 

 

 

Giuseppe Dossetti, Omelie e istruzioni pasquali 1975-1978, a cura della Piccola Famiglia dell’Annunziata, introduzione di Tommaso Bernacchia, Paoline, Milano 2009.

Scrive Tommaso Bernacchia nell’introduzione:

La Pasqua è ‘il grande momento verso il quale si concentra l’attesa di un anno intero, anzi l’attesa della nostra vita’. Nello spirito di questa attesa, don Giuseppe Dossetti ogni anno chiedeva a se stesso e alla sua comunità di non tralasciare nulla per riservare ai giorni della settimana santa un primato effettivo su tutti gli altri giorni dell’anno, primato di preparazione esterna e ancora più di sobrio e profondo impegno interiore.

Nel ’75 e nel ’76 Dossetti celebrò la Pasqua a Gerusalemme. Da tre anni si era trasferito in Terra Santa e viveva con i fratelli della comunità a Gerico.

Si vedano anche di Dossetti: “Omelie e istruzioni pasquali 1968-1974”, “Omelie del Tempo di Pasqua”, “Omelie del Tempo di Natale”, tutti pubblicati dalle Paoline.

 

 

Giuseppe Dossetti, Il Vaticano II. Frammenti di una riflessione, a cura di Francesco Margiotta Broglio, Il Mulino, Bologna 1996.

Il volume contiene quattro testi di Dossetti: “Per una valutazione globale del magistero del Vaticano II”, trascrizione di lezioni-conversazioni tenute a un gruppo di amici all’Istituto per le Scienze religiose di Bologna dal 5 all’8 ottobre 1966; “Alcune linee dinamiche del contributo del cardinale Giacomo Lercaro al Concilio ecumenico Vaticano II”, commemorazione tenuta a Bologna il 28 ottobre 1991 per il centenario dela nascita del cardinale Lercaro; “Il Concilio ecumenico Vaticano II”, forse la più approfondita e matura riflessione sul tema, sviluppata come relazione (scritta) presso lo Studio Teologico Interdiocesano di Reggio Emilia il 29 ottobre 1994; “Identità pancristiana del monachesimo e sue valenze ecumeniche”, intervento tenuto a un tavola rotonda a Roma, ai margini del Sinodo dei Vescovi sulla vita consacrata (ottobre 1994).

Scrive Francesco Margiotta Broglio nell’introduzione:

Singolare ventura quella di Dossetti. Studioso di altissimo livello e professore universitario di diritto canonico e di diritto ecclesiastico, si è trovato, almeno due volte, nel corso del suo lungo cammino, a ‘produrre’ normative, civili e religiose, proprio nei settori che erano stati oggetto della sua indagine scientifica.

Deputato all’Assemblea Costituente vide, in buona sostanza, accolto il sistema di rapporti tra Stato e Chiesa da lui disegnato; perito ‘ombra’, poi, dal dicembre 1963, nominato ufficialmente, del Concilio Vaticano II, svolgerà un’azione – diretta o indiretta – di particolare rilievo, accanto a ‘padri’ come Döpfner, Suenens e, soprattutto, Lercaro, nella ‘grande e bella avventura ecumenica’ voluta da Giovanni XXIII…

Scrive Dossetti (relazione del 29 ottobre 1994):

I tredici anni trascorsi dalla fine della guerra mondiale al primo annunzio del Concilio hanno implicato anche per la Chiesa gravissime ripercussioni di questo enorme mutamento globale, che qualcuno forse avvertiva, ma che i più parevano ignorare ancora negli ultimissimi anni del pontificato di Pio XII…

Credo che convenga insistere su questo punto: proprio per confutare una falsa interpretazione del Concilio che tenderebbe ad attribuire certi mali o certe tendenze negative, rivelatisi poi, all’ ‘imprudenza’ e alle ‘aperture’ del Concilio stesso, cadendo nel noto paralogismo: post hoc, ergo propter hoc [dopo questo, quindi a causa di questo]. Il vero è che nei tredici anni dalla guerra al Concilio erano ormai maturate tutte le caratteristiche più forti e determinanti, o più lamentate, dell’era attuale….

Di tutti questi mutamenti intervenuti nel mondo e nella Chiesa, Papa Giovanni ebbe un’intuizione sintetica…

 

 

Giuseppe Dossetti, La Parola di Dio seme di vita e di fede incorruttibile, a cura della Piccola Famiglia dell’Annunziata, prefazione di mons, Luciano Monari, Edizioni Dehoniane Bologna, Bologna 2002.

Il libro raccoglie principalmente gli interventi a tre incontri con i giovani della Chiesa di Bologna (1977-1978) nel corso dei quali Dossetti spiega l’importanza per la vita di ogni cristiano e della Chiesa della “egemonia” della Scrittura. Una vera e propria introduzione alla Bibbia rivolta a tutti.

Completano il volume alcuni altri importanti scritti, tra i quali “L’esegesi spirituale secondo Divo Barsotti” (1994) e “Vangelo, Salmi e storia”, conversazione tenuta a un gruppo di presbiteri di Foggia (21 giugno 1996).

In quest’ultimo Dossetti torna a insistere con toni appassionati:

I preti e i laici, quasi senza differenze, s’immergano nel Vangelo… è necessario leggerlo, leggerlo, leggerlo, leggerlo. Formatevi sul Vangelo, letto mille volte al giorno se fosse possibile, sine glossa, il più possibile in lettura continua, senza alcuna desistenza… Non stancatevi mai di leggerlo, perché è assurdo stancarsi del Vangelo. Certo, da una prima parola che leggete di un brano potete pensare di conoscerlo, ma non lo conoscete…perché è di una profondità infinita, inesausta e inesauribile; e continuamente ci plasma, ci sostiene, ci forma, ci crea…

E poi i Salmi… il Salterio in lettura continua insieme al Vangelo dovrebbe diventare la vostra continua preghiera…La parola di Dio è la preghiera che il Signore ci ha messo sulla bocca e nello spirito, più o meno da tre millenni.

E poi:

Bisogna immergersi nella storia, conoscerla profondamente… Leggete grandi opere di storia… Leggete libri di solida formazione storica, una pagina al giorno, ma con continuità. È indispensabile per avere il senso storico, non tanto per sapere i fatti.

 

 

Giuseppe Dossetti e Divo Barsotti, La necessità urgente di parlare. Carteggio 1953-1995, a cura di Fabrizio Mandreoli e Elisa Dondi, Il Mulino, Bologna 2014.

Divo Barsotti (1914-2006), sacerdote, fondatore a Settignano (Firenze) della Comunità dei Figli di Dio, è stato una grande figura del cattolicesimo italiano del Novecento. Dossetti incontrò Barsotti, mistico, teologo e biblista innovativo, e oggetto anche di censure da parte del Sant’Uffizio, nei primi anni ’50 e stabilì con lui un profondo e duraturo rapporto spirituale.

Lo studio, a partire dall’espistolario, della loro relazione personale e spirituale è inoltre l’occasione per evidenziare – dal punto di vista teologico e teologico-spirituale – i modi con cui Dossetti e Barsotti intesero la vita dei credenti e della Chiesa. Modi che hanno molteplici punti di contatto e, altrettanto interessanti, distanze, tensioni, e divergenze e che, a ben vedere, costituiscono nodi e problemi centrali per la vita dei credenti nella storia…

Per don Ivo il cristiano non è chiamato ad incidere nella storia, ma ad essere nella sua vicenda personale il luogo della elevazione e della salvezza di tutto tramite il rapporto con Dio…

Per Dossetti l’efficacia storica non è la prima cosa cercata. Tuttavia se il cristiano segue con tutte le proprie forza il Vangelo, tale sequela ha un’influenza ed efficacia storica, tanto più vera, incisiva e necessaria, quanto più non cercata come primo e assoluto risultato. ..

In tale quadro la stessa comunità dei credenti ha dei compiti storici di vigilanza e di profezia, che quando non sono adempiuti adeguatamente o del tutto omessi sono il segno eloquente di una qualche debolezza nella sequela evangelica…

La fede che ricerca in maniera assoluta il Dio rivelato da Gesù implica anche sempre il non vergognarsi del Vangelo del Signore che impone di annunciare la pace e difendere chi è vittima.”

(dall’introduzione di Fabrizio Mandreoli)

 

 

Giorgio La Pira, Il fondamento e il progetto di ogni speranza, a cura di C. Alpigiano Lamioni e P. Andreoli, prefazione di Giuseppe Dossetti, Ave, Roma 1992.

Il libro raccoglie un consistente numero di bellissimi articoli di Giorgio La Pira, a carattere spirituale, ecclesiale e politico, pubblicati sul foglio “Il Focolare” dal 1948 al 1977, anno della morte. La Pira, grande personalità del mondo cattolico del dopoguerra, condivise politicamente con Dossetti gli anni “storici” della Costituente e della ricostruzione (formavano con Lazzati e Fanfani il gruppo cosiddetto dei “professorini”), prima di diventare a Firenze il grande sindaco del lavoro e della pace. In quest’ultimo ruolo aprì importanti e profetici canali di dialogo col mondo arabo, la Russia sovietica e il Vietnam del Nord.

Il volume ha una densa prefazione di Dossetti e in appendice il testo del discorso, “Un testamento fatto di parabole”, che lo stesso Dossetti pronunciò in Palazzo Vecchio il 5 novembre 1987 nel decennale della morte di La Pira.

Con questi testi, nel libro è pubblicato anche l’articolo “Un politico diverso dagli altri” che Aldo Moro (altro illustre componente del gruppo dei dossettiani alla Costitutente e in Parlamento) scrisse su “Il Giorno” l’8 novembre 1977 per la morte di La Pira.

La prefazione di Dossetti è del settembre 1992. Era cominciata l’esplosiva inchiesta di Mani Pulite, le elezioni politiche di aprile avevano avviato lo sconvolgimento del panorama politico italiano che porterà presto alla fine dei partiti storici, a partire dalla Democrazia Cristiana, partito che era stato di Dossetti e di La Pira, ed erano stati assassinati Falcone e Borsellino. Sul piano internazionale erano scoppiate le guerre nella ex Jugoslavia, mentre l’anno prima si era conclusa la prima Guerra del Golfo che in realtà aveva aperto un conflitto permanente e devastante di civiltà, come lucidamente aveva visto e denunciato lo stesso Dossetti.

Ciò vuol dire che [La Pira] non solo non ha mai diviso il fine dai mezzi o i mezzi dal fine, ma ha sempre fatto coincidere, per quanto stava in lui, i mezzi con il fine sovrannaturale, e che anzi proprio in questo sta la novità sconvolgente della sua politica: l’aver rovesciato il metodo politico, in politica interna come in politica estera, prendendo sempre posizione contro ogni machiavellismo, fino al punto di essere tacciato come illuso e privo di qualsiasi concreteza e realismo.

Al che ribatteva, con la fortezza e la fermezza dei miti e dei disarmati, che il vero realismo e la vera concretezza stanno proprio, alla lunga, nel non cedere alla tentazione del falso realismo machiavellico.

E quanto avesse ragione in questo è oggi largamente dimostrato dagli esiti catastrofici in cui è arrivato l’agire politico, in sede nazionale e internazionale, di molti uomini che, trent’anni fa come ancora pochi mesi or sono, si sono sempre vantati (taluno in formale contraddittorio con La Pira), di essere loro i “concreti”, e che tante volte hanno qualificato La Pira come visionario e falso profeta.

(dalla prefazione di Giuseppe Dossetti)

 

 

Lazzati, Dossetti, il dossettismo, “Dossier Lazzati. 12”, Ave, Roma 1997.

Il volume raccoglie testi di Giuseppe Lazzati (1909-1986) su Dossetti e di Dossetti su Lazzati, e fa parte della collana “Dossier Lazzati” curata da Armando Oberti, primo postulatore della causa di beatificazione di Lazzati (1909-1986), tra le più importanti personalità del laicato cattolico del Novecento. Sperimentò per due anni il lager come internato militare, fu parlamentare Dc e fece parte del gruppo dei dossettiani, fu docente universitario di Letteratura cristiana antica e rettore dell’Università Cattolica di Milano. Nel 1985 fondò l’associazione “Città dell’uomo” per formare le coscienze dei cristiani a “pensare politicamente”. Nel 2013 papa Francesco lo ha dichierato Venerabile.

Lo conobbi [Dossetti] a Milano intorno al 1939 [Dossetti parla, per il primo incontro, del 1935] quando venne alla Cattolica a specializzarsi nella scuola del grande canonista Del Giudice. E presto diventammo un gruppo con Fanfani, il professor Amorth, Giorgio La Pira, la professoressa Vanni Rovighi e altri.

Ci si riuniva, la sera, a casa del professor Padovani. Il tema era: pensare a uno stato postfascista. Escludevamo, naturalmente, una reviviscenza dello stato liberale prefascista che per noi doveva essere considerato definitivamente morto. Pensavamo, invece, a un nuovo Stato democratico capace di inserire nella vita del paese le grandi masse popolari.

(Giuseppe Lazzati, “Noi, comunistelli di sacrestia”, intervista rilasciata a Enzo Magrì, in “Europeo”, 3 novembre 1984)

 

Eravamo [con Lazzati e il gruppo dossettiano] in tensione di ricerca, però l’averci stroncato questa tensione di ricerca ha fatto precipitare tutto, prima in una piattezza spaventosa, e poi in una decomposizione ideale inevitabile, con la conseguente corruzione morale. Sono fattori legati: una tensione di ricerca mantiene una certa compattezza, almeno attorno ad alcune speranze; la compattezza intorno ad alcune speranze mantiene a sua volta un più elevato tono morale.

Invece togliere la tensione di ricerca ha voluto dire togliere il momento unitivo e quindi ridurre la Democrazia Cristiana, il partito e tutto il mondo cattolico a una clientela continua e a espedienti continui, e da espediente ancora in qualche modo moralmente tollerabile poi è decaduto inevitabilmente in espediente anche moralmente intollerabile.

(Giuseppe Dossetti, “Io e Lazzati”, intervista rilasciata a Vincenza Sesti il 14 gennaio 1991 a Monte Sole)

 

Biografie e studi

Le tappe decisive di una vita attraverso i libri

 

 

Fabrizio Mandreoli, Giuseppe Dossetti, prefazione di Enrico Galavotti, Il Margine, Trento 2012.

L’autore, presbitero della Chiesa di Bologna, teologo e storico, uno dei migliori studiosi di Dossetti dell’ultima generazione, scrive nell’introduzione che vuole “mettere a disposizione un’introduzione alla vita di Guseppe Dossetti” presentando “gli snodi principali del suo itinerario, cercando “di dargli la parola, ricordando diversi passaggi dei suoi innumerevoli discorsi e dialoghi”.

Del libro è stata curata una edizione in lingua araba da parte del patriarca emerito di Gerusalemme, Michel Sabbah, nel 2018.

Speriamo che questo profilo contribuisca, almeno in minima parte, non solo a mostrare l’affascinante percorso esistenziale di Dossetti, ma anche a evidenziare alcuni dei convincimenti profondi che l’hanno animato.

Siamo persuasi, da un lato, che tali convinzioni intessono una trama di vita unitaria e, dall’altro, che esse – una volta recepite e rielaborate in contesti nuovi – siano dei “vettori” e delle “prospettive” importanti per i nostri giorni e per la vita della Chiesa, dei cristiani, della politica italiana e, più in generale, della convivenza sociale nel nostro Paese.

(Fabrizio Mandreoli)

 

Fabrizio Mandreoli, Giuseppe Dossetti, prefazione di Enrico Galavotti, Edizioni Dehoniane Bologna, Bologna 2020.

Riedizione, con qualche leggera modifica, del libro pubblicato dal Margine (vedi sopra), avendo questa casa editrice cessato l’attività.

L’esistenza di Dossetti è segnata in profondità dall’ascolto orante della Parola di Dio, dalla capacità di attenzione a quanto avviene nella vita degli uomini e da un desiderio incessante di libertà e verità. Da tutto questo scaturisce un continuo cercare, per sé e per gli altri, risposte adeguate e vie – spirituali e istituzionali, ecclesiali e politiche – per un futuro. Tutte prospettive lasciate alla nostra responsabilità e al nostro desiderio di cambiamenti profondi e autentici.

(Fabrizio Mandreoli)

 

 

Paolo Pombeni, Giuseppe Dossetti. L’avventura politica di un riformatore cristiano, Il Mulino, Bologna 2013.

Paolo Pombeni, docente di storia comparata dei sistemi politici europei nell’Università di Bologna, è stato tra i primi studiosi di Dossetti, un uomo, scrive,

che passa attraverso la politica e tuttavia non ha quella come meta, anche se dimostra, nell’esercizio delle funzioni a questa legate, una capacità stupefacente per una persona che costantemente continua a cercare di staccarsene…

 

Era stato nel senso più alto del termine un riformatore religioso e cristiano, perché aveva inteso che la riforma nascesse dall’indagine del mistero di Dio nella storia e implicasse il cambiamento interiore dell’uomo; non una volta per tutte, ma mano a mano che di questo mistero riusciva ad afferrare (o gli veniva rivelata) una porzione ulteriore. Una riforma complessiva, che univa l’intelletto e l’intuizione, la sfera privata e quella pubblica, il religioso e il sociale, la propria piccola koiné e il più vasto spazio pubblico, nazionale e del mondo”.

 

Di Pombeni vanno almeno ricordati due altri importanti volumi: “Le ‘Cronache sociali’ di Dossetti. Geografia di un movimento di opinione 1947/1951 (Vallecchi, 1976) e “Il gruppo dossettiano e la fondazione della democrazia italiana (1938-1948)” (Il Mulino, 1979).

 

 

Enrico Galavotti, Il giovane Dossetti. Gli anni della formazione 1913-1939, Il Mulino, Bologna 2006.

È il primo dei due volumi finora usciti della monumentale e magnifica biografia che l’autore, docente di Storia del cristianesimo nell’Università degli Studi “G. D’Annunzio” di Chieti-Pescara, ha dedicato a questo protagonista indiscusso delle origini e del primo consolidamento della democrazia repubblicana italiana, restituendone finalmente un profilo organico.

…dal punto di vista della formazione il ’39 segna un discrimine importante nella vita di Dossetti anche in un altro senso. Perché è tra la fine di quest’anno e l’inizio del 1940 che egli collocherà successivamente l’inizio della sua attività politica. È proprio quest’ultima dimensione la grande assente, sino al momento considerato, della stagione formativa.

(Enrico Galavotti).

 

 

Enrico Galavotti, Il professorino. Giuseppe Dossetti tra crisi del fascismo e costruzione della democrazia 1940-1948, Il Mulino, Bologna 2013.

Secondo volume della monumentale biografia dossettiana. Il terzo è atteso.

Dossetti è infatti certo di vivere una stagione della storia marcata da una svolta epocale, di essere sulla soglia del mutamento di un paradigma storico e quando parla e scrive di un mondo “nuovo” non si limita ad evocare la più suadente e usurata dele parole a cui un politico possa ricorrere, ma cerca appunto di descrivere una situazione reale che lui – sulla base di una capacità di osservazione non comune che è cosciente di possedere – percepisce nel profondo e ritiene debba essere colta e ben amministrata.

(Enrico Galavotti)

 

 

Giuseppe Trotta, Giuseppe Dossetti, la rivoluzione nello Stato, Camunia, Firenze 1996.

Una biografia intellettuale, spirituale e politica di Dossetti, opera di uno studioso, già responsabile dell’Ufficio studinazionale delle Acli, prematuramente scomparso.

Il libro è stato riedito da Aliberti nel 2007 con una prefazione di Giovanni Bianchi e una postfazione di Luigi Giorgi.

Il mio interesse per la vicenda politica di Giuseppe Dossetti è nato da un incontro tra la redazione della rivista “Bailamme” nel 1992 e il monaco ottantenne. Fu un’impressione fortissima; un’attenzione acuta agli eventi della storia si coniugava in lui ad una ricerca spirituale originalissima, capace come poche di porre anche al nostro presente domande essenziali. Nacque allora il bisogno di ripercorrere, scoprire, studiare quell’antica vicenda, per lui finita e conclusa, ma che a noi si presentva come un passaggio da attraversare per capire meglio e più a fondo le nostre stesse domande e i nostri stessi problemi.

Nessun astratto utopismo e nessuna impotente omelia, ma anche nessuna resa al presente. Dossetti viveva in una congiuntura eccezionale e aveva senso, per lui, stare in politica solo se si era in grado di inventare, se la politica assumeva il tono della creatività spirituale rispetto ai problemi dell’epoca.

(Giuseppe Trotta)

 

 

Salvatore Fangareggi, Il partigiano Dossetti, Aliberti, Reggio Emilia 2004.

Testimonianze e documenti della partecipazione di Dossetti alla Resistenza. Fu presidente del Cln  di Reggio Emilia (“l’unico cattolico alla presidenza di un siffatto organo lungo la linea gotica”, scrive Alberto Melloni in “Dossetti e l’indicibile”; cfr. più avanti).

…nella guerra partigiana, a diretto contatto con le forze popolari volontariamente impegnate in una lotta che a volte sembrò disperata, in mezzo a braccianti e mezzadri divenuti soldati non per ordine del Re ma per un ideale intensamente sentito anche se dai contorni ancora non ben definiti, l’impegno sociale di Dossetti per una società più giusta andò certamente accentuandosi.

(Salvatore Fangareggi)

Dossetti fu un precursore, in anticipo sui tempi; con lui, come accade con tutti i precursori, non si può parlare di ‘fallimento’. Il seme che i profeti hanno gettato non va mai perduto: lo si ritroverà nei temperamenti, nelle immagini, nella realtà di quel futuro che essi hanno contribuito a costruire.

(dalla prefazione di Benigno Zaccagnini).

 

Giuseppe Dossetti all’Assemblea Costituente e nella politica italiana, Atti del convegno promosso dalla Fondazione della Camera dei deputati, Palazzo Montecitorio, Sala della Lupa, 5 dicembre 2006, Camera dei Deputati, Roma 2007.

Relazioni di Leopoldo Elia, Paolo Pombeni, Alberto Melloni, Enzo Balboni, Raniero La Valle, Guido Formigoni, Pierluigi Castagnetti, Fausto Bertinotti, Pier Ferdinando Casini.

… il profilo così importante del Dossetti costruttore della identità costituzionale italiana non potrebbe essere pienamente compreso se non si risalisse alla sua fortissima personalità politica: egli era in grado di alternare momenti di freddo realismo, nelle analisi e nelle iniziative condotte durante un decisivo quinquennio, con intuizioni che sfioravano l’utopia.

De Gasperi gli riconosceva una temibile capacità “suggestiva” sui democristiani di seconda e di terza generazione; ed essa si è esercitata a lungo, anche dopo l’estate del 1951, proiettando su una parte notevole del suo partito la tensione alla ricerca e l’esigente richiesta di un “tono morale” confacente al nome cristiano.

(Leopoldo Elia, presidente emerito della Corte Costituzionale).

 

 

 

La locandina della presentazione del libro a Bolzano.

Telemaco Portoghesi Tuzi e Grazia Tuzi, Quando si faceva la Costituzione. Storia e personaggi della Comunità del porcellino, prefazione di Gian Antoonio Stella, introduzione di Paolo Prodi, Il Saggiatore, Milano 2010.

In via della Chiesa Nuova, 14, a Roma, a due passi da piazza Navona e da Montecitorio, negli anni della Costituente trovarono casa, presso le sorelle Portoghesi, i “dossettiani”: Giuseppe Dossetti, Giorgio La Pira, Giuseppe Lazzati, Amintore Fanfani, quest’ultimo al piano di sotto, con la sua famiglia. Crearono una piccola comunità di progetto e di vita che si diede un nome spiritoso per via dell’epiteto (“quel porco”) che l’onorevole Laura Bianchini, bresciana, partigiana, che faceva parte del gruppo, soleva indirizzare senza mezzi termini a taluni avversari.

Un libro ricco di testimonianze, lettere, documenti, fotografie.

L’importanza di queste pagine sta dunque nella rievocazione di un’atmosfera quotidiana unica, non spiegabile nei libri di storia “politica”, di una dinamica di gruppo dominata in modo naturale, anche nelle divergenze, dalla personalità di Giuseppe Dossetti.

(dall’introduzione di Paolo Prodi).

 

Alberto Melloni, Dossetti e l’indicibile. Il quaderno scomparso di “Cronache sociali”: i cattolici per un nuovo partito a sinistra della Dc (1948), Donzelli, Roma, 2013.

Il quaderno di ‘Cronache sociali’ che rivendicava l’autonomia dei cattolici in politica non uscì. Né allora né mai. Per quale ragione svanì dalle agende e prima di vedere la luce diventò un fantasma?.

Gli scritti deil quaderno scomparso sono stati in gran parte ritrovati e lo storico Alberto Melloni, direttore della Fondazione per le scienze religiose di Bologna (erede del Centro di documentazione fonndato da Dossetti), li pubblica in questo volume con un denso saggio introduttivo e interpretativo.

Essi ponevano l’urgenza di superare il ritorno del moderatismo nel mondo cattolico, che già era stato tra i maggiori responsabili della mancata resistenza al nascente fascismo, e di dare vita a un altro partito cattolico che raccogliesse le istanze di profondo cambiamento necessario all’Italia per salvare un’utopia politica che già nei primi anni dell’Italia repubblicana sembrava finita.

La battaglia nella quale il quaderno intendeva lanciarsi era chiara, ma è altrettanto chiara la sproporzione – anzi la crescente sproporzione tra le forze in campo. Il gruppo di “Cronache sociali” voleva lanciare un grido d’allarme all’indomani del 18 aprile davanti alla prospettiva di uno svuotamento di tipo politico dell’azione cattolica e della stessa missione della chiesa…

(Alberto Melloni)

 

 

Giuseppe Alberigo (a cura di), L’ “officina bolognese” 1953-2003, Edizione Dehoniane Bologna, Bologna 2004.

Documenti e testimonianze sulla nascita e la vita del Centro di Documentazione-Istituto per le Scienze Religiose fondato a Bologna da Dossetti all’indomani del suo abbandono della politica e diventato un centro di studi e di ricerca di livello internazionale. Il curatore delvolume, Giuseppe Alberigo, ne fu uno dei principali protagonisti. Il Centro nacque come comunità religiosa e comunità di studio. Poi i due ambiti si  separarono.

Suoi [di Dossetti] sono il progetto comunitario, l’ispirazione spirituale, la caratterizzazione laicale, l’impostazione culturale, lo stile di sobrietà, la scelta di Bologna e persino il disegno della Biblioteca. Dossetti prefigurava un modello di istituto di ricerca libero e agile, capace di realizzare un impegno generoso, pieno e creativo, quanto “leggero” nella struttura. Questi sono, e restano per il futuro, i tratti fondamentali e irrinunciabili dell’identità di questa realtà, come esperienza di un tipo nuovo di istituzione di ricerca della stagione post-università che superi il pantano della ripetizione, magari erudita, e concorra a una cultura creativa.

(Giuseppe Alberigo)

 

 

Paolo Prodi, Giuseppe Dossetti e le Officine bolognesi, Il Mulino, Bologna 2016.

Forte e schietta testimonianza autobiografica del rapporto, cruciale a anche dialettico, dell’autore, storico insigne, con Dossetti e con il Centro di Documentazione-Istituto per le Scienze Religiose. Già dal titolo si intuisce il taglio interpretativo diverso rispetto alla ricostruzione che della storia del Centro fa Giuseppe Alberigo (vedi sopra, L’officina bolognese). Anche con molte lettere inedite, appunti, documenti, ricordi Prodi mette in luce la ricchissima storia culturale e l’evoluzione del Centro e dello stesso Dossetti, contro ogni lettura che sottolinei la continuità di entrambi.

Nel volume trovano spazio anche testimonianze e documenti sui rapporti tra Prodi, e lo stesso Dossetti, con Ivan Illich, grande testimone e pensatore originale e provocatorio.

Paolo Prodi è stato Rettore dell’Università di Trento e direttore dell’Istituto storico italo-germanico del capoluogo trentino. Alle elezioni politiche del 1992 candidò in Trentino nelle liste della Rete e, come primo dei non eletti, subentrò in Parlamento come deputato nel 1994 a Carlo Palermo che aveva optato per il Consiglio regionale del Trentino-Alto Adige.

…un rapporto [con Dossetti] che ha inciso profondamente non soltanto sul mio cammino di ricerca ma anche, come punto di riferimento e di tensione, dialettica, sulla mia vita complessiva. Già in passato ho scritto che una personalità così complessa non può essere ridotta a una sola dimensione, come hanno fatto tutti coloro che ne hanno scritto come politico, uomo di Chiesa e del Concilio, monaco difensore ultimo della Costituzione italiana.

(Paolo Prodi)

 

 

 

Achille Ardigò, Giuseppe Dossetti e il “Libro bianco su Bologna”, Edizione Dehoniane Bologna, Bologna 2003.

Dossetti aveva abbandonato la politica, ma il cardinale di Bologna Giacomo Lercaro gli chiese di guidare la lista della Democrazia Cristiana alle elezioni comunali del 1956 sfidando il sindaco uscente comunista Giuseppe Dozza. Dossetti trasformò quella non voluta avventura in una grande occasione per elaborare un programma per la città (“il libro bianco”) fortemente innovativo che prevedeva, fra l’altro, per la prima volta in Italia i consigli di quartieri. La regia del programma e dei giovani studiosi che furono chiamati a contribuire alla sua elaborazione (tra cui Beniamino Andreatta) fu affidata al giovane sociologo Achille Ardigò.

Il libro si compone di due parti tra loro interconnesse. Anzitutto la ristampa di quasi la metà del Libro bianco su Bologna (da me curato nel 1955-56, sotto l’alta guida di Giuseppe Dossetti e con molti collaboratori, tutti anonimi) quale intenso e inusitato programma elettorale per l’improbabile candidatura di Dossetti a sindaco di Bologna, in contrapposizione al sindaco Dozza.

Vi ho poi aggiunto cinque miei capitoli per inquadrare, ora, l’evento di allora. Lo concludono tre quanto mai significativi contributi di riflessione offerti da mons. Luigi Bettazzi, da mons. Giovanni Nervo e dall’on. Pierluigi Castagnetti.

(Achille Ardigò)

 

 

Mario Tesini, Oltre la città rossa. L’alternativa mancata di Dossetti a Bologna (1956-1958), Il Mulino, Bologna 1986.

Dossetti, pur ottenendo un grande risultato, perse la sfida elettorale di Bologna col sindaco comunista Dozza e per due anni sedette tra i banchi dell’opposizione in consiglio comunale. Il libro ricostruire magistralmente l’intera vicenda, mettendo in risalto l’originale e grande impegno di Dossetti come consigliere comunale, per un biennio, nella “capitale del comunismo europeo”.

Ci sembra che si possa obiettivamente affermare che nessun’altra campagna elettorale amministrativa nella storia dell’Italia repubblicana abbia suscitato gli echi e le passioni di quella che nella primavera dell'”anno di ferro” del comunismo internazionale ebbe teatro nel capoluogo emiliano…

Senso della concretezza politico-amministrativa e insieme esigenza di spiritualizzazione della vita civile: è proprio nei limiti di questa difficile composizione che forse consiste l’essenza dell’utopia civile dossettiana, dell’ardua e suggestiva proposta di andare, in nome di un ‘cristianesimo integrale’ laicamente inteso perché adatto alle esigenze temporali dell’uomo che vive in comunità, oltre il mito e gli equivoci della “città rossa”.

(Mario Tesini)

 

 

Giampiero Forcesi, Il Vaticano II a Bologna. La riforma conciliare nella città di Lercaro e Dossetti, edizione a cura di Enrico Galavotti e Giovanni Turbanti, Il Mulino, Bologna 2011.

Un’ampia e assai documentata ricostruzione dell’applicazione delle riforme conciliari nella Chiesa di Bologna guidata dal cardinale Giacomo Lercaro del quale don Giuseppe Dossetti fu stretto collaboratore (“pro-vicario”).

Da un lato ero colpito dall’intensa meditazione liturgica di Lercaro, che mi appariva particolarmente vivida e sincera; percepivo come lì egli attingesse la sua grande passione per la chiesa e per gli uomini. Dall’altro, ero colpito dal rigore di Giuseppe Dossetti, dal suo ricercare continuamente l’essenziale, dal suo spingere gli uomini di chiesa a spogliarsi degli strumenti del potere terreno, dal suo condurre un’inesausta ricerca di purificazione, e in questo correggendo ripetutamente il suo stesso vescovo Giacomo.

(Giampiero Forcesi)

 

Giacomo Lercaro, Non la neutralità ma la profezia. Omelia del 1° gennaio 1968, Prima giornata mondiale della Pace, prefazione di Matteo Maria Zuppi, commento di Fabrizio Mandreoli e Giovanni Turbanti, Zikkaron, Marzabotto (BO) 2018.

L’omelia del cardinale Lercaro del 1° gennaio 1968, redatta col contributo determinante di Dossetti, allora il più stretto collaboratore dell’arcivescovo di Bologna, conteneva l’appello alla cessazione dei bombardamenti americani sul Vietnam del Nord. Fu la causa scatenante delle dimissioni imposte dal papa Paolo VI allo stesso Lercaro poche settimane dopo. Nel 1968 la Chiesa poteva essere per la pace, ma fino a un certo punto. Certo concorse alla liquidatoria rimozione del cardinale la sua tutt’altro che timida attuazione delle riforme conciliari.

Fabrizio Mandreoli nel suo commento ricorda che il 1° ottobre 2017, papa Francesco, nel corso della sua visita a Bologna, ha citato proprio quell’omelia come esempio per i cristiani perché siano

non neutrali, ma schierati per la pace.

Per la prima volta veniva riconosciuto, e al livello più alto, il magistero per la pace del cardinale. Mezzo secolo dopo, l’omelia inaccettabile è diventata esemplare.

Ma la Chiesa non può essere neutrale di fronte al male, da qualunque parte venga: la sua via non è la neutralità, ma la profezia; cioè il parlare in nome di Dio, la parola di Dio. Pertanto, nell’umiltà più sincera, nella consapevolezza degli errori commessi nella sua politica temporale del passato, nella solidarietà più amante e più sofferta con tutte le nazioni del mondo, la Chiesa deve tuttavia portare su di esse il suo giudizio, deve – secondo le parole di Isaia riprese dall’Evangelista san Matteo (12,18) – deve “annunziare il giudizio alle nazioni”.

(Giacomo Lercaro, Omelia del 1° gennaio 1968).

In una nota editoriale, Nicola Apano ricorda che il testo dell’omelia qui pubblicato è la trascrizione fedele della registrazione sonora trovata di recente. Registrazione che può essere ascoltata sul sito Studiare Dosetti www.dossetti.eu

 

 

Cecilia Impera, Al monte santo di Dio. La mia vita con la comunità di Dossetti, prefazione di Raniero La Valle, Il Margine, Trento 2012.

Suor Cecilia (Romana) Impera (1926) fece parte del primo nucleo di sorelle della comunità monastica fondata da Dossetti, la Piccola Famiglia dell’Annunziata.

Ma prima della vita nella comunità religiosa, suor Cecilia racconta la sua vita di bambina cresciuta con la famiglia a Riva del Garda in Trentino, il liceo dove con suo fratello Eugenio, di un anno più anziano, incontra i primi germi di Resistenza, la scelta della Resistenza da parte di Eugenio, “generoso, libero e assetato di verità”, tradito e trucidato in casa a diciotto anni, nel 1944, dai nazifascisti.

Dossetti volle a un certo punto che i fratelli e le sorelle vivessero anche all’estero – Grecia, Terra Santa, India – accanto ad altre confessioni religiose e nel servizio dei poveri. In India (dopo la Grecia e la Palestina) dal 1985 suor Cecilia studia a Benares, roccaforte dell’induismo, e dopo sei anni, nel 1991, a 64 anni compiuti, si laurea in filosofia indù con una tesi su “Il significato della vita e della morte: un’analisi critica dei maggiori testi indù”(pubblicata nel 1985 da Guaraldi). Poi resta in India aluni anni accanto ai più poveri.

La Famiglia nutriva sin dalla nascita questa aspirazione verso “un’inserzione nel grande flusso universale della Chiesa… fuori dell’Europa e della civiltà occidentale… dieci anni di stabile e solida preparazione a Bologna, poi si passa il mare”.

Nelle varie esplorazioni nella città [Benares] e nei dintorni mi colpì molto la condizione desolante dei contadini, costretti a vivere alla mercé dei crudeli padroni terrieri che dispongono della loro vita e cercano di mantenerli nella fame e nell’ignoranza per garantirsi i loro privilegi. I contadini non hanno alcun diritto, nemmeno di parola: la più elementare richiesta può costare loro la vita.

I proprietari terrieri appartengono alla casta brahmanica più feroce, hanno diritto di vita e di morte sui loro sudditi (diritto che esercitano largamente, senza che nessuno possa protestare: denunciare il diritto di un “signore” può costare la vita)…

Ho visto un ragazzo ucciso dalla polizia (che spesso è dalla parte del padrone perché è pagata da lui) per ordine del “signorotto” perché aveva attraversato il suo campo senza chiedergli il permesso.

(suor Cecilia Impera)

 

 

 

Giuseppe Dossetti. Prime prospettive e ipotesi di ricerca, a cura di Giuseppe Alberigo, Il Mulino, Bologna 1998.

Il volume raccoglie i testi delle relazioni svolte nella giornata di riflessione promossa, a un anno dalla morte di Dossetti, dalla Fondazione per le Scienze Religiose Giovanni XXIII di Bologna: “L’esperienza politica (1943 – 1951” di Giovanni Miccoli, “Rinnovamento della chiesa e partecipazione al concilio” di Giuseppe Alberigo, “L’esperienza della fede nel monachesino” di Enzo Bianchi.

Completano il volume tre “Appendici” con altrettanti testi di Dossetti: “Crisi del sistema globale” (1951) e  “Catastroficità sociale e criticità ecclesiale” (1953), trascrizioni di due lezioni tenute a due gruppi di giovani di Milano, e “Piano di studi per il Centro di Documentazione” (1953).

Parlare del Dossetti politico, inoltre, per me come per tanti che erano giovani o giovanissimi tra gli anni Quaranta e Cinquanta, significa parlare del proprio “mito politico”, e quindi misurarsi con questioni – e memorie di attese e speranze – che presentano forti implicazioni personali, e possibilità e rischi dunque di involontarie forzature, quando non di veri e propri fraintendimenti.

(Giovanni Miccoli)

 

 

Alberto Melloni (a cura di), Giuseppe Dossetti: la fede e la storia. Studi nel decennale della morte, Il Mulino, Bologna 2007.

Il volume raccoglie importanti contributi di Romano Prodi, Giuseppe Ruggieri, Giuseppe Alberigo, Umberto Allegretti, Giancarlo Mori, Paolo Trionfini, Paolo Pombeni, Alessandro Parola, Vincenzo Pacillo, Luciano Guerzoni, Umberto Mazzone, Paolo Prodi, Massimo Faggioli, Alberto Melloni.

È invalso l’uso di maneggiare con troppa disinvoltura la qualifica di “dossettiano”. Sia da parte di chi la brandisce polemicamente, sia da parte di chi la rivendica con orgoglio. Io stesso, che ho avuto il privilegio e la gioia di conoscere Dossetti e di frequentarlo, non oso qualificarmi dossettiano. Lui pure, ne sono convinto, reagirebbe a una certa leggerezza nell’evocazione della sua eredità.

 

Ho memoria diretta dell’angoscia con la quale don Giuseppe visse la guerra del Golfo nel 1991. Intuì sin da allora l’insorgere dei germi di un conflitto di civiltà, i contraccolpi di lungo periodo di quella guerra sul mondo islamico, gli imprevedibili ma allarmanti sviluppi di essa.

(Romano Prodi)

 

 

A colloquio con Dossetti e Lazzati. Intervista di Leopoldo Elia e Pietro Scoppola (19 novembre 1984), Il Mulino, Bologna 2003.

Una memorabile intervista rimasta nel cassetto per vent’anni. L’ex presidente della Corte Costituzionale Leopoldo Elia e lo storico Pitero Scoppola dialogano con Giuseppe Dossetti e Giuseppe Lazzati intorno ad alcuni momenti cruciali della vita politica italiana.

Scrivono Leopoldo Elia e Pietro Scoppola:

A questo punto è giusto ricordare il ruolo che ebbe Giuseppe Lazzati nel lungo processo di maturazione del pensiero costituzionalistico dei cattolici democratici: la sua partecipazione al nostro dialogo con Dossetti era tutt’altro che occasionale; e faceva parte di quell’ultimo periodo in cui l’ex rettore dell’Università Cattolica cercava l’amico di sempre per una comune riconsiderazione delle domande che poneva la progressiva decadenza della Democrazia Cristiana.

 

 

Luigi Pedrazzi, Sette giorni a Sovere, Il Mulino, Bologna 2002.

Luigi Pedrazzi fu tra le personalità più vicine a Dossetti. Il libro raccoglie alcuni suoi interventi, tra cui molti su Dossetti, tenuti ai corsi di cultura politica e formazione cristiana promossi a Sovere, in provincia di Bergamo, dalle parrocchie di Sammartini e Sant’Antonio alla Dozza di Bologna. Con una bella prefazione di Edmondo Berselli.

… è il caso di accennare  al fatto che Luigi Pedrazzi è uno dei fondatori del Mulino. Cioè uno dei giovani, con Fabio Luca Cavazza, Federico Mancini, Nicola Matteucci, Antonio Santucci e pochi altri, che nel 1951 costituirono il primo nucleo di quella che oggi è una delle maggiori e più autorevoli realtà culturali italiane…

E subito dopo il Mulino è d’obbligo sottolineare qual è la figura che domina i sette contributi di riflessione presentati nel journal (politico, personale, spirituale) compreso nelle pagine che seguono. Si tratta della figura di Giuseppe Dossetti, incontrato da Pedrazzi nel 1956, cioè quando la vicenda politica dossettiana volgeva al termine…

Sembra che il vasto orizzonte non di pessimismo, bensì di autentico e radicale realismo illustrato da Dossetti, sia punteggiato  da luminescenti esperienze spirituali, in cui uomini e donne raccolti in fraternità non si limitano a testimoniare, e non circoscrivono la loro attenzione verso il mondo soltanto alla preghiera: ma piuttosto esercitano il loro pensiero, approfondiscono la loro cultura, ripensano la storia, provando a far coincidere la loro cura per il mondo, e per il paese, con l’ispirazione di fede che li anima.

(dalla prefazione di Edmondo Berselli)

 

Luigi Pedrazzi, Resistenza cattolica, Il Mulino, Bologna 2006.

Resistenza come atteggiamento interiore di fedeltà ai principi e agli insegnamenti dei grandi testimoni di fede e impegno sociale e politico. Il libro raccoglie scritti vari degli anni 2004 e 2005 e dodici articoli su Dossetti, con la postilla “Non dirti dossettiano”.

Concludo queste pagine, forse partigiane per affetto e sostanzialmente elementari nella interpretazione della figura di Dossetti, con un consiglio che invece penso sia serissimo ed equo: Non dirti dossettiano, né in chiesa né nella Repubblica…

Dei pensieri più convinti di Dossetti fa parte l’idea che sia pericoloso fidarsi troppo, in ogni caso, di ciò che è stato pensato e voluto in altre stagioni. Specialmente pericoloso per chi sia nell’azione politica, sempre contingente a situazioni instabili e a qualità degli uomini direttamente in campo. Anche i pensieri più giusti, se li vuoi mantenere fecondi, devi rielaborarli in profondità…

(Luigi Pedrazzi)

 

Giuseppe Dossetti e il Medio Oriente, numero monografico di “Egeria” (Anno VI, n. 11 gennaio-giugno 2017), Rivista dell’Istituto Superiore di Scienze Religiose “Beato Gregorio X” di Arezzo, diretta da Marco Giovannoni e pubblicata dall’editore Nerbini di Firenze, con saggi di Nicola Apano, Tommaso Bernacchia, Ignazio De Francesco, Giuseppe Ferretti, Enrico Galavotti, Marco Giovannoni, Fabrizio Mandreoli.

Il “mistero di Israele”, il rapporto con l’Islam, la geopolitica mediorientale, la “scoperta” delle Chiese orientali, i dialoghi biblici a Gerico: il pensiero e la parola di Dossetti, per lunghi periodi in Terra Santa dove la sua comunità religiosa, la Piccola Famiglia dell’Annunziata, si è insediata da tanti anni.

Con un inedito di Dossetti: Incontro con una rappresentanza della diocesi di Ivrea (Gerusalemme, 31 agosto 1979). Il testo è la trascrizione da registrazione magnetica dell’intervento di Dossetti fatto nell’incontro a Gerusalemme con un gruppo di sacerdoti e di laici della diocesi di Ivrea, guidato dall’arcivescovo Luigi Bettazzi, durante un pellegrinaggio in Terra Santa.

La prima cose che mi viene da dirvi e che mi si sta radicando sempre più nel cuore è una convinzione che esprimerei in questo modo: la nostra Chiesa d’Occidente, quindi prima di tutto la Chiesa romana nel suo insieme e tutte le Chiese che hanno con essa un rapporto più formalizzato, e poi anche tutte le altre Chiese – perché questo è vero anche per le Chiese luterane e della Riforma e in una certa misura, malgrado tutto, anche per la stessa Chiesa d’Oriente – sono in realtà ormai una Chiesa d’Occidente che si sposta sempre di più a Occidente. Avviene cioè un movimento di deriva, di occidentalizzazione progressiva sempre più accentuato.

(Giuseppe Dossetti, Incontro con una rappresentanza della diocesi di Ivrea)

 

Marco Giovannoni e Fabrizio Mandreoli, Spazio europeo e mediterraneo. Le analisi profetiche di Dossetti e La Pira, Il Pozzo di Giacobbe, Trapani 2019.

Il volume unisce un testo di Marco Giovannoni, Il ‘Grande lago di Tiberiade’ di Giorgio La Pira e un testo di Fabrizio Mandreoli, Dossetti e lo spazio Mediterraneo.

La lettura profonda e prospettica degli avvenimenti della storia degli uomini e dei popoli, la capacità di indagare i dinamismi storici considerandone la pluralità delle tensioni, non solo i transitori rapporti di forza economici e militari, ma anche le radici culturali, religiose, le aspettative profonde dei popoli, prima fra tutte l’aspirazione alla giustizia e al futuro, è sicuramente la prima lezione che ci viene da Giuseppe Dossetti e da Giorgio La Pira.

(dalla prefazione del cardinale Gualtiero Bassetti)

Si tratta per la comunità [di Dossetti] di un percorso con diverse e prolungate tappe. Un multiforme processo di: radicamento abitativo – a Gerico, a Gerusalemme, in Giordania, in Cisgiordania con molteplici visite in più parti del Medio oriente -, di contatto con le Chiese orientali che vivono in Terra Santa che si rivelano di grande ricchezza storica, teologica e liturgica, di lavorio di conoscenza ed incontro con la lingua, il mondo e il tema – storico e teologico – ebraico insieme con l’impatto esigentissimo con la lingua araba, la cultura islamica e con il mistero post-cristiano dell’Islam.

(Fabrizio Mandreoli)

Da un lato è in me la memoria indelebile dell’olocausto ebraico e un’apertura e una sensibilità consonanti con la grande tradizione dell’Israele eterno – l’Israele spirituale – che ritengo ancora necessaria al Cristianesimo e alla Chiesa per aucomprendersi e per vivere con totale coerenza e fedeltà la propria missione nel mondo.

Dall’altro è la lucida e aperta consapevolezza che il mondo intero, specialmente il nostro mondo occidentale (forse prima e più che lo stesso Stato israeliano) ha commesso – e continua a commettere – nei confronti degli arabi palestinesi un’enorme ingiustizia (qualunque sia il loro errore o la loro colpa) e che la pace – nello stesso interesse dello Stato di Israele – non potrà esservi senza una riparazione effettiva delle ingiustizie consumate e senza la restituzione di una parte dei territori a un popolo conculcato e da tutti i lati spinto alla disperazione.

(Giuseppe Dossetti)