“Nigeriano, Eghe è arrivato in Trentino nel 2015. Alle spalle le dolorose traversate di Sahara e Mediterraneo. In Italia ha imparato l’italiano e un mestiere. È operaio a Storo e quest’anno è riuscito a ricongiungersi con i quattro figli e la moglie Marian.(…)
Eghe abita in una casa di Valdaone che altrimenti sarebbe rimasta disabitata. Il bando del Comune era pensato per aiutare i richiedenti asilo.” (Laura Galassi, Rai)
La storia di Eghe
Accolto nel 2015, ora ha un lavoro e una casa dove vivere con la famiglia. Ad aiutarlo una fitta rete di volontariato, che si è rafforzata dopo lo smantellamento dell’accoglienza pubblica
Formino, frazione di Bersone, Giudicarie. Una decina di abitanti, la metà fanno parte della famiglia di Eghe Osagiede.
Nigeriano, Eghe è arrivato in Trentino nel 2015. Alle spalle le dolorose traversate di Sahara e Mediterraneo. In Italia ha imparato l’italiano e un mestiere. È operaio a Storo e quest’anno è riuscito a ricongiungersi con i quattro figli e la moglie Marian.
Ad aiutare Eghe una rete di volontari. Dopo lo smantellamento dei progetti pubblici di accoglienza voluto dalla prima giunta Fugatti, il loro sostegno si è rafforzato. Così Vincenzo Zubani e la moglie Franca, che fanno parte del comitato “Sopra il ponte”, a Formino sono diventati per Eghe una famiglia.
Negli ultimi 10 anni una trentina di richiedenti asilo si è stabilita con successo nelle Giudicarie. All’inizio c’era ostilità, perfino un attentato nella casa che li ospitava, poi l’approccio è cambiato. E l’integrazione è diventata realtà.
Eghe abita in una casa di Valdaone che altrimenti sarebbe rimasta disabitata. Il bando del Comune era pensato per aiutare i richiedenti asilo.
“Qua la gente si è dimostrata subito solidale – spiega Vincenzo Zubani – anche le persone più esplicitamente contrarie ad ogni forma di immigrazione si sciolgono. Quando si avvicinano bambini come questi, non ci si può non innamorare”.
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