«Essere di “sinistra” oggi» e «Questione meridionale e rivoluzione dei comportamenti»: sono i titoli (che potrebbero essere riproposti pari pari oggi) delle due scuole di formazione politica organizzate nell’estate del 1983 in Trentino e in Sicilia dalla Lega democratica e dalla Rosa Bianca, anime del cattolicesimo democratico. Ad Acireale (Catania) si aprì con Sergio Mattarella, a Brentonico (Trento) con Achille Ardigò. Presiedette in entrambe le situazioni Paolo Giuntella.
La cultura politica di David Sassoli ha qui le sue radici. Qui nascone le rose bianche che hanno accompagnato il suo commiato, a Roma e a Strasburgo.
Dove nascono le rose bianche per David Sassoli
di Vincenzo Passerini
21 gennaio 2022
Un grande cuscino di rose bianche sotto l’effigie di David Sassoli. Una rosa bianca su molti scranni dei parlamentari. Anche su quello di Mario Draghi, capo del governo italiano, ospite d’onore per quel solenne e triste momento. Il Parlamento europeo di Strasburgo era inondato di rose bianche alla commemorazione del suo Presidente, il 17 gennaio scorso.
Difficile trattenere la commozione. Perché anche la nostra storia personale, e di tanti amici e amiche, si è intrecciata con quella di David Sassoli attorno a una rosa bianca. Anzi, a due, contemporaneamente: la memoria della Rosa Bianca tedesca – la Weiße Rose – dei giovani resistenti cristiani di Monaco di Baviera uccisi dai nazisti nel 1943, e l’impegno nella Rosa Bianca italiana, l’associazione di cultura politica fondata nel 1979 da Paolo Giuntella che agli ideali di quei giovani, verso i quali erano forti le affinità elettive, e ai valori del cattolicesmo democratico di richiamava. E si richiama, perché l’associazione continua la sua attività.
Quelle rose bianche per David Sassoli, a Roma e a Strasburgo, ricordavano l’eroismo di Hans e Sophie Scholl (citati da Sassoli nel discorso di inaugurazione del suo mandato), Alex Schmorell, Christoph Probst, Willi Graf, Kurt Huber che diffusero dei bellissimi e implacabili volantini, firmati “Weiβe Rose”, inneggianti alla resistenza nonviolenta, attraverso soprattutto il sabotaggio, contro il nazismo in nome della persona umana, dei valori del Vangelo, dell’umanesimo democratico, della giustizia sociale, della solidarietà tra i popoli, del rifiuto della guerra, dell’unità dell’Europa. E per questo finirono ammazzati.
I volantini della Weisse Rose denunciavano con enorme coraggio i crimini del nazismo e la complicità del popolo tedesco che non reagiva a questa barbarie e rimaneva passivo, se non direttamente corresponsabile. Ma insieme prefiguravano una nuova società e una nuova Europa che dovevano nascere dalle macerie e dai lutti.
Fare memoria di quella bellissima pagina di resistenza, nonviolenta, attiva, coraggiosissima, voleva dire, dunque, non semplicemente ricordarla, ma impegnarsi nella società e nella politica per cercare di realizzare il sogno di umanità nuova dei giovani tedeschi.
Paolo Giuntella (1946-2008), romano, giornalista della Rai (e prima di altre testate), molto battagliero sul fronte di un’informazione pluralista, non asservita ai potentati, e suscitatore instancabile di coscienze libere, cristianamente e culturalmente formate, racconta nel libro Il fiore rosso. I testimoni, futuro del cristianesimo (Paoline, 2006) perché scelse di chiamare “Rosa Bianca” l’associazione che decise di fondare nel 1979.
Modelli ideali per un nuova associazione
«Ricordo perfettamente quella sera del lontano 1959 in cui papà [Vittorio Emanuele Giuntella (1913-1996), storico ed ex internato militare nel lager] portò a casa un piccolo libricino della casa editrice Laterza [in realtà La Nuova Italia] scritto da Inge Scholl, la sorella di Hans e Sophie, sulla “Rosa Bianca”.
Ero un bambino. E quella sera “i ragazzi della Rosa Bianca” – per la verità studenti universitari e un professore – divennero per me un mito. Papà, che già mi aveva parlato di loro e che, dopo l’esperienza del lager, aveva continuato a cercare tedeschi che avevano detto di no al nazismo e tentato strade di resistenza sia pure piccole, ultraminoritarie, magari anche solo culturali o religiose, dette dunque vita alla leggenda.
E soprattutto la sua passione era rintracciare, tra i cattolici e i protestanti, i dissidenti, gli oppositori a Hitler, anche quelli che pagarono con la vita, come il pastore Dietrich Bonhoeffer, uno dei maggiori maestri del cristianesimo del Novecento.
Nessuno dei miei amici ne sapeva qualcosa, e tanto meno sapevano di altri, dal contadino austriaco Franz Jägerstätter a padre Delp, a von Moltke…
Dunque gli studenti Hans e Sophie Scholl, Willi Graf, Alex Schmorell, Christoph Probst, Hans Leipelt – che pur non conoscendo gli Scholl fu l’unico, all’Università di Monaco, che solidarizzò, dopo l’arresto, con la famiglia – e il professor Kurt Huber erano non solo dei martiri da esibire nelle discussioni a scuola e dagli scout, ma modelli ideali.
L’idea di una resistenza – necessariamente, peraltro, nella loro condizione – nonviolenta, fatta con volantini e scritte sui muri, fu per me bambino e poi studente alle medie e al liceo irresistibile.
In più c’era il fascino di una ragazza, Sophie, assolutamente normale, abbastanza carina – almeno dalle foto così s’intuisce -, che amava la danza, le buone letture, la vitalità e la spontaneità.
Insomma, quelli della Rosa Bianca non erano eroi o santi lontani e irraggiungibili, ma studenti come noi, per giunta attratti dalle stesse letture. Avevamo in comune con loro dei maestri, e la passione per la letteratura e la poesia, il fuoco della politica e della ribellione all’ingiustizia.
Ecco perché, quando si presentò l’occasione – io credo a certe coincidenze spirituali, a un disegno esterno e superiore alle nostre volontà che crea incredibili e straordinari legami non solo simbolici – tirai fuori come nome di un’associazione nascente quello pieno di suggestioni evocative della Rosa Bianca.
Era l’estate del 1979, dopo tre anni – la primitiva idea di questa piccola comunità, di questa associazione liberal di cattolici personalisti e comunitari venne fuori in un viaggio in treno nel 1976 da Ancona verso Roma, di ritorno da un convegno dell’Istituto Maritain, con il professor Achille Ardigò e Cesare Martino, giovane sociologo e dirigente dell’Azione Cattolica, prematuramente scomparso – nella casa dei Comboniani a Limone del Garda riuscii a convincere gli otto o nove fondatori e scegliere quel nome.» (Paolo Giuntella)
La Lega democratica
La piccola associazione Rosa Bianca nasce dunque, ricorda Giuntella, nel 1979. Ma come si era incontrato quel gruppetto di fondatori provenienti da diverse regioni?
Facciamo una breve cronistoria attingendo anche a nostri diari.
Quel primo gruppetto della Rosa Bianca si era incontrato nell’ambito della Lega democratica, un’associazione nata su iniziativa di un gruppo di intellettuali e sindacalisti cattolici che si erano schierati contro l’abrogazione della legge sul divorzio nel referendum del 1974.
La decisione di questi “cattolici democratici per il ‘no'”, che non si erano allineati, in nome della laicità dello Stato, alle posizioni della Chiesa e della Democrazia cristiana fortemente mobilitate per votare “sì” all’abrogazione della legge sul divorzio approvata nel 1970, suscitò una enorme risonanza perché si trattava di personalità di grande rilievo in ambito sociale, culturale, ecclesiale.
Un gruppo di questi cattolici critici decise di dare vita alla Lega democratica, un’associazione di cultura politica che voleva essere un punto di riferimento per quei cattolici progressisti che non si riconoscevano nei partiti della sinistra e che perseguivano o un profondo rinnovamento della Democrazia cristiana, oppure, una parte di loro, la creazione di un secondo partito cattolico più a sinistra della Dc. Questi due orientamenti segnaranno sempre la vita dell’associazione.
Questi cattolici si definivano “cattolici democratici”, un termine non sempre ben chiaro, ma che rimandava a una cultura politica che aveva alcuni punti forti: laicità dello Stato, autonomia dei cattolici in politica rispetto alla Chiesa, primato della coscienza, personalismo comunitario ispirato a Mounier e Maritain (una terza via tra statalismo comunista e individualismo liberale-capitalista), riformismo sociale, forte senso delle istituzioni, ancoraggio alla Costituzione, intransigente rifiuto di alleanze con la destra postfascista, europeismo, attenzione al Terzo mondo e ai movimenti di liberazione, impegno per la pace. Un caposaldo è il riferimento al Concilio Vaticano II.
Questo cattolicesimo democratico aveva avuto nel dopoguerra alcuni leader, culturali e politici, nella sinistra della Democrazia cristiana: Giuseppe Dossetti, Giorgio La Pira, Aldo Moro, Giuseppe Lazzati, per ricordare i principali. Dossetti era sicuramente la personalità più carismatica e il punto di riferimento principale.
Ma solo Moro aveva continuato a impegnarsi nel partito. La Pira era andato a fare il sindaco di Firenze (in maniera, peraltro, da lasciare un segno indelebile), Lazzati era tornato a fare il professore di letteratura cristiana antica all’Università cattolica di Milano (di cui sarà anche un grande rettore) e Giuseppe Dossetti, il carismatico leader, era diventato sacerdote e aveva fondato una comunità monastica e un centro di studi.
Come a dire: il cattolicesimo democratico, anche per una forte ispirazione evangelica che lo anima e che convive con un profondo rispetto della laicità dello Stato, conosce una perenne inquietudine interiore che lo porta ad essere, da una parte, molto esigente verso la politica, sia sotto l’aspetto etico sia sotto quello della spinta riformatrice, dall’altra a riconoscere i limiti dell’azione politica stessa.
La sinistra democristiana era stata il luogo politico dove il cattolicesimo democratico si era per lo più espresso. Ma quel rapporto stava andando in crisi.
Tra i promotori e gli animatori della Lega democratica ricordiamo: lo storico Pietro Scoppola, il sociologo Achille Ardigò, Luigi Pedrazzi, tra i fondatori della rivista e casa editrice Il Mulino, l’economista Beniamino Andreatta, l’urbanista Leonardo Benevolo, lo storico Paolo Prodi e l’economista Romano Prodi, il partigiano, sociologo e sindacalista Ermanno Gorrieri, lo storico Roberto Ruffilli (che sarà ucciso dalle Brigate Rosse nel 1988), la professoressa Paola Gaiotti De Biase che sarà anche presidente dell’associazione. E poi Piero Bassetti, Luigi Bazoli, Arturo Parisi. Ed altre autorevoli personalità. Tra i simpatizzanti anche il regista Ermanno Olmi.
La Lega democratica promuove convegni (particolarmente importanti quelli di Brescia), dà vita a una rivista, “Appunti di politica e di cultura”, e nel 1977 anche a una scuola estiva di formazione politica a Montecreto, in provincia di Modena, alla quale partecipano una cinquantina di giovani provenienti da tutta Italia (tra i quali ci sono anch’io insieme ad altri due amici di Brentonico in Trentino). Tra i relatori Pietro Scoppola, Ermanno Gorrieri, Gian Paolo Meucci (il magistrato amico di don Milani), Ettore Massacesi.
Nel gruppo romano, con Paolo Giuntella c’è anche David Sassoli, classe 1956, fiorentino trapiantato a Roma. È uno dei giovani, alcuni dei quali diventeranno giornalisti affermati, che frequentano l’associazionismo cattolico (Fuci, Scout, Azione Cattolica) e hanno in Giuntella, nella sua casa (sempre ospitale anche grazie a Laura Rozza, già presidente nazionale della Fuci, moglie di Paolo e non meno coinvolta di lui nella Lega democratica e poi nella Rosa Bianca) e nelle sue iniziative un fecondo, creativo e anticonformista centro di aggregazione culturale, sprituale, politico.
Le rose bianche per David Sassoli nascono qui, in questo ambiente umano, religioso, politico.
La Rosa Bianca
La Rosa Bianca italiana spunta dall’albero della Lega democratica.
Al convegno nazionale della Lega democratica che si svolge a San Felice del Benaco, sul lago di Garda, in provincia di Brescia, nelle giornate del 9 e 10 febbraio 1979 sul tema “Stato e forze sociali” (che si apre con una densa relazione di Ermanno Gorrieri sulla questione del lavoro), Paolo Giuntella, che è tra i fondatori della Lega democratica, promuove un incontro a latere con un gruppo di giovani presenti.
Occorre, dice Giuntella, creare uno spazio autonomo dalla Lega democratica, pur continuando a riconoscerla come punto di riferimento. Abbiamo speranze di cambiamento della realtà e domande di maggior radicalità, anche evangelica, che nella Lega non possono trovare spazio. Incontriamoci a marzo a Reggio Emilia per concretizzare l’idea di nuovo gruppetto di coscienze libere. I presenti, almeno una buona parte (ma non sono numerosi), concordano.
Dal 10 all’11 marzo 1979, nel Convitto Missionario Parrocchiale di Sassuolo, in provincia di Reggio Emilia, si riunisce il gruppetto dei fondatori della Rosa Bianca. Ci sono, con Giuntella: Gino Mazzoli, Pinuccia Montanari e Renzo Lusetti di Reggio Emilia; Eugenio Gaiotti di Roma; Laura Rozza, futura moglie di Giuntella, di Milano, ma a Roma alla presidenza della Fuci; Gigi Poletto e altri tre amici di Vicenza; Maria Pini e Stefano Ceccanti di Pisa; Gianni Kessler, Michele Nicoletti e Vincenzo Passerini dal Trentino.
I partecipanti (una parte sono studenti universitari), oltre che aderire alla Lega democratica, sono impegnati in vari ambiti: associazionismo cattolico, realtà sociali, sinistra Dc. Qualcuno cerca nuovi approdi politici. Con l’assassinio di Moro una stagione politica è finita.
Un orientamento forte accomuna i presenti, pur nella diversità delle storie personali: la necessità di creare uno spazio dove poter investire le proprie speranze e la propria tensione utopica frustrate dalla politica esistente e dalla deludente situazione ecclesiale. Si cerca una nuova sintesi tra grandi speranze di cambiamento (sociale, politico, ecclesiale), richiamo esigente al Vangelo e impegno concreto nella realtà. Questo richiede, innanzitutto, la formazione di se stessi.
Si discute su cosa fare: incontri di formazione spirituale, teologica, politica tra di noi; scuola estiva di formazione rivolta anche ad altri, visto il vuoto di formazione politica che c’è; decalogo interno per il gruppo, una sorta di patto spirituale, morale e comportamentale; un minimo di segreteria organizzativa.
Il 6 maggio e il 17 giugno si svolgono altri due incontri a Roma, a casa Giuntella.
Nel primo si discute sul ruolo e la metodologia di lavoro dei piccoli gruppi, dopo aver letto tutti un libro sull’argomento. La relazione introduttiva è di Eugenio Gaiotti.
La Rosa Bianca, fin dall’inizio, si pensa come piccolo gruppo, piccola comunità, e tale resterà. Sempre. Anche adesso, dopo più di quattro decenni di vita, con alti e bassi, e aderenti che cambiano, inevitabilmente, è un piccolo gruppo. Non ha mai ambito a niente di più. Un piccolo gruppo di coscienze libere che si aiutano a crescere insieme, spiritualmente e culturalmente, e che poi si impegnano nelle rispettive realtà, negli ambiti, politici, sociali, ecclesiali che ciascuno ritiene più idonei.
Nel secondo incontro romano (17 giugno 1979) ci si confronta sul Corso fondamentale sulla fede del teologo Karl Rahner. Almeno su alcune pagine. Il testo è tosto. L’autore è uno dei più grandi teologi del Novecento. Poi lo si abbandonerà e si sceglierà al suo posto il libro del teologo spagnolo Juan Alfaro, Speranza cristiana e liberazione dell’uomo.
Comincia proprio così la vita della Rosa Bianca: ci si trova a Roma in un fine settimana, magari facendo di notte 600 chilometri all’andata e altrettanti al ritorno, per discutere con un gruppetto di amiche e amici di un libro di teologia o di sociologia.
Le scuole estive di formazione politica
Il 15 luglio incontro a Firenze per organizzare la scuola estiva di formazione e un convegno nazionale rivolto ai giovani.
La scuola estiva di formazione politica si svolge in agosto a Limone sul lago di Garda nella Casa dei padri Comboniani. Discreta la partecipazione. L’incontro è impostato come confronto aperto e si concentra soprattutto su temi teologici e spirituali. La formazione spirituale come punto di partenza di ogni altra formazione. Ma c’è anche spazio per i temi sociali e politici. È presente anche il professor Achille Ardigò.
Il convegno rivolto ai giovani ha luogo a Pisa, nell’agosto del 1980, sul tema: “Riamare la politica: senso e non senso della militanza”. La relazione di base è di Laura Rozza.
Nell’agosto del 1981 la scuola estiva della Rosa Bianca ha luogo a Mazzin di Fassa, in Trentino. Tema: “Il futuro della politica”. Relatori Giuntella, Nicoletti, Ardigò, Scoppola, Pedrazzi, Paola Gaiotti, Giuseppe Tognon. La partecipazione è notevolissima. Molti i giovani. La scuola segna il salto di qualità della Rosa Bianca.
All’inizio di quell’anno (1981) è nata anche la rivista mensile Il Margine, a Trento, che annovera tra i fondatori alcuni dei fondatori della Rosa Bianca. L’attività di queste due realtà continuerà a intrecciarsi, sempre. A partire dall’organizzazione delle scuole estive e dalla pubblicazione degli “Atti” delle stesse scuole che Il Margine realizza con costanza, anno dopo anno. E che rappresentano oggi un prezioso deposito di una lunga e feconda stagione di scuole di formazione politica.
Nel giugno 1982 Paolo Giuntella è eletto presidente della Lega democratica. La Rosa Bianca continua ad avere una propria attività, accanto a quella della Lega. Le scuole estive vengono promosse dalla Lega democratica insieme alla Rosa Bianca.
Nell’agosto 1982 la scuola estiva torna in Val di Fassa, ma a Campitello. Tema: “La nuova politica”. Relatori: Giuntella, Tognon, Gaiotti, Ardigò, Piero Bassetti, Scoppola.
Nel 1983 le scuole estive diventano due: una a Brentonico, in Trentino (dove continueranno a svolgersi fino al 1998) e una ad Acireale, in Sicilia, dove troviamo anche, tra i relatori, il futuro presidente della Repubblica Sergio Mattarella.
Ecco il programma delle due scuole pubblicato dalla rivista della Lega democratica “Appunti di cultura e di politica”:
Le due scuole ben rappresentano quel momento storico. Alcuni esponenti della Lega democratica hanno scelto di candidare nella Democrazia cristiana (Scoppola, Ruffilli, Mattarella) e sono stati eletti. Hanno accolto la sfida riformatrice di De Mita. Altri non hanno condiviso la scelta (Ardigò e Gorrieri tra questi) e continuano a credere in un movimento di animazione libero da legami di partito. Il dialogo con la sinistra storica si riapre dopo che con l’assassinio di Moro è stato chiuso. La Lega democratica è uno spazio per questo dialogo.
Non è questo il luogo per fare una storia della Lega democratica (una l’ha già scritta Lorenzo Biondi) e della piccola Rosa Bianca.
Fermiamoci qui. Ricordiamo solo, ancora, alcune cose.
La Lega Democratica cessa l’attività nel 1987. L’anno prima la scuola estiva non si era svolta. La Rosa Bianca continuerà la propria attività dopo un anno, il 1986, di riflessione interna. Un anno aperto e chiuso da due intensi incontri con don Giuseppe Dossetti che segneranno fortemente la piccola associazione.
Dal 1987 riprenderanno le scuole estive di formazione politica, sempre a Brentonico fino al 1998. E poi in altre regioni. Si organizza annualmente anche un incontro di spiritualità (a Camaldoli, Bose, Firenze, Roma, Fonte Avellana…).
Alcune migliaia di giovani e adulti hanno partecipato alle scuole estive e agli incontri di spiritualità della Rosa Bianca. Poi tornavano nella loro città o nel loro paese. Magari non incontravano più la Rosa Bianca. Ma, certo, qualcosa si erano portati dentro. E quel qualcosa non è calcolabile.
Tra i moltissimi relatori delle scuole estive e degli incontri di spiritualità ne ricordiamo alcuni:
Achille Ardigò, che spesso ha tenuto la relazione introduttiva (quasi tutte raccolte ora in un volume), Pietro Scoppola, Luigi Pedrazzi, Roberto Ruffilli, Ermanno Gorrieri, Paola Gaiotti De Biase, David Maria Turoldo, Camillo De Piaz, Benedetto Calati, Giovani Nervo, Johann Baptist Metz, Alex Zanotelli, Eugenio Melandri, Fausto Martinetti, Umberto Neri, Enzo Bianchi, Luigi Ciotti, Armido Rizzi, Vinicio Albanesi, Raffaele Nogaro, Sergio Quinzio, Luigi Lorenzetti, Raniero La Valle, Severino Dianich, Lorenzo Prezzi, Marcello Semeraro, Franz Josef Müller (della Weiße Rose), Anneliese Knoop-Graf (sorella di Willi Graf della Weiße Rose), Elisa Springer (sopravvissuta ad Auschwitz), Glen Garfield Williams, Hans Pfeifer, Vittorio Emanuele Giuntella, Alex Langer, Giuliano Pontara, Nino Andreatta, Mino Martinazzoli, Paolo Prodi, Romano Prodi, Guido Bodrato, Leoluca Orlando, Nando Dalla Chiesa, Diego Novelli, Anna Finocchiaro, Walter Veltroni, Letizia Tommassone, Cettina Militello, Leonardo Benevolo, Giorgio Nebbia, Esperanza Martinez, Serge Latouche, Antonino Caponnetto, Leopoldo Elia, Valerio Onida, Gustavo Zagrebelsky, Franco Casavola, Alfio Mastropaolo, Umberto Allegretti, Piero Barcellona, Alberto Monticone, Francesco Traniello, Giovanni Invitto, Giovanni Bianchi, Carlo Borgomeo, Raffaele Morese, Sandro Calvani, Biagio De Giovanni, Gian Carlo Caselli, Guglielmo Minervini, Ron Kubati, Giuseppe Giulietti, Gian Enrico Rusconi, Ferdinando Adornato, Paolo Flores d’Arcais, Stefano Zamagni, Luigino Bruni, Leonardo Becchetti, Maurizio Ambrosini.
Alla fine del 1990 una parte (la maggioritaria) della Rosa Bianca deciderà di partecipare alla fondazione del Movimento per la Democrazia La Rete (che nasce nei primi mesi del ’91), promosso da Leoluca Orlando (aderente alla Lega democratica e alla Rosa Bianca di cui è stato relatore alle scuole estive), Nando Dalla Chiesa, Diego Novelli, Alfredo Galasso, e altri, che provengono da storie politiche diverse. Il Movimento è trasversale, pone come centrale la questione morale, denuncia il regime della corruzione che si è creato in Italia, gli intrecci tra politica, affari, mafia, massoneria, l’incapacità dei partiti storici di rinnovarsi e il loro inesorabile superamento.
Una parte della Rosa Bianca, e lo stesso Paolo Giuntella, non condividerà la scelta della Rete. Altri, come chi scrive, candideranno nella Rete.
La piccola storia è continuata anche dopo quel momento di divisioni.
La Rosa Bianca è tuttora attiva (il suo sito è www.rosabianca.org) ed è presieduta da Fabio Caneri. È stato preceduto in quel ruolo, dopo il fondatore Paolo Giuntella, da Michele Nicoletti, Luisa Broli, Vincenzo Passerini, Giovanni Colombo, Grazia Villa.
L’associazione continua ad essere un piccolo gruppo di coscienze libere. Una piccola storia.
Da questa piccola storia, che ha più di quarant’anni di vita, è germogliata, insieme a tante belle testimonianze sconosciute di impegno concreto nelle realtà locali, la testimonianza politica, forte e coerente, di David Sassoli, cattolico democratico, parlamentare europeo del Gruppo dell’Alleanza progressista di Socialisti e Democratici, presidente del Parlamento europeo.
In questo blog vedi anche:
David Sassoli – Gli immensi dolori e le grandi speranze da cui è nata l’Uione europea
David Sassoli: continuiamo insieme la battaglia per salvare i profughi
David Sassoli: “Il filo non è spezzato”
Noi cosa dobbiamo fare? Ricordando Paolo Giuntella
Ricordo di padre David Maria Turoldo alla scuola estiva della Rosa Bianca
Achille Ardigò – Raccolte in un libro le sue relazioni alle scuole di politica della Rosa Bianca
Ricordando Pietro Scoppola alla prima scuola di politica della Lega democratica
Le lunga avventura di Luigi Pedrazzi
Piccole rose bianche nell’abisso: Sophie Scholl e i suoi fratelli
In ogni caso vai alle “parole chiave” – esempio:
o digita il nome che cerchi nello spazio CERCA – esempio:
Vedi anche e scarica gli “Abecedari” della Rosa Bianca:
Abecedario della buona battaglia (Pdf)