Achille Ardigò (San Daniele del Friuli, 1 marzo 1921 – Bologna, 10 settembre 2008) è stato uno dei più importanti sociologi italiani e un intellettuale cattolico tra i più impegnati e ascoltati in ambito ecclesiale, sociale, politico.
Docente universitario, unì sempre l’elaborazione teorica all’immersione attiva nella vita del Paese e della sua città, Bologna. Fu anche presidente dell’Istituto Trentino di Cultura.
Noi lo ricordiamo in modo particolare per le sue relazioni introduttive alle scuole estive di formazione politica della Lega democratica e dell’associazione Rosa Bianca a Brentonico, in Trentino, negli anni ’80 e ’90.
Gran parte delle sue relazioni a queste scuole sono state pubblicate sulla rivista Il Margine.
Per un profilo biografico dell’intellettuale bolognese si veda la Biografia di Achille Ardigò dal 1942 al 2008, a cura di Tommaso Cavallaro e Elisa Porcu.
“Un invito perentorio a investire sul futuro”
Un pensiero del prof. Costantino Cipolla, relativo al loro primo incontro in ambito accademico, tratto dall’Introduzione al volume La sociologia di Achille Ardigò, curato dallo stesso Cipolla insieme a Sebastiano Porcu e pubblicato in occasione dei 75 anni di Ardigò (Angeli, 1997), ben scolpisce l’approccio del professore alla realtà e al ruolo in essa del sociologo:
“Ricordo, però, nitidamente il suo invito perentorio ad investire sul futuro, a trascendere tutte le contingenze caduche, a lavorare per progetti ed essere sempre e comunque disponibile per avventure intellettuali orientate verso l’innovazione e la costruzione.”
“Speranza nei cittadini che si organizzano di fronte ai poteri forti”
Un illuminante ricordo di Ardigò è quello del sociologo Mauro Moruzzi, uscito su “La Repubblica”, edizione di Bologna, il giorno dei funerali del professore, il 12 settembre 2008. Ne riportiamo i passi salienti:
“Achille Ardigò è stato il principale sociologo italiano precursore, per molti aspetti, dell’era di Internet e della post-modernità.
La sua è stata una costante ricerca di forme nuove di comunicazione tra le persone e, soprattutto, tra il cittadino e il mondo forte, organizzato, agguerrito, delle istituzioni, dei partiti, della sanità.
Ha dedicato un’attenzione costante, durata una vita, a tutte le forme autentiche di solidarietà sociali e in particolare all’associazionismo spontaneo e di difesa del cittadino, del malato, dell’anziano.
Un interesse sociologico per l’ambiente della sofferenza e del rispetto dei diritti che gli proveniva dalla cultura cattolica, ma che lui ha saputo riformulare rispetto ai problemi drammatici della società moderna.
Quando affermava che ‘l’ambiente dei cittadini si fa sistema’ intendeva dire che nella post-modernità il mondo potente delle organizzazioni poteva essere seriamente condizionato dal potere diffuso e genuinamente organizzato della gente, dai movimenti spontanei, dai gruppi di impegno sociale del territorio.
Per questo ha portato nella cultura e nella politica italiana, per non dire nella sua città, qualcosa di autenticamente moderno.
Negli anni ’70, presso il Dipartimento di Sociologia dell’Università di Bologna da lui fondato, è nata una scuola di sociologia sanitaria che ha riformulato il pensiero assistenziale, in contrasto con la vecchia cultura burocratica e autoreferenziale.
Per comprendere il grande contributo da lui dato alla cultura moderna bisogna partire da qui: dalla sua insistenza, tenacia e perfino caparbietà con cui ha cercato una strada per far aprire il mondo dei poteri forti alla gente, per creare quel messaggio empatico che permettesse a un cittadino di contare qualcosa di fronte alla burocrazia, allo Stato, al mondo della politica.
Impedire che il senso della vita e delle cose che ci circondano possa essere vissuto dai poteri organizzati in modo separato e contrapposto al mondo della gente: per Ardigò questa separazione è alla base delle ingiustizie e delle diseguaglianze più profonde.
Il suo è stato, così, un messaggio di autentica speranza di fronte a mondi chiusi, a sistemi spesso impenetrabili, resi tali dalla crisi dei partiti e del welfare state, dal deterioramento delle forme di partecipazione popolare.
E questa speranza la manifestava con un entusiasmo personale per le idee, i progetti, le discussioni che, anche a età avanzata, faceva trapelare uno spirito straordinariamente giovanile.”
(Mauro Moruzzi, “Ha indicato la strada per aprire il mondo dei poteri forti alla gente”, in “La Repubblica”, edizione di Bologna, 12 settembre 2008)
Vedi anche il sito dell’Associazione Achille Ardigò.