Ricordando Pietro Scoppola alla prima scuola di politica della Lega Democratica

L’eterna questione, affascinante e tormentata, del rapporto tra fede e politica che ha accompagnato in vario modo anche i quasi tre decenni di vita del “Margine”, la nostra piccola rivista, ha trovato nelle analisi e nelle indicazioni di Pietro Scoppola, storico e intellettuale attivamente impegnato nella vita ecclesiale e civile del nostro Paese, alcune delle illuminazioni più lucide e profonde, per molti di noi diventate anche alimento e guida.

Ricordare Pietro Scoppola, scomparso all’età di 81 anni il 25 ottobre scorso a Roma, dove era nato, significa perciò, anzitutto, assolvere a un debito di gratitudine. A un grande debito di gratitudine.

 

Tra i fondatori della Lega Democratica

Scoppola è stato per molti di noi un maestro, senza presumere di esserne stati dei fedeli interpreti o tanto meno degli allievi, e credo di non sbagliare affermando che questa rivista e le persone che l’hanno fatta nascere e poi crescere e le tante iniziative che dal suo ceppo sono germogliate molto debbono a lui; a lui e a quel gruppo di intellettuali cattolico-democratici – tra cui Achille Ardigò, Nino Andreatta, Ermanno Gorrieri, Paola Gaiotti, Paolo e Romano Prodi, Luigi Pedrazzi, Paolo Giuntella, Leonardo Benevolo, Roberto Ruffilli, Luigi Bazoli – che a metà degli anni Settanta diedero vita alla Lega Democratica, e che, in gran parte, quasi vent’anni dopo inventeranno e animeranno l’Ulivo, dopo aver anche patito l’assassinio di Ruffilli per mano dei brigatisti.

 

Questo libro di Giordano Frosini è un sintetico profilo biografico e intellettuale di Pietro Scoppola (EDB, 2012, pp. 143). “Scoppola era un vero maestro: di vicende storiche, di problemi religiosi, di questioni attuali” (dall’introduzione dell’autore)

 

Riunendosi e promuovendo una forte iniziativa di cultura politica come da anni non se ne vedevano nel cattolicesimo italiano, ma anche nella società civile in quanto tale, questi intellettuali diventarono un formidabile per quanto minoritario punto di riferimento per tanti cattolici che individuavano con chiarezza i limiti, per certi aspetti irreversibili, della Democrazia cristiana.

Ma che non avevano scelto, come altri, di approdare alle sponde, pur come ‘indipendenti’, del Partito comunista (allora in forte ascesa e con grande potere di attrazione), o di quello socialista, e immaginavano semmai un secondo partito di ispirazione cristiana, qualora il disperato tentativo di rinnovamento della Dc avviato da Benigno Zaccagnini non avesse portato a risultati significativi.

 

1977, la prima “scuola estiva” di formazione politica

Quest’anno molti hanno rievocato il 1977, anno di turbolenze creative ma per lo più nefaste. Libri, articoli, documentari hanno ricordato il trentesimo anniversario di un anno foriero più di tristi inverni che di nuove primavere per il nostro Paese.

L’anno dopo avrebbero ammazzato Moro e la sua scorta, momento culminante di una lunga scia di sangue terrorista delle Brigate Rosse. E poi rapidamente sarebbero venuti gli anni delle grandi stragi impunite, della loggia massonica P2 e dei grandi delitti di mafia.

Ma non tutti vissero quel ’77 allo stesso modo, anche se non se ne trova traccia nelle cronache di allora e nelle rievocazioni di oggi.

Eppure noi lo dobbiamo ricordare, perché mentre si organizzavano per i giovani a caccia di grandi ideali centri di formazione e aggregazione terroristica (insegnando loro a nascondersi, a pedinare e a sparare), mentre altri arruolavano nella loggia P2 quadri dirigenti della politica, della finanza, del giornalismo, dell’esercito (che di nascosto si aiutavano e proteggevano a vicenda costruendo una specie di Stato illegale parallelo a quello legale e progettando, sempre di nascosto, uno Stato nuovo, diverso da quello della Costituzione), e mentre altri ancora architettavano stragi per deviare con l’orrore e l’inganno le sorti politiche del nostro Paese, c’era anche chi organizzava per i giovani a caccia di grandi ideali delle scuole di formazione politica alla democrazia, non alla sua distruzione.

In quell’estate del 1977, nell’ultima settimana di luglio, a Montecreto, sulla montagna del modenese, la Lega Democratica organizzò la sua prima scuola estiva di formazione politica, che poi si sarebbe trasferita in Trentino (in collaborazione con Il Margine), a Mazzin di Fassa e quindi a Campitello, per approdare nel 1983 a Brentonico dove si sarebbe svolta per tre lustri per iniziativa della Rosa Bianca, e del Margine, una volta cessata l’attività della Lega Democratica.

 

Le scuole della Rosa Bianca

Le scuole estive della Rosa Bianca si sono poi svolte con continuità fino ad oggi in altri centri della Penisola (e continueranno anche negli anni successivii).

 

Brentonico (Tn), 28 agosto 1983, scuola estiva di formazione politica della Lega Democratica, allora presieduta da Paolo Giuntella. Serata in ricordo di Aldo Moro e Vittorio Bachelet, assassinati dalle Brigate Rosse, e figure di primo piano del cattolicesimo democratico. Da sinistra: Achille Ardigò, Pietro Scoppola, Roberto Ruffilli (che sarà a sua volta assassinato dalle Brigate Rosse nel 1988), Paolo Giuntella, allora presidente della Lega Democratica.

 

 

Il volumetto, pubblica dal Margine nel 2008, raccoglie gli interventi alla serata in ricordo di Moro e Bachelet alla scuola estiva della Lega Demcratica del 28 agosto 1983.

Il volumetto, pubblicato dal Margine nel 2008 e curato da Vincenzo Passerini, raccoglie gli interventi di Ardigò, Giuntella, Ruffilli e Scoppola alla serata del 28 agosto 1983 in ricordo di Moro e Bachelet alla scuola estiva della Lega Demcratica.

 

Polsa di Brentonico (Tn), 30 agosto 1995, scuola estiva della Rosa Bianca e del Margine. Pietro Scoppola, ultimo a destra, in un dialogo con Romano Prodi coordinato da Marco Damilano e introdotto da Luisa Broli, presiedente della Rosa Bianca. Tema della scuola: “Capacità di futuro. La democrazia in Italia e nel mondo verso il terzo millennio.” Tema del dialogo tra Prodi e Scoppola: “La speranza di una democrazia normale”. Quell’anno Romano Prodi aveva dato vita all’Ulivo, di cui Scoppola fu un appassionato sostenitore.

 

Insomma, quest’anno è anche il trentesimo anniversario della scuole di formazione politica della Lega Democratica e della Rosa Bianca attraverso le quali sono transitate diverse migliaia di persone, in gran parte giovani, che certamente in questi momenti di formazione hanno trovato stimoli, idee, chiavi di lettura per impegnarsi a migliorare la democrazia italiana.

 

Educatore appassionato e generoso

Scoppola, di questi momenti di formazione, è stato a lungo uno dei più assidui, lucidi, appassionati, generosi protagonisti.

Ci piace ricordarlo più in questa veste, per tanti di noi così familiare e indimenticabile, piuttosto che in quella di stimatissimo docente universitario o di scrittore autorevole e brillante di storia.

Pietro Scoppola, educatore appassionato e generoso, ha lasciato splendide impronte in tantissime altre sedi, fosse anche una piccola parrocchia romana (come Paolo Giuntella e Marco Damilano mi ricordavano recentemente) davanti a un piccolo gruppo di persone.

 

A Montecreto, alla prima scuola, trent’anni fa

A Montecreto, trent’anni fa, alla prima scuola di formazione della Lega Democratica, in un albergo di montagna affittato da Ermanno Gorrieri, con Pietro Scoppola (che tenne da solo relazioni per due giorni interi, il 25 e il 26, su fede e politica, Chiesa in Italia, movimento cattolico, coscienza religiosa e coscienza civile) parlò ai giovani animatori della Lega Democratica anche Gian Paolo Meucci, il magistrato fiorentino amico di don Milani e tra gli animatori della grande stagione fiorentina del cattolicesimo italiano.

Tra i momenti di divertimento di quella scuola, che pure ci furono, tra cui anche una partita di calcio tra filo-Dc e filo-secondo partito cattolico, ci fu anche una singolarissima ‘caccia al tesoro’ e chi scrive ricorda di essersi trovato, lui, giovane paesano di Brentonico, in una Cinquecento sguinzagliata a caccia, appunto, del tesoro, con lo stesso Meucci e Pierluigi Castagnetti.

 

Primato della coscienza

Conservo gli appunti di quelle lezioni di Scoppola. Eccone qualche assaggio, per niente nuovo rispetto alle cose che Scoppola ha sempre detto. Ma mi piace concludere questo ricordo con alcune frasi tratte da quegli appunti, pronunciate in quel contesto e in quell’anno, e che ci propongono alcuni punti chiave della lezione cristiana, umana, culturale di Pietro Scoppola storico ed educatore:

 

Perché è oggi necessario riflettere sul rapporto tra fede e vita civile, tra coscienza religiosa e coscienza civile? Perché c’è troppa confusione: da una parte l’integralismo di Comunione e Liberazione, dall’altra una concezione della laicità della politica radicalmente distaccata dall’ispirazione cristiana. Perché è in crisi l’equilibrio che si era raggiunto con Maritain e i movimenti democratici cristiani.

Questo rapporto tra fede e politica può essere definito o da un punto di vista teorico (teologico, filosofico), come fanno alcuni, oppure storicamente, partendo cioè dalle sue costruzioni concrete. Il problema non si risolve teoreticamente, ma nel concreto, nel vivo dell’esperienza storica. Il peso della nostra storia non consente di prescindere da una serie di dati, di situazioni particolari.

Al fondo di tutto c’è sempre il mistero tra grazia e natura, tra divinità e incarnazione.

Decisivo il primato della coscienza riscoperto dal cattolicesimo liberale dell’Ottocento, e di cui siamo debitori particolarmente verso Newman, il grande inglese.

La forza dei cattolici è nei loro comportamenti e nella loro profonda spiritualità, non nei progetti organici o nella conquista di spazi di potere per essere influenti.

Il Concilio Vaticano II ha recuperato per il cattolicesimo la dimensione escatologica, di un fine, cioè, che trascende la storia, ma che pure la fermenta dal di dentro. E mentre nell’Ottocento la religione era vista come garanzia di ordine rispetto alla rivoluzione che incarnava Satana, il Concilio ha ribaltato questa concezione: è il cristianesimo che fermenta la storia, non che ne garantisce l’ordine. La storia smentisce ogni definitività, e anche il cristianesimo la smentisce.

I cattolici hanno scoperto una volta per sempre il valore profondo della democrazia: la coscienza popolare deve avere la possibilità di dare il suo contributo alla costruzione della storia. La democrazia non è allora una forma di governo tra le tante, ma va vista come atto morale, perché è su questa linea che l’umanità si fa più umana. I cattolici democratici videro fin dalle origini il valore unico e profondo della democrazia quale sistema migliore per garantire la crescita qualitativa della coscienza e dei valori della persona. Sono questi che contano, e sono sempre più importanti di ogni partito.

 

Solo alcuni frasi, colte dal parlato. Ma c’è dentro molto. Moltissimo. Che ancora disturba larghi settori della Chiesa e della cattolicità italiane, ma che anche ne alimenta positivamente altri.

La lezione di fedeltà e di libertà di Pietro Scoppola, uomo di limpida fede, di profonda spiritualità, di rigorosa cultura, di generoso spirito di servizio verso la comunità ecclesiale e civile chiede di essere non solo ricordata ma continuata.

 

Pubblicato su Il Margine , n. 9, 2007.

 

Trascrizione dell’intervento di Pietro Scoppola in dialogo con Romano Prodi sul tema “La speranza di una democrazia normale” alla scuola estiva della Rosa Bianca e del Margine del 1995, in Il Margine, n. 3-4, 1996.

 

“L’identità politica dei cattolici italiani è ancora una volta un problema aperto: non credo che debbano essere più alla ricerca di una ‘loro’ democrazia, ma di una forma più alta di democrazia. La democrazia dei cristiani non può più essere una nuova ‘democrazia cristiana’. Oggi coincide con la democrazia di tutti; è un impegno a tener viva, anche con la fede, una speranza di civiltà per il nuovo millennio…  La laicità, che è una conquista condivisa, ha bisogno di un’anima religiosa” (P. Scoppola, da  “La democrazia dei cristiani”, a cura di Giuseppe Tognon, Laterza, 2006, pp. 229).