“Alla Olivetti si può essere una mamma che lavora … In Italia il trattamento previsto dalla Cassa mutua e dall’Istituto nazionale di previdenza è minimo: stai a casa ricevendo l’equivalente del salario di due mesi, uno prima del parto e uno dopo.
Alla Olivetti nel 1941 le lavoratrici sono esonerate dal lavoro 75 giorni prima del parto fino al settimo mese compiuto dal loro piccolo e continuano a ricevere, grazie a un sussidio aziendale, il medesimo ammontare del salario… A sette mesi, quando la mamma torna nello stabilimento o in ufficio, il piccolo viene accolto nell’asilo nido…e, poi, a quattro anni – e fino ai sei – alla scuola materna aziendale” (Paolo Bricco, AO. Adriano Olivetti…, pp. 169-170)
“Questa è, prima di tutto, la storia di un’utopia”
Paolo Bricco, AO. Adriano Olivetti, un italiano del Novecento, Rizzoli, Milano 2022, p. 473, euro 22.
Paolo Bricco, giornalista e saggista, inviato speciale del “Sole 24 ore”, ha scritto questa bella, documentata, completa biografia di Adriano Olivetti, quattro decenni dopo quella scritta da Valerio Ochetto.
“Adriano Olivetti è un mito dell’industria, della creatività e della cultura italiana nel mondo. È un italiano del Novecento profondamente atipico. Paolo Bricco ripercorre la vita di un uomo di genio e la vicenda industriale e sociale, politica e culturale dell’Italia tra la fine dellOttocento e il boom economico…Ma questo libro non è un’agiografia e di Adriano Olivetti mostra le contraddizioni, i conflitti e le generose incompiutezze… “. (dalla presentazione nel risvolto di copertina)
Chi è stato Adriano Olivetti?
Ecco il profilo biografico tratto da
“Tracce nella nebbia. Cento storie di Testimoni”
di Vincenzo Passerini
Adriano Olivetti fu un industriale dai vastissimi orizzonti e un rivoluzionario in molti campi. A partire dal lavoro. “Se in altre aziende il lavoratore si confondeva nella massa indifferenziata, in Olivetti egli era una persona con una vita lavorativa ben individuata”, hanno scritto Francesco Novara e Renato Rozzi.
Come disse lui stesso: “Mi devo occupare degli esseri umani che lavorano con me”.
Il lavoratore non è un numero, un prestatore d’opera, una risorsa o un esubero. È una persona.
Adriano nasce a Ivrea l’11 aprile 1901, secondogenito di sei figli di Luisa Revel, valdese, e di Camillo Olivetti, ebreo non osservante, ingegnere, industriale umanista e socialista. Che dopo due viaggi negli Stati Uniti produrrà nella sua azienda di Ivrea la M1, la prima macchina da scrivere italiana.
Adriano, diventato ingegnere, fa nel ’25 il suo viaggio negli Stati Uniti. In sei mesi visita 105 fabbriche e si porta a casa 50 libri sull’organizzazione del lavoro. Matura una concezione dell’industria che “ha fini che vanno al di la del profitto, ha dei compiti e degli obblighi che si estendono verso l’ambiente circostante e la società”.
Nel ’26, con Parri, Pertini e Carlo Rosselli, aiuta il leader socialista Turati a espatriare. L’anno dopo sposa Paola Levi. Avranno tre figli: Roberto, Lidia, Anna (nel 1950 sposerà in seconde nozze Grazia Galletti e avranno una figlia, Laura).
Dal ’32, presa in mano l’azienda, lancia nuove macchine da scrivere e calcolatrici. Unisce qualità e design dei prodotti, alti guadagni, conquista di nuovi mercati a un’alta qualità di vita e lavoro per i 1.000 dipendenti: asilo di fabbrica, servizi sociali, orario ridotto, parità tra uomini e donne, maternità al 100%, assistenza sociale, trasporto, antinfortunistica, belle abitazioni in un villaggio comunitario, biblioteca di fabbrica, corsi di istruzione.
L’industria, dice Olivetti, “crede nei valori spirituali, della scienza, dell’arte, della cultura… Crede soprattutto nell’uomo, nella sua fiamma divina, nella sua possibilità di elevazione e di riscatto”.
Nel dopoguerra, attraverso una rivista, una casa editrice e un movimento, lancia un progetto federalista per la ricostruzione del Paese basato sulle comunità. Una terza via tra l’individualismo capitalista e lo statalismo comunista, fallimentari, che si ispira al personalismo comunitario di Mounier e Maritain.
Con gli ingegneri assume scrittori e architetti, fonda riviste, rilancia l’urbanistica. Ama la bellezza, la creatività, il Vangelo. Abbatte le barriere tra laici e credenti. Nel ’49 chiede il battesimo cattolico.
Muore improvvisamente il 27 febbraio 1960. Lascia una multinazionale con 36.000 dipendenti.
L’anno prima ha prodotto Elea 9003, uno dei capostipiti del computer, e acquistato l’azienda americana Underwood per creare la filiera tecnologica dell’informatica.
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In questo blog vedi anche:
La cattedrale dell’utopia. Le Edizioni di Comunità di Adriano Olivetti