La Rete Yekatit 12 (19 febbraio). Da febbraio a maggio decine di appuntamenti in tutta Italia per raccontare il colonialismo italiano (dal sito di Lettera 22)

Memoria della strage di Addis Abeba commessa nel 1937 dall’esercito italiano fascista.

Da febbraio a maggio decine di appuntamenti in tutta Italia per raccontare il colonialismo italiano e le sue eredità, le resistenze e le voci delle diaspore.

Un articolo di Giuliano Battiston per Lettera 22 e il programma delle iniziative. C’è anche una proposta di legge, prima firmataria Laura Boldrini, per istituire il Giorno della memoria delle vittime del colonialismo italiano.

La Rete Yekatit 12 (19 febbraio)

 Giuliano Battiston, 8 Feb , 2024, Lettera 22

 

Un reading di Carlo Lucarelli a Modena su “Italiani bravissima gente. Quando eravamo colonialisti”; trekking urbani a Roma, sulle tracce del passato coloniale inscritte nella toponomastica; una suite anticoloniale all’università di Siena; una mostra alla SRISA Gallery of Contemporary Art di Firenze sulla confisca della memoria collettiva della storia coloniale italiana; un sit-it con lettura di fronte all’ufficio immigrazione di Milano; una proposta di legge, prima firmataria Laura Boldrini, per istituire il Giorno della memoria delle vittime del colonialismo italiano.

Sono soltanto alcune delle iniziative promosse da febbraio a maggio dalla Rete Yekatit 12-19 febbraio – rete di singoli e collettivi che da anni si occupano della storia coloniale italiana – in occasione della ricorrenza di Yekatit 12, il dodicesimo giorno del mese di Yekatit nel calendario etiopico: quel 19 febbraio 1937 che, ricordano gli organizzatori nel comunicato stampa, “segna il momento più violento dell’occupazione italiana dell’Etiopia, quando, a seguito dell’attentato a Rodolfo Graziani da parte di due partigiani eritrei, l’esercito italiano con il sostegno delle camice nere scatena nella capitale Addis Abeba il più vasto massacro di persone inermi di epoca coloniale a cui si aggiunge, nel quadro delle operazioni di repressione della resistenza all’occupazione, l’eccidio di chierici e fedeli nella cittadina monastica di Debre Libanos a maggio dello stesso anno”.

Avviata pubblicamente nel 2023 a Roma, dove sono confluite le iniziative per applicare la mozione 156 approvata dall’Assemblea capitolina nell’ottobre 2022 per risignificare l’odonomastica coloniale di Roma, la rete quest’anno si è molto consolidata e si è estesa in tante altre città italiane, dal Nord al Sud.

L’ampliamento della rete è il frutto del lavoro di studiose e attivisti, ricercatrici e cittadini consapevoli di quanto le rimozioni del passato danneggino e condizionino anche il presente.

Tra loro c’è Silvano Falocco, autore nel 2022 con Carlo Boumis di Roma coloniale, un lungo itinerario per viali, piazze, obelischi, cinema, statue, targhe, da Villa Borghese al Circo Massimo, dalla stazione Termini a San Giovanni, dal Foro Italico a Garbatella, da Casalbertone al quartiere Africano, alla ricerca delle tracce del nostro colonialismo. Dentro una Roma distratta, come la definiscono Boumis e Falocco.

Quest’ultimo ha poi autopubblicato pochi mesi fa Canzoniere coloniale. Le 100 canzoni che non vorremmo mai aver cantato, prezioso libro in cui viene catalogato per la prima volta quel vasto repertorio di canzoni che “preparano, accompagnano e glorificano il colonialismo italiano ma di cui, tranne rinomate eccezioni, ci siamo dimenticati”.

Eppure, lì dentro c’è tutto: l’ammissione e la rivendicazione dei crimini di guerra, le basi del nostro razzismo ordinario, sistemico, i topoi che legittimano il colonialismo e l’aggressione (la costruzione del nemico, l’opera di civilizzazione, la liberazione dalla schiavitù). “Le canzoni popolari, così come i cinegiornali, i film di cassetta, i fumetti, le cartoline illustrate, le fotografie, i romanzi, il teatro d’opera, l’architettura, la statuaria, le guide turistiche e l’odonomastica hanno forgiato gli stereotipi razzisti ancora ben vivi nella società”, scrive l’autore nell’introduzione.

La riflessione critica sui nostri crimini passa anche dall’analisi di questa produzione culturale, tanto più efficace come propaganda quanto meno esplicita nei suoi intenti. Ma passa anche dalle memorie private. È per questo che, tra gli appuntamenti organizzati da Rete Yekatit 12-19 febbraio, ci sarà anche un incontro su “Memorie decoloniali. Verso un percorso condiviso di raccolta di memorie private del periodo coloniale e decoloniale”.

L’evento si tiene martedì 20 febbraio alle 17.30 alla Casa della Memoria e della Storia, in via di S. Francesco di Sales 5 a Roma. Con la partecipazione di Alessandro Triulzi, il presidente dell’Archivio delle memorie migranti e lo storico che, con più consapevolezza e determinazione, ha individuato il legame tra il periodo coloniale e post-coloniale e le migrazioni attuali, Giulia Grechi (Roots & Routes), Yodit Estifanos (Harnet Streets), tutti e tre protagonisti della Rete Yekatit 12-19, in dialogo con tre rappresentanti della Casa della memoria: Bianca Lami (Federazione italiana associazioni partigiane), Annabella Gioia (Istituto romano per la storia d’Italia dal fascismo alla resistenza), e Sandro Portelli (Circolo Bosio).

Pochi giorni dopo, il 23 febbraio alla Taverna Mossob di via Prenestina a Roma, il 24 febbraio alla libreria Tamu di Napoli, verrà invece presentato un libro rimasto sepolto per molti anni, dal 1927, l’anno in cui è stato scritto originariamente in lingua tigrina e che, dopo le edizioni in arabo e inglese del 2012, vede la luce anche in italiano grazie alla traduzione di Uoldelul Chelati Dirar e alla meritoria casa editrice Tamu edizioni: si tratta della novella L’ascaro. Una storia anticoloniale, dell’eritreo Ghebreyesus Hailu. Un libro da leggere in attesa che prendano il via gli eventi della Rete Yekatit 12-19 febbraio.

Giuliano Battiston

Vedi qui il programma:

PDF rete-Yekatit12-19Febbraio_PROGRAMMA-FEBBRAIO-MAGGIO-2024