Testimoni / Edith Stein: “Santità, faccia udire la sua voce!”

Edith Stein (Breslavia-Wroclaw, 1891 – Auschwitz, 1942)

“Da settimane siamo spettatori, in Germania, di avvenimenti che comportano un totale disprezzo della giustizia e dell’umanità, per non parlare dell’amore del prossimo…Tutto ciò che è accaduto e ciò che accade quotidianamente viene da un governo che si definisce ‘cristiano’…

Questa guerra di sterminio contro il sangue ebraico non è un oltraggio alla santissima umanità del nostro Salvatore? Non solo gli ebrei, ma anche migliaia di fedeli cattolici della Germania e, ritengo, di tutto il mondo da settimane aspettano e sperano che la Chiesa di Cristo faccia udire la sua voce contro tale abuso del nome di Cristo”.

Edith Stein, Lettera a Pio XI, 1933

 

Edith Stein: “Santità, faccia udire la sua voce!”

di Vincenzo Passerini

tratto dal libro Tracce nella nebbia. Cento storie di Testimoni

 

La futura patrona d’Europa, Edith Stein, nell’aprile del 1915 è una giovane infermiera volontaria che assiste i soldati malati di tifo e colera nel lazzaretto di Mahrisch-Weiβkirchen, in Moravia.

Scrive alla madre: “Sono rappresentati tutti i popoli: tedeschi, cechi, slovacchi, ungheresi, sloveni, romeni, polacchi, italiani, ruteni; c’e anche qualche zingaro e ogni tanto arriva un russo o un turco”.

Li lava, li assiste, li ascolta. Si immedesima nel dolore dell’altro, chiunque esso sia. L’empatia è parte della sua vita, prima di essere per lei un grande tema filosofico. È nata il 12 ottobre 1891 a Breslavia (Wroclaw), allora Germania, oggi Polonia, ultima di undici figli di Auguste Courant e Siegfried Stein, ebrei.

Vittorio Robiati Bendaud, “Edith Stein. Sulla storia di un’ebrea”, postfazione di sr. Cristiana Dobner, San Paolo, Cinisello Balsamo (MI) 2022, p. 160.

Ha due anni quando il padre, commerciante di legnami, muore. L’azienda è portata avanti con successo dalla madre. Sarà per Edith una grande lezione di eguaglianza tra uomini e donne. Questione cruciale nella sua vita e nel suo pensiero.

È una ragazza intelligentissima e ribelle. E atea. Frequenta le associazioni femministe. Va a Gottinga a studiare filosofia, unica donna, col grande Edmund Husserl, col quale fa una tesi sull’empatia e che la sceglie come assistente. A quel livello deve fermarsi, perché a una donna è preclusa la carriera accademica. Allora lascia Husserl.

Insegna in un istituto magistrale.

Il valore del suo pensiero filosofico e il suo impegno nel promuovere il ruolo della donna la impongono all’attenzione dell’Europa. La invitano in varie capitali.

Sempre in cerca della verità, la trova nel cattolicesimo, e vi rimane, senza lasciare l’ebraismo. Nel ’33 si fa Carmelitana scalza nel monastero di Colonia.

Edith Stein si fece cattolica e suora Carmelitana rimanendo ebrea e condividendo la tragica sorte del suo popolo.

Lo stesso anno, dopo l’ascesa di Hitler al potere, scrive una drammatica lettera a papa Pio XI e gli chiede di intervenire contro il nazismo:

“Da settimane siamo spettatori, in Germania, di avvenimenti che comportano un totale disprezzo della giustizia e dell’umanità, per non parlare dell’amore del prossimo…Tutto ciò che è accaduto e ciò che accade quotidianamente viene da un governo che si definisce ‘cristiano’… Questa guerra di sterminio contro il sangue ebraico non è un oltraggio alla santissima umanità del nostro Salvatore? Non solo gli ebrei, ma anche migliaia di fedeli cattolici della Germania e, ritengo, di tutto il mondo da settimane aspettano e sperano che la Chiesa di Cristo faccia udire la sua voce contro tale abuso del nome di Cristo”.

Nessun esito.

Rifugiatasi con la sorella Rosa, pure Carmelitana, nel convento di Echt in Olanda, non sfugge alla deportazione.

Muore in una camera a gas ad Auschwitz il 9 agosto 1942.

Giovanni Paolo II nel 1998 l’ha proclamata santa e patrona d’Europa, insieme a Santa Caterina da Siena e Santa Brigida.

La cattolica rimasta ebrea aveva detto alla sorella al momento della deportazione: “Vieni Rosa, andiamo a morire per il nostro popolo”.

Edith Stein, “Il mistero della vita interiore”, Queriniana, Brescia 2005, p. 176. I libro, dopo una introduzione biografica, offre una selezione di testi tratti dalle opere di Edith Stein.