A trent’anni dalle stragi che li uccisero.
“Hanno lasciato un’Italia con più verità sul suo male peggiore. Adesso ci manca la verità piena sulla loro morte”
Questo profilo di Falcone e Borsellino è tratto dal libro “Tracce nella nebbia. Cento storie di Testimoni”.
Giovanni Falcone e Paolo Borsellino: l’Italia migliore e i suoi nemici
di Vincenzo Passerini
In quale Italia combatterono la mafia i giudici Falcone e Borsellino, assassinati in due terrificanti stragi nel 1992 insieme ad altri nove servitori dello Stato?
Un’Italia in cui pezzi di Stato convivevano o perfino trattavano con la mafia. In cui, ad esempio, un Giulio Andreotti, sette volte capo del governo, aveva piena consapevolezza, come sentenziò la Corte di Cassazione il 15 ottobre 2004, “che i suoi sodali siciliani intrattenevano amichevoli rapporti con alcuni boss mafiosi” e che “ha, a sua volta, coltivato amichevoli relazioni con gli stessi boss; ha loro chiesto favori; li ha incontrati; ha interagito con essi …”. E “ha omesso di denunciare le loro responsabilità” nel delitto Mattarella, presidente della Regione Sicilia.
Falcone e Borsellino hanno fatto molta luce sulla realtà della mafia. Di Cosa Nostra. Sui suoi delitti e i suoi legami con la politica,
l’economia, le consorterie occulte ed eversive. E sono stati eliminati.
Giovanni Falcone nasce a Palermo, nel signorile quartiere della Kalsa, il 18 maggio 1939 da Luisa Bentivegna, casalinga, e Arturo,
medico. Ha due sorelle.
Paolo Borsellino, nasce nel medesimo 50 quartiere otto mesi dopo, il 19 gennaio 1940, da Maria Pia Lepanto e Diego, farmacisti. Ha due sorelle e un fratello.
Da ragazzini giocano assieme a calcio all’oratorio. Opposti, poi, i loro sentimenti politici: Borsellino è con l’Msi, Falcone col Pci. Stessa professione: magistrati. Al servizio della Repubblica, non di un partito.
Nel ’64 Falcone sposa Rita Bonnici. Si lasceranno dopo quindici anni e lui sposerà Francesca Morvillo che condividerà la sua sorte. Borsellino sposa nel ’68 Agnese Piraino Leito e avranno tre figli.
Le loro strade tornano ad incontrarsi alla fine degli anni ’80 a Palermo, chiamati dal coraggioso giudice Rocco Chinnici, poi assassinato, nel primo pool antimafia. Antonino Caponnetto, suo successore, lo trasforma in un efficiente gruppo, di cui Falcone e Borsellino sono le colonne, che consegue risultati eccezionali. Il maxiprocesso, in primo luogo, con 474 imputati e un impianto accusatorio che reggerà. In galera finiscono anche potenti uomini politici siciliani.
Falcone, naturale successore di Caponnetto, è silurato e boicottato. Il pool smantellato. Premesse dell’eliminazione fisica di Falcone, il 23 maggio 1992. Borsellino sente la morte vicina. Confida alla moglie che c’è una trattativa tra mafia stragista e pezzi infedeli di Stato.
Quando è eliminato, il 19 luglio, sparisce la sua agenda rossa. Falcone aveva detto: “Si muore generalmente perché si è soli o perché si è entrati in un gioco troppo grande … perché si è privi di sostegno”.
Hanno lasciato un’Italia con più verità sul suo male peggiore. Adesso ci manca la verità piena sulla loro morte.