Ci ha lasciato Letizia Battaglia. Una vita per la fotografia e l’impegno civile e politico

Letizia Battaglia con Leoluca Orlando.

Letizia Battaglia, grandissima fotografa e donna fortemente impegnata nella vita civile, politica, amministrativa della sua Palermo, si è spenta il 13 aprile. Con lei abbiamo condiviso l’esperienza politica della Rete, il movimento fondato da Leoluca Orlando e Nando Dalla Chiesa, di cui era tra i firmatari del Manifesto costitutivo (proveniva dai Verdi). Per la Rete è stata deputato regionale dal 1990 al 1996.

Ecco come la ricorda Mario di Caro su “repubblica.it”.

 

 

Visse d’arte e d’amore: storia di Letizia Battaglia, la donna che inseguiva la vita

di Mario Di Caro, repubblica.it, 14 aprile 2022

 

Letizia Battaglia inseguiva la vita, lei che la morte l’ha fotografata per le strade di Palermo. Ha scelto la libertà, lasciando presto la sua famiglia per sposarsi ragazzina o poco più, si è separata, ha amato, s’è inventata un mestiere, quello di fotografa, che non era nei suoi progetti, e ha vissuto intensamente. Fino all’ultimo giorno.

Con la sua zazzera ora turchina ora verde la “pasionaria” di Palermo aveva cominciato a reinventare il suo marchio di fabbrica di fotografa: lei bollata a vita come la fotoreporter degli anni di piombo, ritraeva giovani donne, se non bambine, eleggendole a simbolo di vita e di nascita.

Era il suo modo di esorcizzare l’incubo di quelle chiamate improvvise dalla redazione de L’Ora per scappare verso l’omicidio del giorno.L’ha raccontato tante volte l’eterna ragazza coi capelli rossi, o arancioni, o azzurri, quegli anni sono stati una ferita che s’è portata appresso per tutta la vita.

Ma è stata una ferita che le è valsa fama e gloria: basta chiudere gli occhi e rivedere quelle potentissime immagini d’altri tempi in bianco e nero che raccontavano vita e morte: come quella del boss Leoluca Bagarella che digrigna i denti per la rabbia, icona della crudeltà dei “corleonesi”.

Letizia raccontava che di fronte a un uomo in manette lei voleva essere in qualche modo alla pari, esporsi, e così quel giorno, davanti al killer ammanettato, si accovacciò per mettere a fuoco e si beccò un calcio da quel gentleman.

E se la bambina col pallone è diventata la sua foto-simbolo, al pari della ragazza afghana di McCurry, c’è un vuoto nel suo archivio, datato 1992: Letizia si rifiutò di fotografare Capaci e via D’Amelio. Troppo dolore, troppo coinvolgimento emotivo. E allora via con le bambine, avanti con la vita.

Tifosissima, è il termine giusto, del sindaco Orlando, sostenitrice della prima ora dell’allora giovane democristiano eletto a Palazzo delle Aquile, ha sempre detto che una delle sue esperienze più belle è stata quella di assessore al Verde, quando poteva rendersi utile per la città.

E quando fu eletta con la Rete all’Assemblea regionale, di fronte a uno stipendio esorbitante per le sue abitudini riuscì a inventarsi una casa editrice, Le Edizioni della Battaglia, che pubblicò tra gli altri Michele Perriera e Roberto Alajmo.

Il sogno che ha realizzato è stato quello del Centro internazionale di fotografia, ai Cantieri della Zisa, il luogo dove ha speso le ultime energie di “pasionaria”, allestendo, tra le altre, una mostra di Koundelka e facendosi regalare dai colleghi fotografi tante immagini della sua amatissima Palermo.

Fece persino l’attrice, nella parte di se stessa, nel film di Franco Maresco “La mafia non è più quella di una volta”, contraltare col suo ostinato ottimismo e amore per la città alla profonda disillusione del regista.