“Mi conferma la triste notizie: su quella nave si trovava anche nostro cugino, che io non avevo mai visto perché ha solo 17 anni. Pur non conoscendolo, non riesco a trattenere le lacrime. Conosco quel tipo di viaggio che ho intrapreso, bambino, proprio 17 anni fa, e che mi ha portato dalla Turchia alla Grecia.
Conosco quelle paure, quel silenzio di notte in cui anche se non c’è niente intorno, si teme quasi di essere notati, quel mal di mare che ti fa vomitare, quel tanfo che deriva dall’essere in così tanti stretti dentro lo scafo senza poter prendere una boccata d’aria. Ci unisce la speranza di arrivare in un posto dove potere vivere, avere diritto di parlare, di ascoltare la musica, di studiare, di lavorare, di poterti radere la barba senza che qualcuno te ne controlli i centimetri, di vestirti come vuoi, anche di pregare, ma senza costrizioni da parte della polizia morale del regime, senza che qualcuno ti frusti e ti arresti perché non frequenti la moschea…” (Alidad Shiri)
Di Alidad Shiri abbiamo pubblicato sui suoi giorni a Cutro l’intervista rilasciata al quotidiano “Alto Adige” (vedi).
Viaggio di un famigliare di una vittima nell’orrore di Cutro: la lettera di Alidad Shiri a Fanpage
“Fanpage riceve e pubblica una lunga lettera di Alidad Shiri, cugino di un naufrago di Cutro. Lui che diciassette anni fa fece lo stesso viaggio – oggi vive e lavora a Bolzano, dove fa l’educatore e il giornalista – appena saputo della strage è corso in Calabria. Dopo giorni di riflessione ha voluto raccontare quelle ore drammatiche per decine di persone e di famiglie.”
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