Mimmo Lucano, condanna assurda

Mimmo Lucano, ex sindaco di Riace.

“Siamo nella Locride, nel regno della ‘ndrangheta. Se a Lucano – che non ha intascato un euro per ammissione generale – danno 13 anni, ai mafiosi che rubano, corrompono e ammazzano quanti anni danno? Diecimila? Centomila? Ma questa assurda condanna non reggerà.”

 

 

Condanna assurda

Intervista a Vincenzo Passerini

a cura di Roberto Calzà, referente Centro Missionario di Trento

pubblicata su “Comunione e Missione”, supplemento del settimanale  “Vita trentina”

uscito il 4 novembre 2021, data di testata domenica 7 novembre 2021.

 

La condanna a 13 anni di reclusione per Mimmo Lucano, già sindaco di Riace e promotore di un innovativo sistema di accoglienza dei rifugiati, che ha ridato vitalità al paesino calabro portandolo agli onori della cronaca, è stata una notizia che molti hanno definito clamorosa. Nessuno, né i suoi sostenitori né quanti criticano l’accoglienza diffusa verso i migranti, si aspettava probabilmente questa sentenza.

Ne abbiamo parlato con Vincenzo Passerini, protagonista della vita politica provinciale trentina negli anni ’90, animatore della rivista Il Margine e dell’associazione Oscar Romero, già presidente del Punto di incontro, oggi editorialista di Vita Trentina, che dal 2014 dedica particolare attenzione proprio al mondo dei migranti e dei rifugiati, su cui ha scritto numerosi articoli e alcuni libri. (R. C.)

 

Quale è stata la tua reazione alla notizia della condanna di Mimmo Lucano?

Sbigottito, a dir poco. Mimmo Lucano trattato come un bandito a capo di una organizzazione criminale. Una follia.

Il presidente del tribunale di Locri che lo condanna a 13 anni e 2 mesi, il doppio di quello che aveva chiesto il pubblico ministero. Dopo che la Corte di Cassazione il 26 febbraio 2019 aveva demolito le imputazioni a suo carico  che avevano portato al divieto di dimora a Riace nei suoi confronti e la sospensione dalla carica di sindaco. La Suprema Corte sentenziò che i reati di cui era imputato Lucano erano stati “commessi per finalità moralmente apprezzabili”.

Siamo nella Locride, nel regno della ‘ndrangheta. Se a Lucano, che non ha intascato un euro per ammissione generale, danno 13 anni, ai mafiosi che rubano, corrompono e ammazzano quanti anni danno? Diecimila? Centomila?

Ma questa assurda condanna non reggerà. Sono convinto che sarà demolita dai successivi gradi di giudizio, come già accaduto.

 

L’opinione pubblica sembra dividersi tra chi dice che Lucano abbia semplicemente trascurato alcuni aspetti amministrativi e burocratici e chi sostiene che consapevolmente se ne sia infischiato delle regole per continuare i suoi progetti che gli stavano dando tanta notorietà. Anche secondo la tua esperienza di amministratore cosa credi possa essere accaduto?

La storia di Mimmo Lucano non è quella di un politico in cerca di notorietà. Ma di un uomo che nel 1998 di fronte a 184 profughi curdi (66 uomini, 46 donne, 72 bambini) sbarcati per caso a Riace si rimbocca le maniche e li accoglie. Il paese sta morendo, le case sono state svuotate dall’emigrazione. E lui ridà vita al paese ridando una nuova vita a queste persone fuggite perché perseguitate.

Allora il vescovo della diocesi di Locri, di cui fa parte Riace, era il nostro conterraneo, monsignor Giancarlo Bregantini, che l’ha accompagnato e sostenuto sempre e che, lo scorso marzo, ha detto di Lucano in tribunale: “Ha sentito dentro un grande movimento di umanità, che lo spingeva alla solidarietà diretta e fattiva. In questo cammino, ha coinvolto progressivamente l’intero suo paese, Riace. Ho visto la positività dell’esperienza di Lucano e il consenso attorno a lui in paese. Con grande premura  ho mobilitato la comunità diocesana e accompagnato Lucano attraverso diverse fasi. Ritengo che l’agire di questo sindaco, coraggioso e tenace, sia stato fecondo di bene e fortemente progettuale.”

Monsignor Bregantini è la testimonianza più autorevole che possiamo avere, perché quando era vescovo di Locri si è duramente scontrato con i poteri mafiosi locali e sa ben distinguere un criminale da un galantuomo.

Lucano ha commesso errori amministrativi e gli possono essere imputate delle leggerezze. Ma a fronte di una meravigliosa opera di accoglienza e di rinascita di un paese moribondo che per essere realizzata ha dovuto affrontare problemi enormi e complessi.

Lo stesso prefetto di Reggio Calabria gli chiese di accogliere, coi paesi vicini, 350 migranti. Quando doveva risolvere i problemi che loro non sapevano risolvere, Lucano alla prefettura andava bene.

 

Cambiano i governi, cambiano i leader ma il grande tema dell’immigrazione nel nostro paese resta sempre divisivo, emergenziale, spesso improntato agli aspetti organizzativi e gestionali più che all’umanità e al diritto internazionale. Lucano ha percorso una via nuova, pagando però per le sue azioni. Noi cosa possiamo fare per cambiare le cose?

Noi avevamo nella nostra terra progetti di accoglienza e integrazione dei profughi diffusi e positivi. La politica razzista li ha distrutti. Allora la prima cosa da fare è una politica intelligente e umana che costruisca accoglienza e integrazione: corsi di lingue, formazione professionale, inserimenti lavorativi, progetti di comunità. Tutto questo va a vantaggio di tutti: di chi è accolto e di accoglie.

In secondo luogo vanno costruite politiche migratorie di accesso al lavoro più agili e adeguate ai tempi. In certi settori la presenza dei lavoratori stranieri è indispensabile. Lo sentiamo tutti i giorni. Ci vogliono accessi regolari, assunzioni regolari, rispetto della dignità dei lavoratori, creazione di progetti di integrazione. Sono persone, non solo braccia.

In terzo luogo non possiamo continuare a fare guerre folli come quelle che l’Occidente ha fatto all’Afghanistan, all’Iraq, alla Libia, guerre che uccidono migliaia di innocenti, distruggono case, scuole, industrie, ospedali e creano milioni di profughi e poi opporci all’accoglienza dei profughi che abbiamo creato. Non possiamo continuare a sfruttare le ricchezze dei Paesi del Sud del mondo, che fanno la fortuna di pochi e la povertà di molti, e poi rifiutare chi fugge cercando un futuro più umano.

In quarto luogo bisogna rilanciare i buoni progetti di cooperazione internazionale che sono stati ridotti e in molti casi cancellati. E costruire nuovi rapporti tra Nord e Sud del mondo partendo dalla società civile, sostenuta dalle istituzioni nazionali e internazionali.

 

PDF-Condanna assurda – (Comunione e Missione)