Muore di freddo a Mori una persona senza dimora. Lacrime e vergogna

È morto di freddo in un edificio abbandonato a Mori Stazione, a pochi chilometri da Rovereto, “Matiu”, come era chiamato, un uomo di 57 anni originario del Marocco.

 

La notizia è stata diffusa ieri 22 gennaio, ma la morte dell’uomo risale a sabato. Era conosciuto alla Caritas di Rovereto. Aveva una famiglia ad Ala, moglie e due figlie, ma era separato dalla moglie e viveva in strada.

Morire di freddo perché non si ha un tetto mentre intorno ci sono migliaia di appartamenti vuoti è uno scandalo che non può lasciarci tranquilli.

Ogni persona senza dimora ha la sua storia, spesso complicata. Dobbiamo astenerci dal giudicare. Ma ci sono fatti che devono farci riflettere.

Sono tante, circa 200, le persone senza dimora che muoiono in strada ogni anno. A Roma da novembre sono già morte di freddo in strada 10 persone.

Un dramma senza fine, l’altra faccia delle nostre società benestanti.

 

700 mila in Europa, 50 mila in Italia

Secondo il Quinto Rapporto sull’esclusione abitativa diffuso nel luglio 2020 e realizzato da Feantsa (la federazione europea degli organismi per i senza dimora) e dalla Fondazione Abbé Pierre, le persone senza dimora in Europa sono circa 700 mila. Un crescita del 70% negli ultimi dieci anni. In Italia sono 50 mila.

All’origine di questo enorme aumento la grave carenza di alloggi a prezzi accessibili e le politiche di non accoglienza dei migranti.

Le politiche di emergenza sono una risposta inadeguata. Bisogna affrontare il tema del costo degli alloggi. Secondo il Rapporto, il 10,4% della popolazione totale dell’Unione Europea spende eccessivamente per la casa: il 40% del reddito familiare.

Società ricche, le nostre, che producono sempre più poveri.

 

Un esercito di senza dimora nella ricca Germania

Nella potente e ricca Germania le persone senza dimora sono 337.000, con un aumento del 150%;

in Francia sono 143.000, e 495 sono  morte in strada nel 2019;

nel Regno Unito 87.000;

in Olanda 39.000, in Scozia, 36.000, in Svezia 33.000, in Polonia 30.000, in Slovacchia 23.000, in Spagna 22.000, in Austria 21.000, nella Repubblica ceca 21.000, in Irlanda del Nord 18.000.

L’altra faccia delle nostre società. Ovunque.

E la pandemia ha aggravato la situazione già drammatica delle persone che vivono in strada.

 

In 40.000 buttati in strada dal decreto “sicurezza”

Con il famigerato decreto cosiddetto “sicurezza” del 1° settembre 2018, approvato dall’allora governo Conte-Salvini-Di Maio, che tolse di punto in bianco la protezione umanitaria a migliaia di profughi che l’avevano ottenuta in base alle precedenti norme legislative, furono buttate in strada, si stima, circa 40 mila persone. Prive di tutto.

Le associazioni umanitarie, il volontariato, la Chiesa cattolica sono riuscite poi a dare accoglienza a una parte di loro. Ma molte sono finite nell’emarginazione e facile preda della criminalità organizzata e dello spaccio.

Gran risultato in nome della sicurezza.

 

A Trento buttati in strada di notte dalla Provincia e dalla polizia:

una indicibile vergogna

Un episodio incredibile è accaduto a Trento nella notte tra il 28 e il 29 dicembre scorso. Alle 4.30 la polizia si è presentata alla “residenza Fersina” (ex caserme), struttura che accoglie i rifugiati, e ha ordinato a 13 richiedenti protezione internazionale di alzarsi, prendere le loro cose e andarsene.

In strada? Al freddo gelido? Nella neve? Di notte? Sì.

Quale reato avevano commesso per essere buttate in strada di notte al freddo? Avevano superato il reddito annuo di 5977,79 euro secondo quanto stabilito dalla legge.

Neanche fosse una retata antimafiosi. Era persone che facevano, quindi, piccoli lavori e che però avevano guadagnato “troppo” per essere accolte in una simile struttura. Quindi dovevano andarsene perché potevano pagarsi l’alloggio… Neanche seimila euro all’anno. Questa è l’Italia, questo è il Trentino. Anche così si creano le persone senza dimora.

Una indicibile vergogna.

La decisione è stata presa dalla Giunta provinciale leghista in collaborazione col Prefetto (che in Trentino si chiama Commissario del governo).

Nessuna comunicazione era stata data al Comune di Trento. Nessuna soluzione alternativa era stata cercata. Persone buttate in strada di notte e al freddo dalle istituzioni. Disumanità in nome della legge. Politica semplicemente barbara.

 

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