Madre Teresa, con gli infelici di fronte al silenzio di Dio

Madre Teresa di Calcutta

Ci scopriamo fragili. Ammiriamo il coraggio degli eroi, la fede dei santi. Li pensiamo superuomini e superdonne.

Ma la fragilità è di tutti. Gli eroi hanno paura e i santi sperimentano il silenzio di Dio.

La storia di Madre Teresa di Calcutta ce lo ricorda.

Gonxha Agnes Bojaxhiu nacque nel 1910 a Skopje, capitale della Macedonia, da benestanti genitori albanesi originari del Kosovo.

Entrata a diciotto anni nella congregazione missionaria di Nostra Signora di Loreto divenne suor Teresa e scelse Calcutta, in India.

Insegnava in un collegio per giovani ricche.

La miseria che c’era fuori la spinse a dedicarsi agli infelici.

Moribondi per strada, bambini soli, malati non curati, anziani abbandonati, disabili rifiutati, mendicanti.

Lasciò il collegio e fondò la congregazione delle Missionarie della carità .

Si prendeva personalmente cura degli infelici, li lavava, li fasciava, col sorriso che diffondeva serenità, un carattere d’acciaio e una fede sovrumana.

Non cercate grandi cose, fate soltanto piccole cose con grande amore

diceva. E poi:

Dobbiamo rispondere immediatamente alle esigenze del momento.

La persona che accostava era sempre la più importante al mondo.

La sua opera crebbe grazie all’aiuto di tanti e si diffuse in altri Paesi. Divenne famosa, le folle la osannavano, i potenti la corteggiavano.

Nel 1979 le fu assegnato il Nobel per la pace. La sua esposizione mediatica suscitò perplessità. E così la sua carità senza giustizia sociale.

Il giornalista Paolo Giuntella, che l’ammirava con perplessità, visitò una delle sue case di accoglienza in India e si ricrebbe, vergognandosi delle perplessità.
Raccontò:

In quella casa ci sono centonovanta persone: moribondi, uomini, donne e ragazzi deformi o gravemente mutilati, bambini abbandonati, molti dei quali non avendo mai avuto cure familiari non sanno parlare e si esprimono con versi da cuccioli di animale, e con occhi profondissimi e molto teneri.

Sette suore e alcune ragazze per curare… C’è una povertà assoluta. Ma una eccezionale pulizia. E una straordinaria serenità.

 

(P. Giuntella, Il fiore rosso. I testimoni, futuro del cristianesimo, Paoline, 2006, pp. 31-38)

 

Madre Teresa morì nel 1997 a 87 anni. Beatificata nel 2003, fu proclamata santa nel 2016.

Un aspetto sconosciuto della sua spiritualità emerse dalle lettere al suo vescovo rese note dopo la morte: la sua continua lotta interiore con l’oscurità. Col silenzio di Dio.

Ma questa povertà interiore, questo sentirsi abbandonata come Cristo sulla croce l’avvicinavano ancor di più agli abbandonati.

Visse la fede come un salto nel buio e una incessante preghiera.

 

Pubblicato sul quotidiano “Trentino” il 30 marzo 2020 e poi nel libro “Testimoni”.

 

Per saperne di più:

  • Madre Teresa, Sii la mia luce, a cura di Brian Kolodiejchuck, M.C., Rizzoli, 2007;
  • Madre Teresa, Il miracolo delle piccole cose, Rizzoli, 2017;
  • Giuntella, Il fiore rosso. I testimoni, futuro del cristianesimo, Paoline, 2006;
  • Gaeta, Madre Teresa. Il segreto della santità, San Paolo, Cinisello Balsamo,  2016;
  • Ricci, Govindo. Il dono di Madre Teresa, San Paolo, Cinisello Balsamo, 2016;
  • Germani, Madre Teresa e Gandhi. L’etica in azione, Mimesis, 2016.

 

Nel libro “Sii la mia luce” (Rizzoli, 2010), curato da padre Brian Kolodiejchuk, missionario della Carità e postulatore della causa di canonizzazione di Madre Teresa, sono raccolti scriti e lettere sprituali che rivelano l’umanissimo tormento interiore della Santa dei poveri. Anche in questo condivise la sorte degli infelici.

 

“Se mai diventerò una santa, sarò di sicuro una santa dell’oscurità. Sarò continuamente assente dal Paradiso per accendere la luce a coloro che, sulla terra, vivono nell’oscurità.”

Madre Teresa