Il muro del Brennero c’è già e uccide

L’Austria invierà 750 soldati e quattro blindati al Brennero per fermare i profughi. Un’iniziativa indegna di un Paese civile. Non si può giustificare, ma nemmeno prendere alla leggera tale indecenza umana e politica solo perché fra poco ci saranno le elezioni anticipate in Austria e bisogna fermare la destra.

Se la sinistra manda i blindati al Brennero, come fa il ministro socialdemocratico austriaco alla difesa, Peter Doskozil, cosa dovrebbe fare la destra, viene da chiedersi, per essere più a destra della sinistra contro i profughi? Bombardare i treni? Sperando che non ci siano troppi turisti austriaci a bordo perché gli effetti collaterali risulterebbero eccessivi?

È mai pensabile che un Paese civile possa soltanto immaginare di mandare i blindati contro dei derelitti?

Contro dei poveri e spaventati esseri umani che fuggono dalla guerra e dalla miseria e vanno in cerca di una vita migliore?

Ma è lo spirito di Vienna o di Braunau quello che sta emergendo nei nostri vicini austriaci?

C’è un solo dubbio, a questo punto: i blindati Pandur, in uso all’esercito austriaco, esibiranno il cannoncino in uso o glielo toglieranno per l’occasione?

Dicono che li useranno per fermare le auto. Ma per questo bastano dei vigili urbani o delle guardie di confine. Non occorrono i blindati.

E poi i soggetti pericolosi è più probabile che vengano dall’Austria. È lì che c’è gente che ama girare armata. Come il leader della destra, Norbert Hofer, sconfitto lo scorso anno alle elezioni presidenziali, che gira con una pistola Glock in tasca e che ama sparare, come ha ripetuto ai giornalisti. Sarebbe controllato al Brennero prima di un suo eventuale ingresso in Italia?

Già da mesi stanno fermando i profughi con implacabili controlli.

In queste ore anche il presidente della provincia di Bolzano ha voluto ribadire che la situazione è sotto controllo. Lo sanno tutti. Il muro al Brennero c’è già. Un muro che uccide, anche, non c’è bisogno di chiamare i blindati, con o senza cannoncino.

Il 21 novembre dello scorso un giovane eritreo di diciassette anni, Abel Temesgen, è morto alla stazione di Bolzano, schiacciato da un treno regionale mentre stava cercando di salire su un convoglio merci diretto a Nord. Ucciso dal muro del Brennero.

Pochi giorni dopo, fra il 2 e il 3 dicembre, altri due profughi, un uomo e una donna, che si erano infilati sotto un tir caricato su un treno merci a Verona e diretto in Germania, sono morti nella stazione tirolese di Wörgl, schiacciati durante la fase di scarico. Uccisi dal muro del Brennero.

Una profuga etiope di ventinove anni, Rawda, probabilmente diretta al Brennero, era morta schiacciata di notte da un merci nei pressi di Borghetto il 17 novembre, sempre dello scorso anno. Povere vite, tutte uccise dal muro del Brennero.

Non occorrono i blindati.

Solo una politica europea di accoglienza, dignitosa e condivisa, può affrontare questa immensa tragedia umanitaria.

 

Comunicato stampa del 4 luglio 2017, ripreso il 5 luglio dai quotidiani “l’Adige”, “Corriere dell’Alto Adige” e “Corriere del Trentino”.