Primo Levi ai giovani : ricordate Auschwitz combattendo il nazionalismo e le disumanità di oggi

Primo Levi

“Sarò felice se saprò che anche uno solo dei nuovi lettori avrà compreso quanto è rischiosa la strada che parte dal fanatismo nazionalistico e dalla rinuncia alla ragione.” (Primo Levi)

In una edizione scolastica del 1972 di Se questo è un uomo, il  suo immortale racconto di deportato nel lager di Auschwitz, Primo Levi (1919 – 1987) ricordava ai giovani che fare memoria di quelle atrocità, frutto di una ben precisa ideologia politica (sotto il termine di “fascismo” inglobava anche il nazismo), non solo della crudeltà umana, vuol dire combattere nella situazione di oggi le ideologie che ripercorrono la stessa strada.

 

Il pericolo del fanatismo nazionalistico

di Primo Levi

dall’Introduzione a Se questo è un uomo, Einaudi, Torino 1972 (“Letture per la Scuola media”).

 

«Ora, il fascismo non vinse: fu spazzato, in Italia e in Germania, dalla guerra che esso stesso aveva voluta.

I due paesi risorsero rinnovati dalle rovine, e iniziarono una faticosa ricostruzione: il mondo apprese con orrore incredulo l’esistenza delle “fabbriche di cadaveri” di Auschwitz, Dachau, Mauthausen, Buchenwald, e insieme provò sollievo al pensiero che il lager era morto, che si trattava i un mostro appartenente al passato, di una convulsione tragica ma unica, colpa di un solo uomo, di Hitler, e Hitler era morto, e il suo sanguinoso impero era crollato con lui.

È passato un quarto di secolo, e oggi ci guardiamo intorno, e vediamo con inquietudine che forse quel sollievo era stato prematuro.

No, non esistono oggi in nessuno luogo camere a gas né forni crematori, ma ci sono campi di concentramento in Grecia, in Unione Sovietca, in Vietnam, in Brasile [oggi Levi direbbe: in Libia, in Cina, in Siria…]

Esistono, quasi in ogni, paese, carceri, istituti minorili, ospedali psichiatrici, in cui, come ad Auschwitz, l’uomo perde il suo nome e il suo volto, la dignità e la speranza.

Soprattutto non è morto il fascismo: consolidato in alcuni paesi, in cauta attesa di rivincita in altri, non ha cessato di promettere al mondo un Ordine Nuovo. Non ha mai rinnegato i Lager nazisti, anche se spesso osa mettere in dubbio la realtà.

Libri come questo, oggi, non possono più essere letti con la serenità con cui si studiano le testimonianze sulla storia passata: come Brecht ha scritto, “la matrice che ha partorito questo mostro è ancora feconda”.

Proprio per questo, e perché non credo che la reverenza che si deve ai giovani comporti il silenzio sugli errori della nostra generazione, ho accettato volentieri di curare un’edizione scolastica di Se questo è un uomo.

Sarò felice se saprò che anche uno solo dei nuovi lettori avrà compreso quanto è rischiosa la strada che parte dal fanatismo nazionalistico e dalla rinuncia alla ragione.»