Profughi colpiti da gas lacrimogeni e getti violenti di acqua gelida in pieno novembre – La Polonia li ferma così sul confine con la Bielorussia – Disumanità e barbarie indegne di un Paese europeo e cattolico – Che esporta ovunque emigranti, ma che non vuole immigrati – Che riceve milioni di euro dall’Unione Europea, ma che fa il sovranista anti-Europa.
L’Italia accoglie 85.000 polacchi.
Perché la Polonia non vuole accogliere gli stranieri?
Profughi usati come arma politica al confine tra Bielorussia e Polonia. La Bielorussia è accusata di averli fatti entrare nel Paese per portarli poi sul confine polacco e mettere in difficoltà il governo di Varsavia. E l’Europa.
Non è una novità l’uso dei migranti come arma politica. La Turchia, ad esempio, si è fatta dare dall’Unione Europea milioni di euro per fermare i profughi e continua a minacciare gli europei di aprire le porte se alzano la voce contro le proprie violazioni dei diritti umani.
La Polonia, in ogni caso, non può far pagare a quegli esseri umani indifesi e in balia degli eventi queste tensioni politiche. Non può trattarli barbaramente. È indegno di un Paese dell’Unione europea e di un Paese che ostenta la difesa della civiltà cristiana.
Non c’è niente di europeo e di cristiano nel coprire di lacrimogeni e di acqua gelida in piena novembre i profughi e di lasciarli al freddo e alla fame. Aleno 10 finora i morti. Di gelo, di stenti, di malattie.
Per fortuna ci sono cittadini, associazioni e parrocchie che cercano di aiutare i profughi anche se è vietato farlo. L’umanità non è perdurta del tutto in Polonia.
Si parla di appena duemila profughi.
Ma la Polonia non vuole gli stranieri. Eppure centiniaia di migliaia di polacchi sono accolti all’estero. Moltissimi in Germania. L’Italia ne accoglie 85. 100, dato al 31 dicembre 2020 secondo il Rapporto sull’immigrazione in Italia di Idos presentato poche settimane fa.
La xenofobia dei sovranisti polacchi è anche per questo ripugnante. Abbiamo tutti bisogno di essere accolti, per primi i polacchi. Perché rispondono con la barbarie alla domanda di accoglienza?
I Paesi sovranisti e anti-Europa sono economicamente cresciuti grazie ai soldi dell’Unione Europea
Polonia e Ungheria sono i Paesi che ostentano il sovranismo più duro (“più potere agli Stati, meno all’Europa, non vogliamo rispettare le direttive europee che non ci piacciono, e nemmeno i diritti”), ma che più sono economicamente cresciuti in questi anni grazie ai soldi dell’Unione Europea (cioè degli altri Stati).
Il rifuto di condividere la responsabilità di accogliere anche un piccolo numero di profughi, che arrivano soprattutto in Grecia, Italia e Spagna, cozza contro la disponibilità ad accogliere invece tutti i soldi dell’Europa. I soldi si prendono, ma nessun profugo. Solo diritti, nessun dovere.
Così si comportano i Paesi sovranisti alleati della Lega di Salvini e delle destre europee.
Dal sito pagellapolitica.it riprendiamo questa illuminante sintesi
“Polonia e Ungheria sono beneficiari netti del budget dell’Unione europea, ricevono cioè più soldi di quanti ne versino (l’Italia al contrario è un contributore netto, anche se questa situazione sembra destinata a cambiare una volta che sarà operativo il Next Generation Eu).
Negli ultimi cinque anni, tra il 2015 e il 2019, la Polonia ha ricevuto* dal bilancio Ue 49,5 miliardi di euro netti circa (da ultimo, più di 12 miliardi nel 2019), per una media annuale di circa 10 miliardi di euro.
L’Ungheria ha ricevuto* circa 21,7 miliardi netti di euro (da ultimo, 5 miliardi e rotti nel 2019), per una media annuale di oltre 4,3 miliardi.
Per capire quanto siano rilevanti queste cifre per le casse polacche e ungheresi, andiamo a vedere allora i dati sulla spesa pubblica nei due Paesi.
Nei cinque anni compresi tra il 2015 e il 2019 la spesa pubblica polacca è stata, in media, pari a 195,5 miliardi di euro (da ultimo, 222,7 miliardi circa nel 2019). Quella ungherese a 59,4 miliardi di euro (da ultimo, 66,6 miliardi nel 2019).
Dunque i contributi Ue hanno pesato negli ultimi cinque anni, in media, per il 5 per cento della spesa pubblica polacca e per il 7,2 per cento di quella ungherese.
Il contributo netto dell’Italia – in media 3,7 miliardi di euro all’anno nel quinquennio 2015-2019 – ad esempio pesa, in negativo, per lo 0,4 per cento della spesa pubblica italiana media negli ultimi 5 anni.
Per dare un altro metro di paragone, possiamo dire in altri termini che le risorse arrivate dall’Unione europea equivalgono – guardiamo ai dati relativi al 2018 – a metà della spesa per istruzione della Polonia e ai tre quarti della spesa per istruzione dell’Ungheria.
Se questi trasferimenti da Bruxelles a Budapest e Varsavia dovessero venire meno, l’impatto per le casse dei due Paesi sarebbe insomma significativo.
…
Abbiamo verificato che in effetti la Polonia negli ultimi cinque anni ha ricevuto dal bilancio Ue l’equivalente del 5 per cento della propria spesa pubblica e l’Ungheria il 7,2 per cento. Percentuali molto significative se si pensa che, ad esempio, l’Italia dà al bilancio Ue (essendo un contributore netto) in media lo 0,4 per cento della sua spesa pubblica.”
Polonia, Ungheria e Repubblica Ceca condannate per non aver accolto nemmeno alcune decine di profughi...
Come ha scritto John Thys della France Press, ripreso da Euronews, Polonia, Ungheria e Repubblica Ceca sono state condannate dalla Corte di Giustizia Europea il 2 aprile 2020 per non aver accolto nemmeno alcune decine di profughi del piano di ricollocamento di 40 mila profughi arrivati in Italia e Grecia nel 2015, al momento del picco degli sbarchi.
Quel Piano era stato sottoscritto anche dai Paesi condannati.
Una situazione drammaticamente ridicola.
Dire che l’Europa non fa la sua parte è falso: sono i Paesi sovranisti che non fanno la loro parte. Neanche la minima parte.
La Polonia si era impegnata ad accogliere 100 migranti (!) dei 40.000 da ricollocare. Cento su quarantamila!
Ma non ne ha accolto nemmeno uno! È stata condannata per questo.
In compenso ha accolto milioni di euro europei.
Anche per questo la barbarie del governo polacco contri i profughi sul confine bielorusso è disgustosa e l’Europa non può permettere che un proprio Stato si comporti in questo modo, mentre beneficia in questo modo dei vantaggi dell’Unione Europea.