Uomini e cani

L’anno che ci stiamo lasciando alle spalle ha visto lo spirito di umana solidarietà umiliato e offeso dal nuovo potere politico. Con parole, comportamenti, leggi. Ma ha visto anche un bel pezzo di società reagire con coraggio a questa degenerazione e affermare con parole, comportamenti e azioni che non intende abbandonare la solidarietà nelle mani dei suoi distruttori.

La bella notizia è questa. E va gridata, perché il nuovo potere sappia che nella sua opera di distruzione troverà una dura opposizione da parte di tante libere persone e di tanti pezzi di società civile, di chiesa, di scuola, di amministrazioni locali.

E perché coloro che resistono alla degenerazione sappiano che non sono soli e non sono neanche pochi.

È accaduto l’assurdo nel 2018. L’assurdo disumano.

Tutti concordano che è incivile abbandonare i cani. Capita specialmente d’estate.

Accade, com’è noto, che alcuni che li hanno in casa, a un certo punto li abbandonino in strada e se ne vadano in vacanza. La nostra sensibilità non lo tollera. Ma non lo tollera neanche il codice penale che, all’articolo 727, punisce chi abbandona un animale domestico con l’arresto fino a un anno o con un’ammenda da 1.000 a 10.000 euro.

Però il governo ha fatto diventare legge in Parlamento il cosiddetto decreto sicurezza che toglie la protezione umanitaria a migliaia di profughi, e migliaia di loro sono stati di conseguenza cacciati dalle loro dimore e abbandonati in strada, privi di tutto.

Tanti altri subiranno la stessa sorte.

La sensibilità generale non si è scossa per queste migliaia di esseri umani abbandonati. Anzi, molti gli evviva.

Né c’è una legge che punisce una simile barbarie. Anzi, c’è una legge, il famigerato decreto sicurezza, che la prescrive. A tanto è giunta la civiltà della nuova politica.

C’è stata poi la reazione di alcuni sindaci che hanno detto che continueranno ad applicare le vecchie regole perché il decreto priva di diritti fondamentali le persone.

Molti altri sindaci di un po’ tutte le regioni hanno protestato dicendo: se i profughi finiscono in strada, sotto i ponti, nei parchi, i cittadini si lamentano della sicurezza, del degrado, si grida allo scandalo, il consigliere leghista di turno va a fare le foto, le manda ai giornali e alle tv, le posta sui social, i comitati di cittadini protestano. Ci mettete in croce, hanno detto i sindaci. Allora è stata un po’ frenata la cacciata, che però continua.

Anche i sindaci trentini l’hanno detto al presidente leghista della nostra Provincia, il quale, all’indomani del suo insediamento, si era affrettato a dichiarare che avrebbe espulso dalle strutture di accoglienza i profughi cui veniva tolta la protezione umanitaria. E che si arrangiassero. Al freddo e al gelo. Però che le scuole facessero il presepe. E che i vigilantes proteggessero la basilica di Santa Maria Maggiore.

Devozioni ipocrite, demolite da Geremia già 2600 anni fa:

Non confidate in parole menzognere dicendo: “Questo è il tempio del Signore, il tempio del Signore, il tempio del Signore!” Se davvero renderete buone la vostra condotta e le vostre azioni, se praticherete la giustizia gli uni verso gli altri, se non opprimerete lo straniero, l’orfano e la vedova […] io vi farò abitare in questo luogo

(Ger 7, 4-7).

Lo stesso presidente della Provincia ha poi tolto i finanziamenti ai corsi di italiano per i richiedenti asilo, eliminato i progetti di inserimento nel lavoro, eliminato i progetti di comunità, volti a migliorare la conoscenza e la collaborazione tra i profughi e la comunità che li ospita, tolto i finanziamenti per l’assistenza psicologica (molti profughi, com’è noto, hanno subito traumi e violenze nel corso del loro viaggio).

I più poveri dei poveri trattati come cose. Le cose più riuscite dell’accoglienza, distrutte.

Una strategia luciferina. Però, che si faccia il presepe.

In pochi giorni è stata mandata all’aria una gloriosa storia di solidarietà e di politiche sociali di cui la nostra autonomia speciale andava fiera.

Il nuovo potere invece è fiero di peggiorare la vita dei più poveri. E di distruggere un servizio pubblico efficiente come Cinformi, il Centro informativo per l’immigrazione, invece di migliorare i servizi pubblici inefficienti.

La bella notizia è che molte persone non si adeguano all’andazzo.

Il Trentino della solidarietà ha protestato e ha difeso i rifugiati così incivilmente trattati. Perché li ha guardati negli occhi, li conosce per nome e cognome, conosce le loro storie, le loro ferite, le loro speranze.

Non solo. Sta dando vita a nuove azioni concrete di solidarietà: apre porte per accogliere, promuove corsi di italiano, cerca inserimenti lavorativi, educa e informa, smonta pregiudizi e falsità, crea occasioni di dialogo e amicizia là dove il razzismo vuole odio e divisione.

Alla disumanità reagisce con la solidarietà.

Sta nascendo un nuovo protagonismo delle persone. La solidarietà, cacciata dalle istituzioni politiche, ritrova casa là dove era nata, nel cuore delle persone. È qui che continua a rigenerarsi.

Per tornare poi a contagiare la società, la politica, le istituzioni. E ricominciare a guarire il mondo.

 

Pubblicato sul quotidiano «l’Adige» il 29 dicembre 2018.