L’utopia politica della Rete, movimento per la democrazia negli anni di Tangentopoli e dei delitti di mafia: storia e storie

Per conoscere la storia della Rete sono utili questi libri di  D. Saresella, P. Bertezzolo, L. Rozza Giuntella, T. Gullo, A. Naselli, D. Camarrone, P. Giuntella, L. Orlando, E. Pintacuda, N. Dalla Chiesa, C. Fava, C. Palermo, A. Galasso. E gli Atti delle assemblee nazionali.

 

Storia e storie della rivolta etica di un piccolo movimento che, come dice la storica Daniela Saresella, fu l’utopia politica di quegli anni burrascosi e inquietanti.

 

 

 

Copertina e (sotto) indice del volume di Daniela Saresella.

 

Daniela Saresella, Tra politica e antipolitica. La nuova “società civile” e il movimento della Rete (1985-1994), Firenze, Le Monnier, 2016, pp. 202.

“Uccisioni di mafia, corruzione, disgregarsi del sistema dei partiti e tracollo economico rischiavano di trascinare il Paese verso l’abisso: il movimento della Rete rappresentò l’utopia politica di quegli anni”.

Così è scritto nella quarta di copertina di questo documentato volume di Daniela Saresella, storica dell’Università di Milano. Un libro indispensabile per conoscere la breve ma intensa vita del Movimento e il suo significato nella burrascosa vicenda politica di quegli anni. Con particolare attenzione alle importanti esperienze culturali, civili, politiche di Palermo, Milano, Torino e Trento che costituirono poi l’ossatura della Rete.

 

 

 

 

Tra la fine degli anni Ottanta e i primi anni Novanta l’Italia visse uno dei momenti più difficili della sua storia perché, scrive Saresella,

“il Paese cadde in una crisi di carattere morale, istituzionale e fiscale: come una grande ‘slavina’ che si ingrossa scendendo a valle, così l’Italia visse un incontenibile sconquasso, con la delegittimazione del ceto politico, coinvolto negli scandali di Tangentopoli, e un gravissimo squilibrio economico, dovuto all’ingente debito pubblico accumulato.

 Il radicale cambiamento della classe parlamentare e la trasformazione del sistema dei partiti rappresentarono un ‘terremoto’ quale rarissimamente accade in sistemi democratici consolidati, e che tende invece a corrispondere a ‘fasi di collasso di regimi democratici instabili’, quale si rivelava quello del nostro Paese” .

Scrive ancora Saresella:

“La Rete rappresentò dunque il primo tentativo nel nostro Paese di elaborare e proporre un progetto politico che andasse al di là dei presupposti ideologici, e che si basasse essenzialmente su programmi condivisi: le differenti esperienze e la diversa appartenenza culturale non erano concepite come un problema ma come occasione di arricchimento e di confronto.

La Rete fu la prima organizzazione postideologica, frutto dei radicali stravolgimenti internazionali e italiani di quegli anni, e si pose alcuni obiettivi come prioritari: la legalità, la lotta alla mafia e l’appoggio alla magistratura; si occupò di questione ambientale e sanitaria, lette e interpretate come cartine di tornasole della mancanza in Italia di un’etica pubblica e di una condivisa moralità politica. Prese posizione con forza a favore della pace internazionale e contro la prima guerra del Golfo, ed elaborò il progetto di un’Europa federale, basata sui principi della sussidiarietà e della solidarietà, che ridisegnasse i rapporti tra organismi politici locali, strutture degli Stati nazionali ed organismi internazionali” (pp. 2-6).

 

 

 

 

Paolo Bertezzolo, Laura Rozza Giuntella, Il palazzo dei baci rubati. Un omicidio e altri misfatti a Montecitorio, prefazione di Marco Damilano, Il Segno dei Gabrielli, San Pietro in Cariano (VR), 2018, pp. 234.

Un giallo politico per raccontare l’Italia  parlamentare del biennio drammatico 1992-1994. Gli autori erano all’epoca deputati della Rete. Un romanzo autobiografico dove tutto è inventato e tutto è vero. Gli anni drammatici e inquietanti di Tangentopoli  raccontati dall’interno del palazzo.

Scrive Marco Damilano nella prefazione:

“È una storia di venticinque anni fa, ma sembra raccontare la politica di oggi, fotografata alla vigilia di un’altra svolta.  Nel frattempo molti mali non sono stati curati, si sono soltanto aggravati: il ruolo delle logge e dei poteri occulti, l’inconsistenza dei rinnovatori, perfino le molestie del capo sono cronaca di questi giorni. E la politica, oggi, a differenza del passato, non è più il luogo della speranza, è una landa disabitata. Deserte le piazze, ostili i cittadini, svuotato il senso anche del Parlamento. Resiste la coscienza di ognuno…”.

 

Ecco di seguito alcuni libri degli anni della Rete (primi anni ’90) per capire da vicino l’Italia tormentata di quel tempo, la nascita del Movimento, i suoi protagonisti, le speranze e i rischi di quella coraggiosa, per quanto minoritaria, avventura politica.

 

 

 

Tano Gullo, Andrea Naselli, Leoluca Orlando il paladino nella “Rete”, Roma, Newton Compton, 1991, pp. 200.

Autori di questa lunga, schietta, documentata intervista sono due giornalisti siciliani, laureati ambedue in sociologia a Trento, che si sono fatti le ossa nella redazione del quotidiano “L’Ora” di Palermo.

Il libro, uscito nell’aprile del 1991, all’indomani della nascita della Rete, è importante soprattutto per la ricostruzione delle vicende legate alla “primavera palermitana”, la rivoluzione politica di Orlando che ruppe i consolidati assetti di potere.

Tanti i rischi e le trappole per la Rete appena nata, scrivono i due giornalisti, che la definiscono una specie di “lega” dove però “lo spartiacque non è il razzismo contro popoli e territori, ma una rivolta etica che si incanala contro ogni espressione della cultura  mafiosa” (p. 12) .

 

 

 

Davide Camarrone, La Rete, un movimento per la democrazia, Roma, Edizioni Associate, 1992, pp. 114.

L’autore, siciliano, giornalista, era all’epoca addetto stampa del gruppo parlamentare della Rete all’Assemblea regionale siciliana.

Uno sguardo sintetico  e acuto sul contesto politico in cui si colloca, a livello siciliano e nazionale, il nuovo movimento.

“Il ristabilimento delle regole è un obiettivo liberale, democratico ed eversivo insieme; eversivo del sistema di regole vigenti, che naturalmente occultano le responsabilità dei maggiori delitti politici dell’ultimo trentennio, delle stragi, dei più clamorosi casi di corruzione politica e di malversazione, e che fanno dell’Italia il solo grande paese occidentale dove la criminalità politica mantenga livelli pari a quelli colombiani o argentini” (D. Camarrone, p. 75).

 

 

 

Paolo Giuntella, Leoluca Orlando, Fede e politica. Intervista a Leoluca  Orlando, Casale Monferrato (AL), Marietti, 1992, pp. 98.

Il giornalista Paolo Giuntella, già presidente della Lega Democratica e fondatore della Rosa Bianca (associazioni cattolico-democratiche alle quali aderiva lo stesso Orlando), dialoga, tra simpatia e scetticismo, col fondatore della Rete. Ma da questa Giuntella prende le distanze, anche se ne condivide diversi aspetti. L’intervista mette in luce le profonde riflessioni etiche e spirituali che stanno alla base delle scelte di Orlando.

“Lo storico Pietro Scoppola, che non è mai stato un amico acritico di Orlando, gli ha detto che, se non altro, un posto nella storia italiana se lo  è conquistato avendo posto le premesse, anche nel nostro paese, come già avviene in altri paesi a forte presenza cattolica (Irlanda, Polonia, Francia, Spagna, Germania, Belgio, Stati Uniti), per la crescita del pluralismo delle scelte politiche dei cattolici senza per questo essere approdato a posizioni di dissenso o di conflitto dottrinale, teologico o pastorale” (P. Giuntella, p. 96).

 

 

 

Ennio Pintacuda, La scelta, a colloquio con Aldo Civico, Casale Monferrato (AL), Piemme, 1993, pp. 256.

Padre Ennio Pintacuda, palermitano, gesuita, animatore con padre Bartolomeo Sorge della “Scuola di formazione politica Pedro Arrupe” del capoluogo siciliano, fu amico, maestro e stretto collaboratore di Leoluca Orlando. In questo colloquio col giornalista trentino Aldo Civico ripercorre le vicende legate alla “primavera palermitana”, di cui fu uno dei più coraggiosi e colti ispiratori, e alla nascita della Rete, con uno sguardo particolare a quanto accadeva sul versante cattolico.

“Per taluni uomini avviene che debbano compiere quella scelta che condizionerà in modo radicale tutta la loro esistenza ed ogni pezzetto di essa. E’ la scelta che sottrae alla propria gestione anche un qualche minuscolo  evento della propria giornata … Sono pochi, pochissimi questi tipi di scelte. Ma quello che esse implicano lo comprendono, soltanto, coloro a cui tocca di farle e, poi, di viverle con coerenza” (p. Pintacuda, p. 7).

 

Ecco alcuni libri sulla mafia scritti negli anni della Rete da alcuni dei principali protagonisti e parlamentari del Movimento: Nando Dalla Chiesa, Claudio Fava, Carlo Palermo, Alfredo Galasso. Libri che sono in primo luogo vive testimonianze della lotta personale degli autori contro i poteri mafiosi. E poi sono analisi serie e attendibili del fenomeno mafioso, una delle peggiori piaghe sociali e politiche del nostro Paese. Libri di protagonisti lucidi e coraggiosi della battaglia dell’Italia civile contro i poteri illegali e assassini. Una battaglia che non finisce mai.

 

 

 

Nando Dalla Chiesa, Dizionario del perfetto mafioso. Con un breve corso di giornalismo per gli amici degli amici, Milano, Mondadori, 1990, pp. 213.

Nando Dalla Chiesa, docente universitario di sociologia e scrittore, animatore di “Società civile” a Milano, è stato tra i principali protagonisti e parlamentari della Rete. Il libro è una satira spietata tanto del linguaggio che del pensiero dominanti.

Dalla voce “Integralismo etico”: Filosofia pericolosa e intollerante affermatasi verso la fine del XX secolo in Italia in alcuni ambienti intellettuali, ristretti e screditati ma molto aggressivi. Essa predica indefessamente il principio secondo il quale anche ai giorni nostri esisterebbero il Bene e il Male; in tale contesto lo Stato (riproposizione del vecchio Stato etico) dovrebbe legittimare il Bene e punire il Male, almeno nelle sue manifestazioni più acute. Verrebbe così meno quella pluralità di interessi e di valori su cui storicamente si fonda lo Stato di diritto e ancor più la odierna società, che è notoriamente complessa, e poi complessa e articolata… “.

 

 

 

Nando Dalla Chiesa, Storie di boss ministri tribunali giornali intellettuali cittadini, Torino, Einaudi, 1990,  pp. 264.

“L’Italia entro la quale scorrono le microstorie raccontate nel libro è simbolicamente l’Italia di Andreotti. Non certo nel senso che quest’ultimo l’abbia costruita – magari da solo – così com’è, in ogni suo anfratto. Ma nel senso che Andreotti come nessun altro ha plasmato, con azioni, omissioni o alleanze, la sostanza del potere nell’Italia del dopoguerra…

Dentro quest’Italia non tutto però è uguale; non solo per l’esistenza della famosa (o famigerata) ‘complessità’, ma proprio perché vi sono parti in lotta. E’ cioè un’Italia dove si scontrano – in termini di civiltà e di libertà – quelli che per semplificare chiamerò il bene e il male…

E infatti questo libro è una storia, umana e intellettuale, individuale e collettiva, di vittorie e di sconfitte, di speranze, disillusioni e ancora speranze; è cioè la storia vera di uno scontro tuttora impari.” (Nando Dalla Chiesa)

 

 

 

Claudio Fava, La mafia comanda a Catania 1960-1991, Roma-Bari, Laterza, 1991, pp. 187.

Claudio Fava, giornalista e scrittore, tra i fondatori della Rete, diventò nel 1984 direttore del mensile “I Siciliani” prendendo il posto del padre Giuseppe, ucciso dalla mafia. Ha poi lavorato per molte testate giornalistiche e pubblicato numerosi libri. E’ stato deputato della Rete.

“Un racconto teso e appassionante, lucido e impietoso che ricostruisce dalle origini la ‘presa del potere’ da parte della mafia a Catania.

I fatti, i documenti e soprattutto i protagonisti: la spvalderia dei mafiosi, la complicità dei politici, l’avidità dei cavalieri, la giustizia negata, i giornalisti che rifiutano l’evidenza. Ma anche la Ctania che si ribella, non si rassgena, non si arrende: la città della speranza” (dalla quarta di copertina).

 

 

 

Carlo Palermo, L’attentato, Trento, Publiprint, 1992, pp. 334.

Carlo Palermo è l’unico giudice sopravvissuto a un attentato. Una bomba esplose per lui come era accaduto prima per Chinnici e come sarebbe accaduto per Falcone e Borsellino. L’attentato avvenne il 2 aprile 1985 a Trapani, dove Palermo era sostituto procuratore. L’esplosione coinvolse un’altra automobile e due fratellini morirono. Nelle inchieste sul traffico di armi e droga che il giudice aveva condotto a Trento, dove era stato dieci anni, erano stati coinvolti anche esponenti vicini al Partito socialista.

Palermo fu eletto deputato della Rete per il Trentino-Alto Adige alle elezioni politiche dell’aprile 1992. Nel novembre 1993 fu eletto per la Rete consigliere regionale del Trentino-Alto Adige e lasciò il seggio parlamentare. Al suo posto subentrò lo storico Paolo Prodi, primo dei non eletti in Trentino-Alto Adige nella lista della Rete.

 

 

 

Alfredo Galasso, La mafia politica, Milano, Baldini e Castoldi, 1993, pp. 219.

Avvocato e professore universitario di diritto civile, è stato componente del Consiglio superiore della magistratura e difensore in molti processi dei familiari delle vittime della mafia. Intensa anche la sua attività in ambito culturale e sociale. Prima di questo libro aveva pubblicato “La mafia non esiste” un romanzo sul maxiprocesso (Tullio Pironti Editore, 1988).

“Lo scopo di questo libro è quello di raccontare la mafia come sistema. Potrebbe sembrare un’astrazione, ma si tratta invece di una realtà corposa e concretissima. Il metodo è semplice: ricominciare a mettere insieme, innanzitutto, i fatti…

A Palermo in pochi anni sono stati decapitati i vertici dello Stato, della Regione, della magistratura, della polizia, dei partiti. Tutti questi delitti restano senza mandanti, in molti casi perfino gli esecutori materiali sono stati scagionati”

 

 

 

Nando Dalla Chiesa, Milano-Palermo la nuova Resistenza, Intervista di Pietro Calderoni a Nando Dalla Chiesa, Milano, Baldini & Castoldi, 1993, pp. 159.

“Il libro spiega lo sviluppo di un nuovo modo di intendere la politica: dal sorgere del gruppo milanese di Società civile alla Rete alla lotta contro i poteri criminali alla lotta contro la corruzione a quella che Nando Dalla Chiesa chiama ‘Nuova Resistenza’ indispensabile se si vuole che i cittadini riconquistino dignità e democrazia.

Il libro ricostruisce polemiche spesso roventi, oltre che episodi crudi e anche tragicomici di cui è stato protagonista il sistema dei partiti.”

 

 

Infine segnaliamo gli Atti di due importanti assemblee nazionali della Rete. Testimoniano l’impegno di riflessione non solo sui grandi temi della legalità e dell’etica pubblica, ma anche su quelli – politici, amministrativi, sociali – delle regioni e delle città.

 

 

Movimento per la Democrazia La Rete, L’Italia delle città, l’Europa delle Regioni. Atti dell’Assemblea nazionale [Perugia, 20-22 novembre 1992], 1993, Tipografia Catelani, Carrara, pp. 207.

Dopo la prima assemblea nazionale del movimento, svoltasi a Firenze dal 22 al 24 novembre 1991, l’assemblea di Perugia di un anno dopo (20-22 novembre 1992) è un momento di confronto molto importante per il movimento che si è andato consolidando in diverse regioni italiane.

Dalla relazione introduttiva di Leoluca Orlando “Dall’Italia della protesta una proposta per l’Italia. Memoria di opposizione e strategia di governo”:

 

 

“A Trento come a Palermo, nel Nord come nel Sud, la nostra presenza, il lievito, la nostra sintesi, la nostra proposta si colloca forte in opposizione alle logiche di apparato dei partiti e assume una dimensione nazionale e solidaristica…  

La intollerabile anomalia del sistema politico italiano è che questi valori, di pace, ambiente, legalità e solidarietà, sembrano condannati ad essere valori di opposizione, fuori e contro il governo. Mentre la guerra, l’inquinamento, l’illegalità e l’egoismo sembrano essere connotati del governo. Il nostro progetto, il nostro sogno non è più soltanto quello di denunciare e contrastare i disvalori, ma è anche quello di far diventare pacifisti, ambientalisti, solidarismi e legalisti soggetti di governo e non più schegge mortificate e isolate destinate a restare opposizione” (pp. 11-12).

 

 

 

Movimento per la  Democrazia La Rete, Il futuro delle città, i cittadini del futuro. Atti dell’Assemblea nazionale, 1993, Tipografia Catelani, Carrara, pp. 246.

Dalla Prefazione di Grazia Villa:

“Le città non sono cumuli occasionali di pietra: sono misteriose abitazioni di uomini…noi ci crediamo!

Ancora una volta dopo Perugia, La Rete si è interrogata su quali strumenti, quali priorità, quali progetti, quali regole, ma soprattutto quale ottica attraverso cui guardare, conoscere, costruire, governare, amare le nostre città…”.