Il primo ministro spagnolo Pedro Sanchez difende il modo in cui la polizia del Marocco e quella spagnola hanno respinto i migranti a Melilla venerdì scorso, mentre provavano ad attraversare il confine per entrare nell’enclave spagnola nel Nord Africa, e definisce il tentativo di attraversamento della frontiera in cui sono morte 23 persone, secondo le fonti ufficiali a fronte dei 37 denunciati dalle ong sul posto, “un attacco ai confini della Spagna“.

“Dobbiamo ricordare che molti di questi migranti hanno attaccato i confini della Spagna con asce e ganci”, ha detto Sanchez in un’intervista rilasciata ad Associated Press a Madrid alla vigilia del summit Nato al via oggi.
“Stiamo parlando di un tentativo di assalto alla recinzione che è stato evidentemente condotto in modo aggressivo e quindi ciò che le forze di sicurezza dello Stato spagnole e le guardie marocchine hanno fatto è stato difendere i confini della Spagna” insiste il premier spagnolo.

Ma testimonianze e video, che vi proponiamo con l’avvertenza che si tratta di immagini scioccanti,  lo smentiscono.
Si è trattato di un vero e proprio atto repressivo di una violenza inaudita mentre i feriti sono stati lasciati agonizzanti tra i corpi dei morti senza assistenza.

Fatti che dimostrano una sistematica violazione dei diritti umani da parte di uno Stato che ha scelto di svolgere il ruolo di polizia anti migranti per conto della Spagna  in cambio di finanziamenti per la gestione ‘esternalizzata’ delle frontiere esterne dell’Unione europea.

In un video registrato da un immigrato sudanese che ha partecipato al salto oltre la recinzione di Melilla, lo stesso afferma che era stata la polizia marocchina a invitarli a saltare.
“Sono stati loro a dirci che dobbiamo andare nel luogo dell’associazione e poi attraversare. Ti lasceremo passare in qualche modo, mi ha detto un giovane poliziotto. Ci hanno portato lì e ci hanno detto di provare ancora una volta” racconta visibilmente turbato.

Le autorità in Marocco hanno attribuito le vittime a una “calca” di persone che si è formata mentre centinaia provavano a scalare la doppia recinzione di ferro di 12 metri di Melilla. Ma le organizzazioni non profit che lavorano in Nord Africa e le organizzazioni per i diritti umani hanno puntato il dito contro il trattamento riservato ai migranti dalla polizia di entrambe le parti e hanno attribuito la responsabilità dei fatti anche ai funzionari spagnoli e dell’Unione europea che, secondo loro, hanno essenzialmente esternalizzato i controlli alle frontiere in Marocco e in altri Stati.

Sanchez, il cui governo sta cercando di migliorare i legami con il Marocco a seguito di un’aspra disputa diplomatica sul Sahara occidentale, si è rifiutato di criticare la repressione e dal palazzo alla periferia di Madrid che ospita il suo ufficio e la sua residenza, ha detto che i suoi pensieri sono rivolti alle famiglie di coloro che sono morti, ma per la tragedia ha accusato “reti internazionali di traffico di esseri umani che traggono profitto dalla sofferenza degli esseri umani che vogliono solo cercare una vita migliore”.

Insomma rivendica la sua posizione sottolineando che si tratta di contrasto a “gruppi mafiosi internazionali che stanno danneggiando non solo l’integrità territoriale della Spagna ma anche quella del Marocco, che è un Paese che soffre di questa migrazione irregolare”.

Nel summit Nato  a Madrid si punta a riscrivere la strategia di difesa dell’Alleanza per i prossimi 10 anni: l’invasione russa dell’Ucraina sarà al centro della riunione di mercoledì e giovedì, ma si discuterà anche della sua posizione Nato sull’Africa, dove i mercenari russi si stanno aggiungendo alle preoccupazioni per immigrazione, estremismo e impatto di povertà e cambiamento climatico.

Ma, come sempre, sulla “questione” migranti il risultato finale sarà una dichiarazione di intenti sterile che non produrrà interventi efficaci e risolutori.

Fonte Focus on Africa