Continue tragedie nel Mediterraneo: barcone diretto in Italia affonda, almeno 90 profughi morti

Fiori in memoria delle vittime delle politiche migratorie di chiusura.

Il racconto di 4 sopravvissuti, aggrappati ai rottami, riportati dalla nave commerciale Alegria I in Libia. Un’altra strage che si poteva evitare. Da giorni Alarm phone aveva lanciato l’allarme su imbarcazioni in difficoltà al largo della Libia. La grande attività di Alarm phone per salvare i naufraghi e la denuncia della militarizzazione delle frontiere.

 

Altra terribile strage nel Mediterraneo: più di 90 morti

Il ruolo importantissimo di Alarm phone per salvare i naufraghi

“Eravamo in 100 su quella barca, siamo partiti quattro giorni fa dalla Libia, siamo rimasti vivi solo noi”. Questo il terribile racconto – l’ennesimo, terribile racconto – che i quattro superstiti hano fatto al comandante della nave commerciale Alegria I che li ha soccorsi mentre erano aggrappati a dei rottami (vedi Alessandra Zinini su “la Repubblica”, 3 aprile 2022).

Disgraziatamente la nave li ha voluti riportare in Libia, dove era diretta, invece di affidarli alla nave GeoBarents di Medici senza frontiere che si era prestata ad accoglierli. Riportare i profughi in Libia vuol dire riconsegnarli all’inferno dal quale erano fuggiti.

Probabilmente il naufragio è avvenuto nella notte tra venerdì 1 e sabato 2 aprile. Potrebbe essere stato il naufragio di un barcone con 145 persone a bordo scomparso da alcuni giorni secondo Alarm phone che ne aveva segnalato la scomparsa.

 

Cosa è Alarm phone?

Una grande storia di volontari, superstiti, sostenitori

Dal sito di Alarm phone

 

«Alarm Phone è stato creato nell’ottobre del 2014 da reti di attivisti e attori della società civile in Europa e Nord Africa.

Il progetto ha istituito un numero di emergenza auto-organizzato per migranti in difficoltà nel Mar Mediterraneo. Il nostro obiettivo principale consiste nell’offrire una più ampia visibilità all’SOS dei migranti in difficoltà.

Alarm Phone documenta la situazione, informa le guardie costiere e, quando necessario, mobilita ulteriori possibilità di soccorso in tempo reale.

In questo modo possiamo, almeno in una certa misura, esercitare pressione sulle entità responsabili per il salvataggio affinché si evitino respingimenti e altre forme di violazioni dei diritti umani nei confronti di migranti in mare.

Alarm Phone è composto da volontari, la maggior parte dei quali ha esperienza di attivismo ai confini esterni dell’Europa, in reti come Welcome to Europe, Afrique Europe Interact, Borderline Europe, Noborder Morocco e Watch The Med.

Gli attivisti coinvolti nel progetto si trovano in diverse località, tra cui Tunisi, Palermo, Melilla, Tangeri, Cadice, Marsiglia, Strasburgo, Londra, Vienna, Zurigo, Berlino, Ginevra e Izmir, per citarne solo alcune. Sono coinvolti in gruppi locali, progetti di ricerca e/o campagne nelle tre regioni menzionate.

Alcuni dei partecipanti hanno esperienza diretta, avendo attraversato il Mediterraneo loro stessi negli anni passati.

Il progetto è supportato da un’ampia rete di sostenitori su entrambe le sponde del Mar Mediterraneo. Tra questi ci sono noti intellettuali e giornalisti, superstiti di naufragi e parenti di persone scomparse nel tentativo di raggiungere l’Europa.

Il progetto è sostenuto e supportato da migranti che hanno esperienza diretta della violenza dei confini, e da cittadini indignati dalla situazione attuale.

La storia del Mediterraneo degli ultimi venti anni dimostra che una maggior militarizzazione delle rotte migratorie non porta ad altro che ad un aumento delle morti. Anche quando le rotte verso l’Europa sono bloccate da nuove tecnologie e politiche di sorveglianza, i migranti continuano ad arrivare. Sono semplicemente costretti a intraprendere percorsi più lunghi e pericolosi.

Le organizzazioni internazionali e i politici di ogni fazione attribuiscono la colpa per le morti nel Mar Mediterraneo ai trafficanti. Tuttavia, i trafficanti di esseri umani esistono solo finché esistono regimi di frontiera che impediscono a migranti e rifugiati di entrare legalmente in Europa e li costringono invece ad intraprendere viaggi costosi e pericolosi, e in clandestinità.»