Bruno Masé, la compassione che diventa azione

Bruno Masé (foto tratta da ladige.it)

Di Bruno Masé, che ci ha lasciato dopo una vita dedicata agli altri, si può dire che Dio solo sa, nel vero senso della parola, quante persone nelle situazioni più difficili ha aiutato.

Senza stancarsi, senza fermarsi di fronte a nessun ostacolo. Quegli ostacoli che spesso sbarrano la strada alle migliori generosità.

Il “non si può fare niente” era per lui intollerabile.

Ci soffriva, si inquietava, si dava da fare muovendo il mondo perché quella persona trovasse un alloggio, un lavoro, un’assistenza, un’accoglienza, una cura, un pasto, un vestito, un accompagnamento, un riscatto, un nuovo inizio di vita.

Finché il “non si può fare niente” veniva sconfitto.

Instancabile.

Di fronte a un problema incancrenito o di fronte a un’emergenza non poteva mai fare la parte dello spettatore, magari pietoso, appagato di un’astratta compartecipazione. Che ci fa sentire buoni a noi stessi ma lascia le cose come sono.

La sofferenza del più debole era la sua.

E questa compassione diventava sempre azione, concretezza, responsabilità personale. Senza sconti, senza scusanti, senza rinvii. Lui si sentiva interrogato prima degli altri. E sentiva di dover rispondere in prima persona. Adesso, non domani. Non quando avrò tempo e voglia.

E l’azione personale la faceva diventare, quando era necessario, e lo è stato in tanti momenti memorabili, anche azione collettiva, di gruppo, di associazione, di comunità, coinvolgendo persone e istituzioni.

Senza timore di infastidire. Di passare per il solito rompiscatole.

Perché chi sta male non ha bisogno delle nostre belle parole o promesse, ma del nostro impegno.

E lui, così, ha arricchito di nuove invenzioni la rete duratura della solidarietà trentina. Quella che poi cammina da sola. La responsabilità personale che sa diventare azione di politica sociale.

Perché la solidarietà personale non basta di fronte alle strutture di ingiustizia, di immobilismo, di egoismo.

Tanto meno la retorica sui deboli e i poveri che non diventa trasformazione della società. Non tanto dei massimi sistemi, che pure vanno rivisti da cima a fondo, ma intanto, per quanto è in nostro potere, di questa comunità, di questa città, di questa provincia. Delle sue leggi, delle sue strutture, dei suoi servizi.

Bruno ha sofferto molto del venir meno, in questi tristi anni, di politiche sociali che avevano fatto grande nella solidarietà e nella giustizia questa piccola terra. E non ha mai cessato di dirlo.

Perché lo scandalo di questa distruzione di valori e servizi da parte della politica dominante non può lasciare inerte nessuno.

Di tutto questo gli siamo immensamente grati. Debitori di un esempio e anche di una cara amicizia indimenticabili.

Ha scritto una delle più belle pagine della solidarietà in questa terra.

Che la sua testimonianza sia raccolta da nuove testimonianze.

 

Pubblicato sul quotidiano “l’Adige” il 6 agosto 2021.