Missione (e vergogna) italiana in Libia: salvare petrolio e gas, non i naufraghi (altri 60 morti)

Mentre il ministro degli esteri Di Maio e l’amministratore delegato di Eni, Claudio Descalzi, si apprestavano a incontrare il nuovo capo del governo libico di unità nazionale, Abdulhamid Dbeibah, le agenzie diffondevano la notizia che nell’ultimo naufragio, avvenuto il 18 marzo al largo delle coste libiche, c’erano stati almeno 60 morti. Non 5 come dicevano i libici.

 

Donne, bambini, uomini continuano a morire in mare per colpa della Libia, dell’Italia e dell’Europa. E di tutti quelli che assistono in silenzio a questi crimini.

Crimini che continuano a ripetersi. Queste povere vittime non interessano a nessuno. Solo le navi delle Ong cercano di salvarle.

Il 18 marzo i pescatori al largo della Libia hanno visto un barcone in fiamme. Le autorità libiche allertate, secondo Alarm Phone, non sono intervenute. I pescatori hanno salvato 45 naufraghi. Almeno altri 60 erano dispersi.

Stragi di innocenti che avvengono con la complicità delle autorità libiche che si spartiscono i proventi del traffico e della detenzione dei migranti.

E non dimentichiamo che la Libia è finanziata dall’Italia e dall’Europa per fermare i migranti nei lager.

Naturalmente nell’incontro italo-libico non si è parlato di queste stragi. Infatti, era presente anche il nuovo ministro libico del Petrolio e del Gas, Mohamed Oun, non il ministro degli Interni o quello degli Esteri competenti in materia di migranti.

Secondo i comunicati ufficiali si è parlato di “aree di comune interesse e collaborazione nell’ambito delle energie rinnovabili, economia circolare, progetti sociali, accesso a salute ed energia, educazione e formazione professionale”. Sembra sia stato un incontro di assistenti sociali. Mancava solo una citazione della Caritas o di Greta Thunberg nei comunicati ufficiali. La parola petrolio è impronunciabile col governo della transizione ecologica. Ipocriti.

Eni, la compagnia dello Stato italiano, è il maggior produttore di petrolio e gas in Libia. Ed è il maggior fornitore di gas al mercato interno libico.

Lo Stato italiano è ben presente e fa affari d’oro in Libia. Guerra o non guerra, crisi o non crisi, Covid o non Covid.

Nessuno dei partiti che sostengono il governo italiano ha sentito il dovere di dire qualcosa sulle stragi dei migranti.

Difendiamo gas e petrolio. E gli innocenti che muoiano.

 

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