L’azione più vergognosa e disumana della politica di Trump è stata la separazione dei bambini dai loro genitori quando venivano arrestati dopo aver illegalmente attraversato il confine tra Messico e Stati Uniti.
La decisione venne adottata nella primavera del 2018 nell’ambito della politica di “tolleranza zero” verso gli immigrati e portò alla deportazione e separazione di circa 3.000 bambini, anche molto piccoli, 60 di loro di età inferiore ai 5 anni.
Gli uni e gli altri rinchiusi in centri di detenzione diversi e molto distanti.
Una spietata barbarie.
Mentre prima gli immigrati illegali che venivano fermati dalla polizia venivano trattenuti, genitori e bambini insieme, in centri di raccolta in attesa del provvedimento di espulsione o di accoglienza, con la trasformazione dell’immigrazione illegale in reato penalmente e immediatamente perseguibile, voluta dall’amministrazione Trump, gli adulti venivano arrestati e portati subito in prigione.
I bambini, non essendo permesso che seguissero in carcere i genitori, venivano condotti in altri centri di detenzione, distanti anche molte centinaia di chilometri.
Una delle pagine più nere della storia americana di questi anni.
Trump avrà preso anche 71 milioni di voti, ma questo crimine barbaro resta un crimine barbaro. Come i gas fascisti sui civili etiopi restano un crimine barbaro anche se il fascismo aveva il consenso di tutta Italia nella guerra all’Etiopia.
Il consenso non trasforma mai un atto barbaro in un atto accettabile.
La barbarie legale e appoggiata dal popolo, anche da tutto il popolo, non solo da metà, resta barbarie.
Le reazioni, le proteste, i ricorsi alla giustizia di fronte a una simile disumanità che calpestava i più elementari diritti umani, portarono nel 2019 diversi tribunali americani a ordinare la riunificazione delle famiglie e a bloccare la politica delle separazioni.
Tuttavia il “New York Times”, il 21 ottobre 2020, rivelava che non si era ancora riusciti a trovare i genitori di 545 di questi bambini deportati.
Il nuovo presidente Biden ha promesso che istituirà una task force per cercare di trovarli. Ma il compito non sarà facile.
Molte organizzazioni pubbliche e private si sono mobilitate, dopo l’ordine dei tribunali di riunificare le famiglie distrutte, per cercare i genitori introvabili. Compito improbo perché in molti casi le autorità non registravano l’appartenenza genitoriale dei bambini al momento della separazione.
Non era prevista nelle disposizioni dell’amministrazione Trump una procedura che prevedesse la riunificazione e quindi richiedesse la registrazione puntuale di ogni informazione utile allo scopo. Molti dati sono stati anche nascosti per occultare le deportazioni.
Dopo la separazione, molti bambini sono stati dati in affido temporaneo a famiglie americane. Ma i genitori naturali restano sconosciuti. Gli avvocati delle organizzazioni umanitarie hanno più volte dichiarato di aver trovato molti ostacoli per la riunificazione delle famiglie.
Hanno anche cercato i genitori nei loro paesi di origine, ma di tanti di loro non si conosce la provenienza.
Il compito della task force promessa da Biden non sarà perciò facile. Intanto il il “New York Times”
è tornato sulla drammatica questione il 14 gennaio scorso con un articolo di Michael D. Shear, che segue la Casa Bianca, in cui dà notizia di un Rapporto del Dipartimento di Giustizia americano, diffuso la settimana prima, che dimostra, sulla base di verbali ufficiali, che la politica di separazione dei bambini dai loro genitori fu decisa su spinta di Trump e dei suoi più stretti collaboratori.
Trump ha negato in questi anni di essere lui il responsabile della barbarie. Ma il rapporto lo smentisce.
Adesso qualche alto responsabile della disumana politica della “tolleranza zero” che attuò le indicazioni di Trump si pente amaramente, come Rod J. Rostenstein, che disse in una delle riunioni dove si presero le decisioni: “Incriminateli, non conta l’età dei bambini”.
Speriamo davvero che la task force di Biden ritrovi quei genitori.
Ma quanta ferocia, quanta disumanità. Quanti orfani resteranno.
Ecco dove finisce il “Dio, patria, famiglia” dell’estrema destra.