Il capo degli scafisti? Lo paghiamo noi

In questi giorni, due fatti clamorosi, apparentemente distanti, ci ricordano la medesima verità: che le politiche estere occidentali (anche le altre, ma parliamo delle nostre), ammantate di valori altisonanti, sono spesso delle manifestazioni del più squallido cinismo e che a pagarne il prezzo sono sempre i più deboli, le persone prive di tutto, i profughi.

Il primo fatto: Trump tradisce vigliaccamente gli alleati curdi di Siria che lo hanno aiutato con coraggio nella lotta all’Isis (11 mila i morti curdi in battaglia) e li abbandona alla occupazione militare della Turchia che da sempre li vuole cacciare ed eliminare.

Avremo nuove guerre, nuovi profughi, nuovo uso cinico dei profughi da parte dei turchi per contrattare con gli americani e gli europei silenzi e complicità.

Questo è il risultato delle politiche del capo mondiale dei sovranisti anti-migranti, Trump, che nei giorni scorsi ha detto che bisognerebbe sparare alle gambe ai profughi. Vigliaccheria, cinismo e ferocia in nome dei valori, così li chiamano, occidentali.

Trump porta al massimo il cinismo dei suoi predecessori in Siria, in Iraq, in Afghanistan che ha originato morti, distruzioni, profughi a non finire.

Il secondo fatto: un’inchiesta del quotidiano “Avvenire” dimostra, con foto e testimonianze, la presenza in Sicilia e a Roma in riunioni ufficiali con funzionari statali e militari italiani nel maggio 2017 del peggior capo degli scafisti e degli aguzzini libici, Abd al-Rahman Milad detto Bija. Riunioni in cui si definirono gli accordi con i libici per fermare i migranti.

Il tutto sotto l’egida del governo Gentiloni di centrosinistra, ministro degli Interni Minniti.

L’inchiesta la si può facilmente trovare sul sito online del quotidiano, avvenire.it, giornale che ha come editore la Conferenza dei vescovi italiani e che si dimostra ancora una volta uno dei più liberi e dei più seri.

Bija, come affermano in più rapporti le Nazioni Unite e numerose inchieste internazionali, è uno dei comandanti della Guardia costiera libica e il capo della cupola mafiosa dell’area di Zawayah nella quale ci sono alcuni dei più disumani campi di detenzione dei migranti, non a torto chiamati lager.

Era noto a tutti chi fosse Bija, né passava inosservato a causa di una menomazione alla mano destra. Dal 2016 giornali italiani e internazionali avevano pubblicato inchieste su questo famigerato personaggio.

Era noto a tutti che Bija era (ed è, perché è tuttora attivo) un feroce trafficante di esseri umani, che usava la Guardia costiera libica prima per lasciar partire i migranti, dopo averli imprigionati e fatto pagare loro un lauto riscatto pena la morte, e dopo, per recuperarli in mare (magari consegnati a lui dagli italiani), riportarli nei centri di detenzione e far pagare loro il riscatto una seconda volta, pena torture, morte, vendita ai trafficanti di organi.

In quegli incontri a Roma e in Sicilia, ricorda l’inchiesta di “Avvenire”, si definirono le politiche migratorie italiane ed europee in accordo col governo di Tripoli che prevedevano il finanziamento di centri di detenzione in Libia dei migranti (non a torto chiamati lager) e della cosiddetta Guardia costiera libica. Un finanziamento di 285 milioni di euro entro il 2023. Accordi mai messi in discussione dai governi italiani successivi.

Lo squallido cinismo della politica estera italiana di quel governo di centrosinistra, che non ha avuto timori nell’avere come interlocutore un famigerato trafficante e aguzzino di esseri umani, ha trovato un entusiasta paladino nel governo Cinque Stelle-Lega e nel ministro Salvini.

Già, dicono tutti di fare la guerra agli scafisti, ma i capi degli scafisti, e del feroce traffico di esseri umani, sono nella Guardia costiera libica e tra i militari e i funzionari libici con cui noi facciamo gli accordi. E che riempiamo di soldi per questo sporco e disumano lavoro.

Continueremo ad avere il famigerato Bija come interlocutore?

Pubblicato sul quotidiano “Trentino” il 10 ottobre 2019.