Le bugie di Golia contro Davide. Come ti comunico i migranti

Davide contro Golia. Vincerà un giorno Davide, il migrante? Un giorno vincerà. Forse alla seconda, più probabilmente alla terza, di sicuro alla quarta generazione. I suoi figli, i suoi nipoti, i suoi pronipoti e quelli che verranno dopo vinceranno. Lo dice la storia dell’umanità, quella dei Davide italiani in primo luogo.

Ma adesso Davide, il migrante, è un essere troppo debole. È vero, ha coraggio da vendere, ha attraversato deserti e mari, superato un’infinità di pericoli, lasciato tutto per un sogno. Ma si trova davanti un Golia subdolo, sleale, vigliacco. Il Golia informazione-propaganda. Che spara da dentro un carro armato. Che duello è mai questo? Lui, con la fionda?

Golia spara disinformazione e propaganda a tutto spiano. Continua a gridare che i problemi di sicurezza crescono e accusa Davide di esserne il responsabile. La gente ha sempre più paura e dà sempre più la colpa a Davide.

 

I reati diminuiscono, la paura cresce

 

Ma Golia mente. Perché, in realtà, i reati diminuiscono.

Lo dimostrano i dati del Ministero degli Interni e i rapporti del Censis (Centro studi investimenti sociali), un autorevole punto di riferimento per le analisi sulla situazione sociale nel nostro Paese.

Incrociando i dati del Censis con quelli del Ministero degli Interni e di Noto sondaggi, la giornalista Grazia Longhi poteva scrivere sulquotidiano “La Stampa” del 29 novembre 2018, sotto il titolo “Paradosso italiano: i reati diminuiscono ma la paura cresce”:

Diventa più marcata la distanza tra la sicurezza reale e  quella percepita… A fronte di un calo dell’8 per cento dei reati, un italiano su due ha talmente paura da ritenere la sicurezza il problema più grave dopo l’emergenza lavoro….

Il periodo preso in considerazione è quello dall’1 agosto 2016 al 31 luglio 2017.

In questi dodici mesi, secondo i dati del Ministero degli Interni, i reati sono passati da 2.453.872 a 2.240.210.

In particolare, gli omicidi sono diminuiti del 14%, le rapine del 12%, i furti dell’8%.

 

Ma Golia continua a sparare

 

Ma la gente crede il contrario, la propaganda funziona.

Golia continua a sparare non solo che i reati crescono per colpa di Davide, ma che Davide è in se stesso un reato: è un fuorilegge, un irregolare, un clandestino. Da un fuorilegge cosa potete aspettarvi?

La realtà è ben diversa dalla percezione diffusa che viene creata.

Un ricerca promossa dalla rivista “Il Regno” e da Caritas italiana  (pubblicata nel numero di ottobre 2018 de “Il Regno”),e condotta dai professori Paolo Segatti e Federico Vegetti dell’Università Statale di Milano, riporta, i dati OCSE ed EUROSTAT secondo i quali, nel 2017, l’Italia è il paese nel quale la distanza tra percezione su quanti siano i migranti legali e realtà è più grande di quella riscontrabile negli altri paesi europei occidentali.

In questa percezione distorta siamo superati soltanto dai Paesi dell’Europa dell’Est.

Nell’ottobre del 2017 ben il 47% degli italiani era convinto che la maggioranza degli immigrati fosse costituita da illegali. Ma la Fondazione ISMU (che studia dal 1993 i fenomeni legati all’immigrazione) ha stimato la quota di immigrati irregolari nel 2017 a meno dell’1%. Un abisso tra realtà e percezione.

 

La forza dei numeri

 

Questo abisso è stato indagato anche dal prof. Alberto Alesina, economista, docente all’università di Harvard e alla Bocconi, che ne ha dato conto in un editoriale pubblicato sul “Corriere della sera” del 9 luglio 2018 sotto il titolo  “La forza dei numeri”.

In collaborazione con altri studiosi e con una società di sondaggi, Alesina ha condotto un’indagine su un campione di circa 23 mila nativi in 6 nazioni: Francia, Germania, Italia, Regno Unito, Stati Uniti e Svezia. Conclusione:

La disinformazione sugli immigrati, definiti come persone legalmente residenti nel paese del soggetto intervistato ma nate all’estero, è enorme.

In 5 Paesi su 6 si sovrastima il numero degli immigrati: di circa uno a tre. Per ogni immigrato reale se ne vedono tre. In Italia gli immigrati sono meno del 10% della popolazione (l’8,5%), gli italiani pensano che siano il 30%.

Gli italiani credono che i musulmani siano il 50% degli immigrati, in realtà sono il 30%.

Gli italiani credono che il 40% degli immigrati siano disoccupati, in realtà i disoccupati sono intorno al 10%.

Il 30% degli italiani crede che un immigrato con lo stesso livello di reddito, occupazione e stato di famiglia di un nativo, riceva molto più di quest’ultimo. Non è vero, dice Alesina.

 

Disinformazione alimentata dai partiti

 

Da dove viene questa percezione così distorta della realtà se non dall’informazione-propaganda sparata ossessivamente da Golia?

Giornali e tv che gonfiano il rapporto reati-immigrazione, e poi commenti incendiari sulla Rete che si autoalimentano di “fake news”, dice Alesina. E soprattutto:

I partiti anti immigrazione hanno interesse a fomentare questa disinformazione.

La strumentalizzazione politica del migrante trasformato nel nemico che ci sta invadendo e rovinando è sotto gli occhi di tutti: plateale, arrogante, ossessiva.

Un’altra ricerca non lascia dubbi in proposito. Si tratta di “Notizie di chiusura”, sesto rapporto dell’associazione Carta di Roma con Osservatorio di Pavia, fonti autorevoli per la analisi sulla qualità dell’informazione nel nostro Paese, i cui risultati sono riportati in un servizio di Vladimiro Polchi pubblicato su “Repubblica” dell’11 dicembre 2018 sotto il titolo “Nei tg è record di servizi sull’emergenza migranti. Il 70% sulla criminalità”. Assistiamo, si dimostra, a un’ossessione sui flussi migratori, il 40% circa dei servizi, che accentua la percezione di invasione proprio mentre gli arrivi diminuiscono drasticamente; e a un’ossessione-esagerazione sul tema sicurezza, con il 30% dei servizi dei telegiornali dedicato a questioni che mettono in relazione immigrazione, criminalità e sicurezza.

 

Molte dichiarazioni di politici, poche storie vere di accoglienza

 

Non basta: il 43% dei servizi riporta dichiarazioni di politici. Si racconta invece l’accoglienza solo nel 15% dei servizi.

Nel 2017 il racconto dell’accoglienza era stato dell’11% (cfr. Caritas Italiana e Fondazione Migrantes, “Rapporto 2018 sull’Immigrazione”).

Siamo sempre lì. Davide non ha voce, mentre Golia dal suo carro armato spara propaganda a tutto spiano.

Le buone notizie sugli immigrati sono sommerse da un’informazione negativa supergonfiata. Davide non ha voce, non lo fanno parlare, avrebbe tante cose da dire, di sé, degli altri come lui. Ma il 70% delle immagini e delle parole che trasmettono è contro di lui.

 

Il terrorismo di Golia contro Davide

 

Che duello è mai questo? Perché meravigliarsi se la percezione della realtà è così lontana dalla verità? Come potrebbe vincere Davide in questa situazione?

D’altronde, una tv privata, molto seguita dal pubblico di una certa età, ha occupato per anni (e lo sta facendo ancora, seppur in maniera inferiore) la fascia serale di massimo audience con una trasmissione che criminalizzava sistematicamente i migranti. Con l’efficacia delle immagini, delle emozioni, della parola ai testimoni. Vero e proprio terrorismo quotidiano anti-immigrati.

 

Fanno i lavori scomodi che gli italiani non fanno più e sono pagati meno

 

La ricerca Il Regno-Caritas italiana, sopra citata, mostra che il 55% degli italiani vedono sempre più negli immigrati anche una minaccia economica.

L’emergenza lavoro, causata dalla crisi economica, è stata sfruttata da Golia per additare nei migranti i colpevoli. Sono loro che rubano il lavoro agli italiani.

Non è vero. Tutte le analisi e gli studi smentiscono questo luogo comune sul quale ha continuato a far leva la propaganda.

Il “Dossier Statistico Immigrazione 2018”, curato da Idos, attingendo ai dati del Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali e agli studi della Fondazione Leone Moressa di Venezia, ricorda che gli immigrati svolgono in gran parte quei lavori “pesanti, precari, discontinui, poco retribuiti, spesso stagionali e caratterizzati da sacche di lavoro nero (o grigio) e, quindi, da sfruttamento” che gli italiani tendono a non fare più.

Due terzi dei 2.423.000 occupati stranieri svolgono professioni poco qualificate o operaie.

È straniero il 71° dei collaboratori domestici (per lo più “badanti”), quasi la metà dei venditori ambulanti, il 18,5% dei lavoratori negli alberghi e ristoranti (per lo più pulizie e camerieri), un sesto dei manovali edili e dei lavoratori agricoli.

In media un dipendente italiano guadagna il 25% in più rispetto a uno straniero, mentre le donne straniere (le più penalizzate dal mercato del lavoro, le peggio trattate) guadagnano in media il 25,4% in meno dei connazionali maschi.

 

Proposte di  lavoro senza risposta

 

Gli italiani certi lavori tendono a non farli più, o a non farli in Italia ma all’estero, probabilmente perché più retribuiti. Ben 128.193 italiani sono emigrati all’estero nel 2017, come ricorda il “Rapporto italiani nel mondo 2018” della Fondazione Migrantes.

Di questi, il 37,4% ha tra i 198 e i 34 anni. Professioni molto qualificate (medici, ricercatori, tecnici), ma anche operai, camerieri.

Mentre in Italia rimangono senza risposta migliaia di proposte di lavoro.

“Rimini senza personale degli alberghi nell’estate dei record turistici” (“Corriere della sera”, 18 luglio 2018); “Trentino: ristorazione, manca personale ‘Investire nella formazione’ (“Corriere del Trentino”, 1 agosto 2018); “Confindustria Trentino come a Cuneo: ‘Studiate da operai, il lavoro non manca” (“Corriere della sera”, 18 febbraio 2018); “Il lavoro che c’è. Ma ci interessa? Su 200 mila posizioni qualificate una su tre resterà vuota per mancanza di talenti”, editoriale di Ferruccio De Bortoli sul “Corriere della sera” del 28 gennaio 2019; “’Cerchiamo operai e autisti’. Ma nell’Italia della disoccupazione le imprese non riescono a trovarli” (“La Repubblica”, 22 dicembre 2018); “Nelle aziende c’è posto per 193 super-tecnici” (“Il Sole 24 ore”, 23 gennaio 2019); “L’Aspiag cerca personale ma nessuno vuole il posto. Bolzano, cercano dieci persone tra capireparto, addetti agli acquisti e tecnici. Ma hanno una notevole difficoltà a trovarle” (“Alto Adige.it”, 5 giugno 2018).

 

Senza badanti straniere, come faremmo?

 

Non è questa la sede per analizzare le contraddizioni del mercato del lavoro italiano dove ci sono, contemporaneamente, tanti disoccupati, tante offerte di lavoro inevase, tanti giovani italiani che emigrano.

Ma una cosa è certa: gli immigrati non portano via il lavoro a nessuno. Fanno per lo più i lavori che gli italiani non vogliono fare. Spesso lavori preziosi, di un valore umano e sociale impagabile.

Come il lavoro delle badanti. Sono circa 800 mila le donne straniere in Italia (ma alcuni dicono siano oltre 1 milione e mezzo) che accudiscono anziani e persone non autosufficienti. Se tornassero a casa loro, cosa faremmo? Le nostre famiglie e il nostro sistema di welfare crollerebbero.

Ma quante volte si parla di loro nei telegiornali?

Quante volte si parla del positivo e insostituibile contributo che gli stranieri danno al lavoro e all’economia del nostro Pese?

Golia fa invece credere alla gente l’opposto, che essi siano i colpevoli dei nostri problemi. E che siano un peso per le nostre casse pubbliche. Un peso per le nostre comunità. Un rovesciamento della verità.

 

Danno allo Stato più di quanto ricevono

 

Ricorda il “Dossier  statistico immigrazione 2018” di Idos (pp. 312-319):

Come evidenzia la Fondazione Moressa, nel 2016 i contribuenti stranieri hanno versato  Irpef per 3,3 miliardi di euro, che sommati ad altre voci di entrata (tra cui 11,9 miliardi come contributi previdenziali), assicurano un introito nelle casse dello Stato pari a 19,2 miliardi di euro, che paragonati con i 17,5 miliardi di spesa pubblica dedicata agli immigrati (il 2,1% dell’intera spesa pubblica nazionale), rendono il bilancio statale tra entrate e uscite imputabili all’immigrazione positivo di un importo che oscilla tra 1,7 e 3 miliardi di euro.

Gli immigrati danno allo Stato più di quanto ricevono. Questa è la realtà.

 

Davide ama la vita, il futuro è con lui

 

Davide ha ragione, ma il Golia propaganda continua a sparare bugie dal suo carro armato.

Il duello è impari. Ma non possiamo rinunciare a stare dalla parte di Davide, anzi. Dobbiamo con le nostre fionde aggiungerci alla fionda di Davide. Renderle sempre più efficaci e precise.

E poi, Davide è sì debole, ma ha coraggio, pazienza, sa resistere. Ha motivazioni fortissime, entusiasmo. Ama la vita. Il futuro è con lui. Dopotutto, di carcasse di carri armati che si credevano invincibili è pieno il mondo.

 

Relazione scritta per l’associazione Eutopia, 4 febbraio 2019