Walter Micheli, costruttore di comunità

Il Trentino gli resta debitore di alcune delle migliori leggi in materia ambientale che abbia mai avuto.

Ma ricordare Walter Micheli a dieci anni dalla morte che lo tolse improvvisamente alla sua famiglia e ai suoi amici la domenica del primo giugno 2008, vuol dire ricordare non solo l’assessore provinciale all’ambiente, ma anche un leader socialista e un uomo di grande statura morale e politica.

Un uomo che credeva negli ideali di giustizia sociale e di democrazia partecipata e popolare.

Che credeva nel dovere di battersi per i più deboli, sempre. Con gli strumenti e i modi che il mutare dei tempi e della vita personale richiedevano.

Per chi scrive, ricordare Walter Micheli vuol dire ricordareanche l’esperienza di Costruire Comunità, un movimento cui demmo vita nel 2000, insieme a tante persone animate dalla medesima passione civile e dalla volontà di cambiare le cose in Trentino e nel centrosinistra.

Un movimento coraggioso, che univa storie politiche diverse, come le nostre, o giovani alla loro prima esperienza politica, in un progetto fortemente innovativo nel panorama politico trentino.

Un sentiero rigoglioso ma interrotto, quello di Costruire Comunità.

Interrotto dalla malattia perdurante del centrosinistra, quando è al potere, di vedere nemici in coloro che vogliono rinnovarlo e che vogliono ricordare il senso e gli ideali per cui si fa politica.

E finisce così, il centrosinistra, per recitare la parte dello schieramento conservatore.

 

Articolo pubblicato sul quotidiano “Trentino” il 14 aprile 2002.

 

Costruire Comunità agitò le acque stagnanti e il centrosinistra ne ebbe paura. Si chiuse a riccio.

Preferì le acque stagnanti.

Non serve qui ripercorrere quelle lontane vicende. A ciascun giorno basta la sua pena.

Quello che serve, forse, ricordando quella intensa e breve esperienza politica con Micheli e tanti altri, sono i contenuti che Costruire Comunità portava nella politica.

Possono dire ancora molto alla politica di oggi.

Cinque erano i capisaldi del programma di Costruire Comunità:

1) ritrovare il gusto della democrazia come partecipazione di molti, non come decisione di pochi;

2) affermare il valore del limite per uno sviluppo sostenibile e per impedire una crescita distruttiva;

3) costruire la comunità regionale, non chiudersi in quella provinciale;

4) stare dalla parte dei deboli e degli esclusi;

5) tutelare le nuove minoranze nate con il fenomeno migratorio.

Un programma chiaro e lungimirante, che andava al cuore delle grandi questioni e proponeva, attraverso una serie di elaborazioni partecipate e concrete, una via praticabile per affrontarle.

 

L’opuscolo raccoglie le relazioni e gli interventi all’assemblea di Costruire Comunità dell’8 dicembre 2002.

 

Una cinquantina di incontri in tutte le valli del Trentino, discussioni  partecipate, battaglie puntuali su singoli temi.

Dibattiti sulla questione del lavoro e dello stato sociale; assemblee pubbliche contro il terrorismo, dopo l’11 settembre 2001, e contro la guerra in Afghanistan e, nel 2003, contro la guerra in Iraq; battaglie in difesa dell’ambiente, contro il mega inceneritore, per una mobilità sostenibile, per un turismo sostenibile; dibattiti e interventi sul fenomeno migratorio che già stava assumendo dimensioni di tutto rilievo; etica della politica, conflitto di interessi, globalizzazione e diritti sociali; convivenza regionale.

Costruire Comunità, movimento di idee e di passione civile e politica al quale Walter Micheli diede un contributo fondamentale, volle portare nella politica trentina la linfa di una politica partecipata e generosa.

A quegli ideali, a quei contenuti, a quei metodi, a quel gusto della partecipazione generosa bisogna ritornare.

 

Articolo pubblicato sul quotidiano “l’Adige” l’1 giugno 2018.

 

 

ERA CAPACE DI INDIGNARSI

 

Era bello lavorare con Walter Micheli, condividere battaglie e amicizia. Anche il pasto alla sua tavola, con la sua amata Norma, con l’amato figlio Davide. Anche il dono di un libro o delle uova pasquali decorate dall’anziana madre per i suoi amici.

Condivisione di piccole e grandi cose, calore di umanità, amore di famiglia.

 

Walter Micheli, Il socialismo nella storia del Trentino. Un secolo di lotte 1894 – 1994, Il Margine, 2006, pp. 340. Micheli dedica questo suo “lavoro scrupoloso di ricerca storica”, come lo definisce Renato Ballardini nella prefazione, “a coloro che in questa terra per un’intera vita o per un solo giorno in nome del socialismo hanno combattuto la buona battaglia per la giustizia e la libertà”.

 

Con Walter amicizia, politica e cultura erano un tutt’uno. Si partecipava interamente al suo mondo, con gioia, con fraternità.

La tristezza dell’addio è enorme, la gratitudine per il dono della sua calda amicizia ancora più grande.

Mai indifferente, Walter, capace sempre di passione civile, di indignazione. E di voglia di costruire qualcosa di buono.

Delusioni e sconfitte non gli sono mancate, lasciandogli nel cuore ferite sanguinanti.

Ma non avevano fiaccato il suo impegno. C’era sempre qualcosa di nuovo di cui preoccuparsi, una causa per cui battersi, dei deboli da difendere, una scelta politica sbagliata da contrastare, un articolo da scrivere, un libro da progettare, una manifestazione cui aderire, una nuova associazione da fondare.

Il richiamo alla responsabilità nei confronti della propria comunità, e dell’umanità intera, era più forte di qualsiasi stanchezza, di qualsiasi delusione.

 

Walter Micheli, Passioni e sentieri. I maestri, la politica, l’ambiente. A cura di Elvio Maffei e Paolo Tonelli, Il Margine, 2009, pp. 179. Una raccolta di alcuni bellissimi articoli scritti da Micheli negli ultimi anni. “A ben guardare, in questi interventi Walter Micheli riunisce tutte le sue esperienze di vita e di politica per farne un manifesto sul futuro del Trentino. Traccia i segnavia di un nuovo sentiero…” (dalla prefazione di Franco de Battaglia)

 

Non si può venir meno a se stessi, non si può cessare di essere uomini, parti vive dell’umanità: questo viveva quotidianamente, più che proclamarlo.

C’erano in lui un’inquietudine perenne, un cruccio indistruttibile, una passione umana e civile inesauribile che affondavano le loro radici nel suo essere profondamente socialista e cristiano.

Inevitabilmente perciò prigioniero della speranza. Prigioniero di un ideale.

Quando si è prigionieri di un ideale il cuore continua a battere e a soffrire, e magari senza che te ne accorgi si consuma.

Ma tu non lo puoi tradire il cuore, non puoi far altro che lasciarlo battere e consumarsi. Allora può accadere anche che la morte ti colga in piedi.

 

Articolo pubblicato il 3 giugno 2008 sul quotidiano “Trentino” all’indomani della morte di Micheli (1 giugno).

 

Vedi anche la pagina speciale Costruire Comunità: un altro Trentino è possibile