Un pregiudicato e piduista presidente della Repubblica?

Che un pregiudicato e affiliato alla famigerata loggia massonica P2 possa essere uno dei candidati di punta alla Presidenza della Repubblica la dice lunga sulla situazione di indecenza in cui versa, ancora, la politica italiana.

Un pregiudicato e piduista alla Presidenza della Repubblica?

di Vincenzo Passerini, 5 gennaio 2022

 

Dall’art. 87 della Costituzione:

“Il Presidente della Repubblica è il capo dello Stato e rappresenta l’unità nazionale”

 

Che un pregiudicato e affiliato alla famigerata Loggia massonica P2 possa essere uno dei candidati di punta alla Presidenza della Repubblica, per volontà del centrodestra, la dice lunga sulla situazione di indecenza in cui versa, ancora, la politica italiana.

Il potenziale di ricatto di cui dispone Silvio Berlusconi deve essere ancora imponente se dopo tutto quello che ha fatto c’è ancora mezza classe politica al suo servizio.

Il 24 gennaio prossimo i senatori e i deputati si riuniranno in seduta congiunta per l’elezione del Presidente della Repubblica. In questo momento il candidato più naturale sarebbe l’attuale premier Mario Draghi. Una personalità rispettata e stimata a livello nazionale e internazionale.

Il solo fatto che Berlusconi sia però da settimane uno dei candidati principali alla più alta carica dello Stato è di una vergogna inaudita per un Paese civile. E sciaguratamente (ma non osiamo pensarci) non è nemmeno da escludere, stando ai numeri e alla consueta disponibilità di qualche parlamentare a farsi comprare, che gli riesca di diventare il supremo garante della Costituzione.

Un pregiudicato Presidente della Repubblica! Che non ci tocchi dire come al conte Ugolino di Dante: “ahi dura terra, perché non t’apristi?”. Per non convivere con un tale scempio.

 

Condannato a 4 anni di reclusione ed espulso dal Senato

 

“Povera patria
schiacciata dagli abusi del potere
di gente infame, che non sa cos’è il pudore,
si credono potenti e gli va bene quello che fanno
e tutto gli appartiene.”

Franco Battiato, Povera patria

 

Il candidato alla presidenza della Repubblica, Silvio Berlusconi, è stato condannato con sentenza definitiva della Corte di Cassazione dell’1 agosto 2013 a 4 anni di reclusione per frode fiscale nella vicenda della compravendita dei diritti Tv Mediaset.

Quattro mesi dopo, il 27 novembre, il Senato approvava la sua espulsione, dichiarandolo decaduto dalla carica di Senatore. Al suo posto subentrava Ulisse Di Giacomo, primo dei non eletti del partito berlusconiano (Popolo della Libertà) nel Molise, medico chirurgo, già assessore regionale alla sanità.

Lasciamo stare i processi in corso, i 7 processi estinti per prescrizione, i 2 processi estinti per amnistia, le 9 leggi ad personam (come ricorda puntualmente Antonello Caporale su “Il Fatto Quotidiano” del 27 ottobre 2021), i bunga bunga, le olgettine, tutto quel viavai nella villa di Berlusconi che ha fatto ridere l’Europa e il mondo intero, ridicolizzando l’intero Paese (ma che andavano bene alla maggioranza degli italiani e alla Conferenza episcopale presieduta dal cardinale Ruini, strenuo paladino dei valori e dei principi etici non negoziabili).

Una condanna definitiva a quattro anni di reclusione per frode fiscale dovrebbe bastare per dire che il pregiudicato Berlusconi, espulso dal Senato per aver frodato lo Stato, non può in nessun modo essere candidato alla presidenza della Repubblica.

Ma Berlusconi non è un pregiudicato qualsiasi. Da più di trent’anni è uno degli uomini più potenti e inquietanti della politica, dell’economia, dell’informazione del nostro Paese. L’uomo che più a lungo è stato alla guida del governo. E lo è stato anche con larghi appoggi della Chiesa italiana, specialmente nella stagione di Ruini. Davvero una figura morale degna di rappresentare le istanze dei cattolici! Una vergogna nella vergogna.

Il potenziale di ricatto di cui dispone Berlusconi è evidentemente enorme. Chi gli volta le spalle è perduto. D’altronde lui era affiliato alla loggia massonica P2. Una potente organizzazione segreta coinvolta in alcune delle pagine più tragiche e torbide della storia dell’Italia repubblicana.

 

Silvio Berlusconi tessera n. 1816 della P2

 

“In Italia non si è data sufficiente importanza a cosa è stata la P2 … La stagione della P2 non è mai finita, ha continuato ad agire sotto traccia, continuando ad inquinare le istituzioni italiane. Il fatto di non aver estirpato fino in fondo questo cancro è un grande cruccio.”

Carlo Azeglio Ciampi, Presidente della Repubblica dal 1999 al 2006,

intervistato da Mario Calabresi nel 2013 (cfr. repubblica.it, 17 settembre 2016)

 

Nel marzo 1981, indagando sul faccendiere Michele Sindona, banchiere legato alla mafia, al malaffare e alla politica (molto amico di Giulio Andreotti), mandante dell’assassinio di Giorgio Ambrosoli, integerrimo servitore dello Stato, i magistrati Gherardo Colombo e Giuliano Turone trovano nell’ufficio di Licio Gelli a Castiglion Fibocchi, in provincia di Arezzo, gli elenchi degli affiliati alla loggia massonica Propaganda 2 (comunemente chiamata P2).

In quegli elenchi vi sono 962 nomi che rappresentano un bel pezzo del potere in Italia: un centinaio di politici (tra cui 3 ministri, 44 parlamentari e il segretario del Partito socialdemocratico Longo), 22 generali dell’Esercito, 12 dei Carabinieri, 5 della Guardia di Finanza, 4 dell’Aeronautica, e 8 ammiragli; tutti i vertici dei servizi segreti; e poi magistrati, docenti universitari, banchieri, imprenditori, monsignori; 22 i giornalisti, 8 i direttori di giornale, 4 gli editori.

C’è anche tra gli affiliati il futuro capo del governo Silvio Berlusconi, tessera n. 1816 rilasciata il 26 gennaio 1978.

Venne nominata una Commissione parlamentare d’inchiesta la cui presidenza fu affidata a Tina Anselmi, democristiana, prima ministra donna nel nostro Paese, personalità stimata.

Dopo un enorme lavoro, testimoniato anche dalla mole di atti raccolti in 115 volumi, la Commissione approvò nel 1984 a larga maggioranza una relazione in cui si affermava che la P2 aveva prodotto un “inquinamento della vita nazionale, mirando ad alterare in modo spesso determinante il corretto funzionamento delle istituzioni secondo un progetto che […] mirava allo snervamento della democrazia”.

 

L’affiliato a questa losca organizzazione è candidato alla Presidenza della Repubblica

 

“Perché è il vuoto che fa paura, il disimpegno, la noncuranza; questa è la malattia. E quindi recuperare la voglia, il gusto dell’impegno politico è l’inizio della guarigione.”

Tina Anselmi, Storia di una passione politica, p. 126.

 

La stessa presidente, Tina Anselmi, riassunse così il losco, inquietante e criminoso ruolo della loggia massonica P2:

“La conclusione [della Commissione], sempre seguendo i fatti, fu: la P2 ha gestito il caso Sindona con la mafia, è proprietaria del ‘Corriere della sera’, ha rapporti con la banda della Magliana e con i poteri criminali, è responsabile tramite i suoi affiliati di gravi depistaggi, tra i quali emergono quelli sulla strage di Bologna. Ha esercitato influenza sul caso Moro, essendo pesantemente presente nel comitato di crisi del Viminale, all’epoca del sequestro.” (Storia di una passione politica, p. 123).

E l’affiliato a questa losca organizzazione, Silvio Berlusconi, è candidato, da mezza Italia, alla Presidenza della Repubblica!