Bruno Santoni, il museologo paladino degli ultimi
“La vita non era mio possesso, o straniero:
l’ebbi in prestito,
la resi al tempo creditore.
Buon viaggio viandante.”
“La vita non era mio possesso, o straniero:
l’ebbi in prestito,
la resi al tempo creditore.
Buon viaggio viandante.”
Di Bruno Masé, che ci ha lasciato dopo una vita dedicata agli altri, si può dire che Dio solo sa, nel vero senso della parola, quante persone nelle situazioni più difficili ha aiutato.
Senza stancarsi, senza fermarsi di fronte a nessun ostacolo. Quegli ostacoli che spesso sbarrano la strada alle migliori generosità.
Aveva mai parlato con loro l’assessore leghista di Voghera, Massimo Andreaci, che dopo un alterco e un pugno ha sparato e ucciso una persona senza dimora e malata, Youns El Boussettaoui, sposato e padre di due bambini? Ha mai ascoltato le loro storie?
Quel sabato mattina 21 luglio 2001 Genova ci accolse con un sole radioso. Eravamo arrivati in 600 dal Trentino con i pullman per la manifestazione. Aveva aderito anche il Forum trentino per la pace che presiedevo. Il corteo avrebbe percorso il lungomare per arrivare al centro. Il giorno prima era stato ucciso il giovane Carlo Giuliani e gli organizzatori nazionali avevano discusso: confermare o no la manifestazione? I più avevano detto sì.
«Sogno di tornare come prima, avere una casa e starmene in pace. Cominciare una nuova vita da solo, perché l’ho pagata cara. E loro lo sanno…se mi sono ripreso devo ringraziare loro anche. Che prima io avevo troppo pieno di rabbia. Ma di rabbia… ma una cosa…nero dentro.»
Lucia Marzocca ha dovuto dire ai suoi due bambini di 4 e 6 anni che “papà non tornerà dopo le vacanze”.
Erano da alcuni mesi in Marocco, presso la famiglia di lui, e presto avrebbero potuto riabbracciarlo.
“Il futuro dei popoli, l’unico possibile, è senza false frontiere e la gente ha voglia di fratellanza.
Il sottotitolo di questo libro è ‘voglia di fratellanza’. L’ho scelto perché racconto dei fatti che fanno capire le situazioni, cosa la gente sta vivendo e come vorrebbe cambiare per sentirsi meglio in mezzo agli altri e più a proprio agio con gente diversa”.
Noi tutti, più o meno, usiamo internet. Grande strumento di informazione. Ma un libro non è sostituibile. Un grande scrittore diceva che non apprendiamo leggendo, diventiamo qualcosa.
Non sempre accade, ma può accadere. Magari con “Guerra e pace” o “I fratelli Karamazov”, con “Don Chisciotte” o “Moby Dick”, coi racconti di Cechov o i romanzi di Dickens, coi “Vangeli” o “Le Confessioni” di Sant’Agostino, coi “Canti” di Leopardi o i Salmi, con Omero o Dante, con “Vita e destino” di Grossman o “Furore” di Steinbeck…
Domenica 9 maggio è stato beatificato ad Agrigento il giudice Rosario Livatino ucciso dalla mafia il 21 settembre 1990.
Un momento di festa intenso e commovente.
E di riflessione.
Anche per noi trentini, alle prese con una inquietante inchiesta della Procura sulle infiltrazioni della ‘ndgrangheta, una delle mafie più pericolose, nella nostra società.
«Devo dire che sono molto emozionata. Mi faccio da sola un grande coraggio per iniziare questo percorso, visto che ho 90 anni. Il linguaggio dell’odio è una cosa che mi ha ferito tutta la vita. Ho cominciato molto presto a sentire le parole dell’odio, se posso concludere la mia vita mettendo una di quelle piccole pietre che nei cimiteri ebraici si mettono sulle tombe per dire ‘io sono venuto a trovarti’, bene. Anche questo inizio di commissione è una piccola pietra.»
Il vaccino ci sta salvando. È una corsa contro il tempo. 476 morti in Italia martedì 13 aprile. La strage continua. Ritardi col vaccino, ma anche miracoli di velocità, a partire dalla sua scoperta. Ricordate? Sono stati due immigrati turchi in Germania a scoprirlo per primi. Che lezione per chi pensa agli immigrati come a un peso da sopportare. E non li vuole.
Scegliamo perché è utile, giusto o bello? Ritorna la Cattedra del Confronto, proposta culturale della diocesi di Trento, in dialogo con tutti.
Per tre lunedì (12, 19, 26 aprile – ore 20.30) ospiti di spicco a confronto in diretta Tv e online: Gui-Debenedetti, Violante-Occhetta, Donà-Garda.
La storia di Nataliya Dimitrova Beliyova ha attraversato come un lampo le nostre cronache. Poi il silenzio: non era un omicidio, non era uno scandalo.
Nataliya ha salvato da un incendio i due anziani che stava assistendo. Ma lei non è riuscita a salvarsi.
La ricordiamo in questi giorni solenni. A lei si addicono.
“E tu perduto
in un mare senza sponde,
e l’interminabile corridoio…”
Achille Ardigò (San Daniele del Friuli, 1 marzo 1921 – Bologna, 10 settembre 2008) è stato uno dei più importanti sociologi italiani e un intellettuale cattolico tra i più impegnati e ascoltati in ambito ecclesiale, sociale, politico.
Docente universitario, unì sempre l’elaborazione teorica all’immersione attiva nella vita del Paese e della sua città, Bologna. Fu anche presidente dell’Istituto Trentino di Cultura.
Un anno dall’inizio della pandemia in Italia è trascorso, ma non è tempo di bilanci.
L’emergenza è ancora grave, i morti, purtroppo, sempre tanti. In Trentino, in Alto Adige, in Italia, nel mondo.
“Mai come adesso abbiamo sentito il bisogno di comunità buone, fondate su valori forti: di amicizia, di solidarietà, di attenzione verso i più deboli, chiunque essi siano.
Mai come adesso abbiamo sentito quanto sia dannoso l’egoismo, quanto sia pericoloso l’odio, quanto sia disumana l’indifferenza verso chi soffre, chiunque esso sia.”
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Il quotidiano “Trentino” è stato chiuso improvvisamente dalla proprietà.
La notizia è stata diffusa venerdì 15 gennaio e sabato 16 è uscito l’ultimo numero.
Motivo: i bilanci sempre più in rosso a causa della crisi economica e del Covid.
Una bellissima notizia questo riconoscimento del “martirio in odio alla fede” per il giovane giudice Rosario Livatino ucciso dalla mafia il 21 settembre del 1990.
Diventerà beato per decisione di Papa Francesco.
Caro Gesù, affrettati. Affrettati. Portaci la tua speranza. L’unica che non delude. Qui ci sono troppi morti, affrettati. Troppi morti.
E poco conforto per i familiari, perché i morti danno fastidio al Trentino cartolina. Il Trentino cartolina ha le sue lugubri esigenze. È più cadaverico dei morti il Trentino cartolina.
Il numero di morti per Covid in Trentino resta altissimo, siamo al secondo posto in Italia dopo soltanto la Lombardia. Una strage. Un numero di vittime tra i più elevati d’Europa. Contagi e ricoveri in ospedale continuano ad essere pure molto alti.
Ma nulla di tutto questo c’è nella lettera della capogruppo della Lega Salvini in consiglio provinciale, Mara Dalzocchio, pubblicata ieri dal “Trentino”, in cui, criticando il mio articolo apparso giovedì su questo giornale (“Covid, perché il regionalismo ha fallito”) mi attacca per “centralismo” e “odio” verso la Lega.
La capogruppo della Lega Salvini in Consiglio provinciale a Trento, Mara Dalzocchio, interviene con una lettera al quotidiano “Trentino” e critica l’articolo di Passerini “Perché il regionalismo ha fallito”. Ecco la sua lettera.
Per il regionalismo e l’autonomismo la drammatica emergenza Covid doveva essere una prova di maturità. Invece è stata, e continua ad essere, la dimostrazione, triste, penosa, con tragici risvolti, di un pericoloso fallimento. Verità amara, ma che va chiamata col suo nome. Perché ci sono di mezzo vite umane.
Piccoli lottatori di speranza crescono. Anche da noi. Nel silenzio, passo dopo passo, mattone su mattone.
Disprezzati dal potere che fa finta che non esistano e talvolta anche dai compagni di scuola. Ci restano male, naturalmente, ma tirano diritto. Il futuro li aspetta.
L’appello all’unità di fronte alla pandemia lanciato dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella va non solo ascoltato ma tradotto in pratica. Il Presidente, parlando due giorni fa all’assemblea dell’Associazione dei Comuni italiani, ha usato toni all’altezza della drammaticità della situazione.
La verità sulla strage di Pizzolungo, vicino a Trapani, del 2 aprile 1985 , in cui doveva morire il giudice Carlo Palermo, ben noto ai trentini, e in cui morirono invece una madre e i suoi due figli, ha fatto un altro passo in avanti.
Dopo 35 anni.
Adesso tutti possono capire di più le “strane” caratteristiche delle migrazioni. Proprio in un momento difficile come questo. Lasciamo stare le propagande e atteniamoci alla realtà. Nella realtà succede che in questo momento di grave crisi economica e occupazionale mancano decine di migliaia di lavoratori. In decisivi settori produttivi. Gli imprenditori sono disperati perché se i lavoratori stranieri non arrivano sono guai.
Regole, non retorica. Rispetto della regola più urgente: stare a casa. Stare a casa. Stare a casa. Punto. Lo implorano in queste ore soprattutto coloro che sono sulla frontiera, medici e infermieri. Lo urlano dalle zone dove il contagio del coronavirus sta sterminando le persone. Dove i necrologi riempiono pagine e pagine di giornali. Dove non si sa più dove mettere i malati.
State a casa, implorano, urlano. Uscite solo per vere necessità. Vere necessità, che sono poche, molto poche. Solo così si può arginare l’epidemia.
Vera e falsa grandezza umana. La falsa è quella dei Cesari e dei Napoleoni, e dei loro imitatori, piccoli e grandi, dal politicante di provincia fino a Hitler. O a Stalin. È quella della forza che schiaccia e distrugge e impone il suo dominio. Quella del genio svincolato dalla moralità. La vera grandezza è quella del bene che salva ed esalta l’umanità. E ciò che di più bello, disinteressato e puro essa esprime.
In un paese ricco di rivoluzionari finti o mediocri, don Lorenzo Milani è stato uno dei pochi rivoluzionari veri.
E oggi, a cinquant’anni dalla sua morte, papa Francesco, a suo modo un rivoluzionario anche lui, si reca sulla sua tomba nel paesino di Barbiana in Toscana a rendergli omaggio. Non è vero che non accade mai niente di nuovo sotto il sole. Accade, accade.
«Mi ricordo che, prima di andare nei bagni, i miei compagni di cella mi davano dei consigli su come comportarmi nella toilette per non ricevere percosse, per esempio perché qualcuno era stato picchiato perché non si era lavato le mani, ma ogni volta che qualcuno andava alla toilette, si poteva sentire urlare e per tutto il periodo della mia permanenza a Bolzaneto ho sentito urlare.
Quando atroci operazioni di guerra in cui tanti innocenti perdono la vita ci vengono sbattute quotidianamente in faccia, come è il caso del calvario infinito di Aleppo, se proprio non siamo diventati dei morti viventi, freddi come il ghiaccio, ci chiediamo cosa dovremmo fare per fermare le atrocità, per aiutare quei poveri esseri umani.
Aldo Gorfer: una vita a raccontare il Trentino, una vita a “l’Adige”.
Se n’è andato dieci anni fa, ma i suoi libri – spesso con le bellissime foto dell’amico Flavio Faganello, scomparso lo scorso anno – ce lo conservano più vivo che mai con la freschezza di una scrittura moderna, secca, nervosa.
Con immancabili lampi di passione.
E una vena di nostalgia, sempre controllata.